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Il lato oscuro di ogni vacanza di famiglia


Scritto il 04 settembre 2018

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Quando i bambini avevano 4 e 6 anni un giorno pensai: tra 10 anni avranno 14 e 16 anni, chissà come saranno. Chissà cosa faremo insieme. Gli insegneremo a viaggiare, li porteremo on the road.

cityQuel momento oggi è arrivato e quelle strade erano proprio strade di San Francisco. Poter essere viaggiatori insieme a loro è stata una grande occasione, un sogno che si avvera. Ma le cose sono andate diversamente da come immaginavo.

 

 

 

Vacanze di famiglia

Ogni vacanza ci famiglia che si rispetti ha i suoi lati oscuri e va sempre diversamente ma è proprio questo il lato positivo della questione: l’imprevedibilità.

Come scegliamo di viverla dice molto su chi siamo. Sono felice di essere riuscita a stare con loro nell’unico modo in cui si può stare bene: avendo voglia di ascoltare, potendo cambiare idea, percorso o addirittura obiettivo.

Accogliendo la sfida di imparare ad adattarsi ai loro ritmi senza rinunciare ai propri, mediando.

vivere semplice - vacanze di famiglia

In cinque, in un posto nuovo per tanti giorni senza il mordi e fuggi, in una casa che non è la nostra, con una macchina che non sapevamo guidare, su strade con una pendenza del 45%, a passeggiare su un ponte lungo 3 km che oscilla pesantemente o sotto le sequoie più alte del mondo, monumenti della natura alti 30 metri millenari, siamo stati in perenne caotica contrattazione.

Abbiamo anche vissuto la frustrazione del non sapere cosa fare, del non essere d’accordo su niente. Tutti contro tutti ma costantemente appiccicati l’uno all’altro a darci fastidio, promiscui nell’indossare i vestiti altri, valige in condivisione, pidocchi compresi.

Cosa si fa quando ognuno vuol fare qualcosa di diverso

Le vacanze di famiglia sono un fantastico esercizio di democrazia. Ognuno ha diritto di dire la propria, di comprare una maglietta inguardabile o di farsi un nuovo taglio di capelli. E’ un altro modo di viaggiare quando i bambini sono grandi!

Pur di non isolarci ognuno nel proprio wifi abbiamo proposto serate a guardare Provaci ancora Sam e Un mercoledi da leoni,  fantasticando sugli alpinisti del documentario Valley uprising dopo aver ammirata la spianata verticale di granito di 600 metri chiamata El Capitan al parco nazionale di  Yosemite.

Le riflessioni che evoca il viaggio

Abbiamo parlato tanto, di tutto. C’è stato il tempo delle domande, gli indovinelli e le polemiche. C’è stato da stufarsi gli uni degli altri e di vedere quanto siamo diversi.

Che cos’è il lusso? Quando costa e quanto vale? I senzatetto a San Francisco non si contano, dormono nei parchi al freddo anche ad agosto e la mattina gli officer annaffiano i prati per farli andare via.

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Viaggi nel tempo

A San Francisco ci ero stata quando avevo 20anni e avevo guardato con altri occhi tutt’altre cose, oggi sono diversa e Frisco mi appare quasi noiosa, difronte a tutto il resto che mi importa di più. Non sono turista, non lo sono mai stata, il mio animo di viaggiatrice mi fa dire grazie perchè tutto quello che vivo.

Che poi, i ragazzi siano degli incalliti mangiatori di hamburger e l’unica cosa che gli sia interessato vedere fossero i negozi di Santa Cruz, gli skatepark e i mall quello ci sta. D’altronde è un po’ ambizioso voler far capire la controcultura a ragazzini che non sanno neanche cosa sia stato il Vietnam, o il movimento gay, o l’ambientalismo.

Visitare la Silicon Valley dove il monumento più importante di Palo Alto è un enorme like di plexiglas in mezzo alla strada e per strada vedi solo le bici colorate di Google.

Siamo vecchi, abbiamo parametri culturali completamente diversi da loro. E siamo nerd, questo i nostri figli devono saperlo!

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Il mio libro

Mentre eravamo dall’altra parte dell’oceano il mio libro è andato in stampa. Sono tanti anni che mi leggete, sapete che ad un certo punto ho anche pensato di essere la mamma più rompicXXXoni delle terra, una mamma scapestrata e diversa.

Adesso sono passati un bel po’ di anni so che essere me stessa è stata l’unica cosa giusta che potevo fare. Anche se essere diversi costa, anche se a volte ci si sente soli e sulla strada sbagliata.

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Alla scoperta di Bali con tutta la famiglia


Scritto il 31 dicembre 2013

Quattro di notte: il jet lag mi attanaglia. Ne approfitto per mettere in fila i miei pensieri su Vivere semplice.

Tutti quelli che tornano da Bali hanno da dire cose meravigliose su quest’isola paradisiaca. Ebbene si, la vegetazione è stupefacente: foglie di palma grandi quanto automobili, risaie immense sotto tramonti mai visti, coltivazioni di caffè, cacao e spezie a perdita d’occhio, la natura ti parla di un mondo ancora poco intaccato dalla presenza dell’uomo.

foto di sabrina d'orsi vivere semplice tutti i diritti riservati  - viaggio a bali con la famiglia

viaggio a bali con la famiglia - foto di sabrina d'orsi vivere semplice

Le persone sono bellissime, avvolte nei loro sarong colorati e rivestite di un sorriso inossidabile, portano il loro karma come un fiore all’occhiello, nessuno di loro si sognerebbe mai di trattarti male perchè gli hai pestato un piede. Anzi, si scusano perchè sono loro ad aver messo il piede nel posto sbagliato, quasi come noi.

Sono poveri e hanno incisa sulla fronte quella dignità meravigliosa che solo i poveri sanno e possono avere. Ho passato del tempo con i miei bambini per far loro notare tanti piccoli particolari dei loro atteggiamenti… ho pensato che era una vera opportunità per insegnare loro quanto la ricchezza a volte obnubili le persone, le renda incapaci di vedere le ingiustizie. C’è un Ted talk che parla proprio di che effetto fanno i soldi sulle persone. Mooolto interessante!

foto di sabrina d'orsi vivere semplice tutti i diritti riservati - viaggio a bali con la famiglia

Poi ci sono tutti gli altri, dagli olandesi che nel 600 sono venuti su quest’isola sperduta al centro dell’Indonesia e hanno fatto fuori un milione di persone, saccheggiando, colonizzando e mantenendo il controllo dell’isola tra varie vicissitudini fino a poco più di 50 anni fa, agli stranieri benestanti, americani, europei, australiani e giapponesi che qui hanno trovato un posto meraviglioso e poso costoso per installarsi, aprire le loro scuole di yoga e fare la bella vita godendosi i 27 gradi costanti, il sole bello, le onde per fare il surf e l’omino che ti porta l’acqua da bere quando hai sete.

viaggio a bali con la famiglia - foto di sabrina d'orsi vivere sempclie - tutti i diritti riservati

Certo che siamo stati bene, certo che ci siamo divertiti, certo che siamo stati felicissimi per questa incredibile opportunità… però dieci anni fa Bali mi avrebbe fatto innamorare mentre oggi dico no, io non ci starei. Sento come un peso nel cuore, l’idea che i bambini crescano come piccoli coloni, serviti e trattati da re, abituati fin da subito a comandare su altri.

viaggio a bali con la famiglia - foto di sabrina d'orsiVivendo qui per due settimane insieme a persone che ci si sono stabilite da 6 mesi e intendono viverci per molti anni, mi sono immersa un po’ in questo mondo, sono stata nelle scuole di yoga esclusive di Ubud come Radiantly Alive frequentate la mattina dalle donne della mia età e ho pranzato da Buda Bali, il posto più radical chic insieme a Soma, Vespa e altri localini tutti good vibe,  free range organic food. Ho passeggiato nella via principale di Ubud, piena di locali per aperitivo e shopping di lusso. Ho anche conosciuto le persone, ho parlato con loro alle feste, ho respirato la loro aria, mi ci sono mescolata.

viaggio a bali con la famiglia - foto di sabrina d'orsi vivere semplice

Ho anche partecipato ad una festa molto esclusiva in una villa incredibile dove tutti cantavano e ballavano intorno ad una ghirlanda di fiori e candele, canzoni new age in inglese mescolate al sanscrito. Ho avuto l’impressione che, esclusi i nostri cari amici che amiamo e conosciamo da tanti anni, molte di queste persone siano odiose, piene di paure, fragili, irritabili, permalose, avare e infelici. Magari sono solo persone in difficoltà che sono arrivate qui per cercare un senso, una luce, magari sono convinti di aver scoperto il paradiso e hanno le pose di chi si atteggia a gradasso, ma dalle espressioni dei loro volti c’è qualcosa che non torna. E chi mi legge da anni sa che i fricchettoni mi stanno simpatici, considero il percorso spirituale una cosa molto seria e cerco anche io la luce tutti i giorni.

Ma ora ho capito molto meglio da che parte guardare.

Preferisco servire gli altri che essere servita e spero che i miei figli sentano anche loro, infondo al cuore, che è più giusto cosi. Spero che imparino a cucinare e preparino grandi cene per i loro amici, spero che imparino a cucire e facciano vestiti per i loro figli, spero che diventino ingegneri, medici o taxisti e si guadagnino da vivere con il loro servizio nella società. Non auspico ricchezze per loro!

Non riesco a farmi piacere chi ha il driver, la signora che gli  lava i panni, quella che cucina e quella che sistema la casa. Il giardiniere che mantiene il prato inglese, il guardiano notturno che fa il giro della tua villa… il tutto a poche centinaia di rupie al giorno, spiccioli per noi. Non riesco a capire come si possa vivere cosi.

Sempre di più negli anni sto capendo cosa importa davvero. E non è giudizio, è solo il mio personale modo di vedere il mondo.

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vivere semplice foto di sabrina d'orsi

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Un Natale al contrario


Scritto il 03 dicembre 2013

vivere semplice foto di sabrina d'orsi

Passano velocissimi questi anni, Lorenzo Pedro è in prima media, sesta classe. Zeno ha 9 anni ed Emilio, ora che ha compiuto 4 anni ha deciso di allacciarsi le scarpe da solo e mangiare senza bavagliolo. Passano velocissimi questi pomeriggi d’inverno, sempre intorno al tavolo della cucina, dove succede tutto.

vivere semplice foto di sabrina d'orsi

Ma dopo anni di costruzione del ritmo della famiglia, le domeniche d’Avvento, l’attesa del Natale, l’andare a letto presto, il rispetto di tante regole quest’anno abbiamo deciso di confonderci un po’ le idee e di sfruttare un lietissimo evento per farci fare un grande regalo.
Ci vogliamo scaraventare dall’altra parte del mondo, vogliamo ripartire come facemmo dieci anni fa per un posto lontano lontanissimo. Non sarà per sei mesi come l’altra volta, sarà solo per due settimane. Andiamo a Bali.

Allora invece del calendario d’avvento da scoprire ogni giorno quest’anno è arrivato il planisfero da guardare e riguardare tutte le sere. Ci sono volute ore perchè i ragazzi trovassero questa isola sperduta dell’Indonesia. Facciamo un’esperienza nuova, anche straniante, perchè capiteremo al caldo in pieno inverno, perchè Babbo Natale sarà in mutande, perchè Emilio non ci capirà niente e forse ci farà impazzire…. anche fuori luogo forse, in questo momento di ristrettezze economiche.

Però pensando a quello che desideravamo non ci sono venuti in mente oggetti da possedere ma esperienze nuove da fare, e cosa c’è di meglio di un viaggio di famiglia, potendoselo per una volta permettere?

vivere semplice foto di sabrina d'orsi

Non si arrabbi chi ci legge: spero possiate condividere la nostra gioia e goderne come noi godiamo delle fortune altrui. Quello che vi dico è che troviamo il tempo, lo spazio e il modo di essere grati, di non dare nulla per scontato, di continuare a vivere semplice trovando il valore vero delle cose che viviamo, avendo il coraggio di essere quello che vogliamo e possiamo essere.

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Montréal parla

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Montréal parla


Scritto il 11 settembre 2013

Sono stata in Quebec e mi sono innamorata. Ho capito che vorrei vivere in un posto dove i segni parlano di più. Dove una città si fa vedere per quello che veramente è e per come sa comunicare con i suoi cittadini.

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Stare in Quebec mi ha fatto vernir voglia di colori chiari e decisi. Di uno stile di comunicare diretto, onesto e semplice. 

Semplice è la parola che ricorre in questo blog. Penso proprio questo: parlare in modo semplice, comunicare cose vere, offrire quello che si può con umiltà è quello che posso fare ora. Quello che serve un po' a tutti noi.

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Ritrovare il gusto di fare le cose per sè, non per mostrarsi. Io so che in molti penseranno che tenere un blog sia una grande forma di egocentrismo, però quando sono a casa da sola, la sera, mi rifugio su Vivere Semplice a scrivere quasi che questo fosse il mio diario di quando scrivevo sul letto, il mio diario di carta. E' un posto per riflettere con quella me stessa che ormai è espansa, si è un po' dispersa nella rete insieme a voi. Liquefatta

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La colazione è il buon inizio per la tua riuscita. Ma se il comune di Montreal ha i soldi per fare pubblicità alle buone abitudini è chiaro che non posso che non innamorarmi di una città cosi.

Si lo so che devo parlare anche del resto del mio viaggio in Quebec, tutte le mie amiche aspettano con ansia. Prometto che lo faccio sul numero di Kids di novembre/dicembre. Leggetemi!

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Lasciami in pace sto giocando

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Lasciami in pace sto giocando


Scritto il 30 settembre 2012

Molti genitori pensano a tutto, proprio a tutto. Si preoccupano della scuola, degli sport e della qualità delle relazioni sociali, si preoccupano tantissimo. Peccato che i figli non siano in grado di bloccare tutta la loro ansia con un sano: Lasciami in pace sto giocando.
Ma spesso di perdono una cosa fondamentale: non capiscono cosa capita ad un bambino che non è stato lasciato in pace a giocare.

lasciami in pace sto giocando

Un bambino eccessivamente stimolato nel raziocinio fin dai primi anni di vita e poco incoraggiato a giocare è un bambino danneggiato.

I ricercatori (n.d) hanno scoperto che i bambini cui è stato negato il gioco sono cresciuti con una neo-coteccia meno sviluppata cioè quella porzione del cervello che governa funzioni come la percezione sensoriale, il ragionamento spaziale, i movimenti volontari e (nell’uomo) il linguaggio.

E non pensate solo ai bambini di Gaza o a quelli con serie difficoltà famigliari. Pensate ai vostri figli. Quanto giocano al giorno? Dieci minuti, un’ora o tre ore? (per gioco intendo il gioco solitario o di gruppo, inventato da loro, con le loro regole, senza moderazione e intromissione di un adulto)

I bambini a cui è stata diagnosticata la Sindrome da definicit di attenzione e iperattività manifestano sintomi simili. Se neghi a un bambino piccolo la possibilità di giocare e lo mandi direttamente a scuola a 5 anni, proprio quando comincia a strutturare il suo gioco, ad inventare giochi complessi e godere veramente di ciò che crea. (leggi giocare quando piove)

Il risultato potrebbe essere paura e insicurezza a causa di una precoce esposizione alla competizione e alla valutazione che si traduce in riluttanza a correre dei rischi. Alla fine – dice l’autore del libro Genitori slow, Carl Honoré – ti ritrovi con degli adulti molto noiosi.

Che cos’è il gioco?

Il gioco non è altro che una versione naturale dei processi di apprendimento più strutturati che si verificano in classe e getta le basi per costruire le capacità di leggere scrivere e contare. Il principale inconveniente del gioco è che agli occhi dei adulti assomiglia troppo ad una perdita di tempo.

tutti i diritti riservati sabrina d'orsi www.vivere-semplice.org

Il tipo di educazione a tappe forzate molto di moda in tutto il mondo (valutazioni precoci, esami, competizione ecc) è soggetto alla legge dei rendimenti decrescenti, menzionando anche un’interessante studio sul multitasking secondo il quale anche uno scaldabagno che venisse acceso e spento per molte volte al giorno finirebbe prima o poi per cortocircuitare.

Quello che chiamiamo multitasking con aria tronfia corrisponde solo ad un piano sequenziale di smetti-comincia qualcos’altro-smetti-comincia qualcos’altro. quindi vostro figlio adolescente (o voi stessi) sta davanti al computer con 5 diverse finestre aperte sullo schermo e digita qualcosa al cellulare guardando allo stesso tempo la tv in realtà fa avanti e indietro tra compiti diversi, commettendo più errori, mettendoci più tempo però sentendosi a pieno titolo un figlio del suo tempo.

Non è detto che sia meglio. Questo è il punto. Non vorrei farvi passare la voglia di leggerlo menzionando i punti salienti che sono moltissimi: vi dirò ancora che c’e’ un capitolo eccezionale sulla gestione della disciplina, sul consumismo e sulla pessima abitudine che hanno molti genitori di oggi di mettere i propri figli su un piedistallo, una frase per tutte è questa:  un bambino iper-viziato con gli anni può diventare un adulto finanziariamente incontinente.

disegni e scarabocchi

In Genitori slow c’è un’illuminante parte sui compiti a casa, le attività extra-curriculari e sullo sport, tutte attività che hanno, per riassumere, come principale scopo quello di ingozzare i nostri figli di impegni che li rendono precocemente sottoposti a orari, prestazioni e impegni di cui non solo non hanno bisogno ma che intralciano il loro sacrosanto bisogno di riposo, tempo e spazio.

Insomma, come sapete io sono di parte, ma lui è molto più neutrale di me e porta argomentazioni che condividerete e apprezzerete. Ve lo consiglio e non lo faccio perchè Rizzoli mi offre la cena. Questa non è una pubblicità.

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Scoprire la montagna

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Scoprire la montagna


Scritto il 02 settembre 2012

Ala di Stura è un paesino di montagna famoso per le sue meridiane e gli affreschi. Si trova in una valle abbastanza sconosciuta vicino a Torino. La valle di Lanzo. Pian del Tetto è una frazione di poche case in pietra sopra Ala ed è li che abbiamo la fortuna di avere a nostra disposizione una casetta tutta per noi. Quando ero studentessa ci passavo intere settimane per preparare gli esami, uscendo in macchina solo per andare a fare la spesa e tornando in città solo per portare a casa un bel voto. Poi per anni non ci sono più andata. 

scoprire la montagna con i bambini

Da quando abbiamo i bambini ogni anno d'estate transitiamo di li per qualche giorno, senza grandi entusiasmi da parte mia. Ma quest'anno è successo qualcosa: ho smesso di usare la macchina, ho alzato gli occhi in contemplazione della natura, ho imbracciato gli scarponi e ho cominciato a camminare anche io, come mi hanno insegnato i miei figli e il mio compagno camminatore ed entusiasta della montagna. 

ala di stura

Ho scoperto sentieri e i rifugi d'alta montagna, come il Rifugio Gastaldi, dove mangiare un piatto di polenta bollente dopo 4 ore di cammino estenuanti, andare a comprare il latte e i formaggi di capra alla fattoria Cà du Roc, dove Cinzia insegna ai bambini a mungere le capre,  partendo di casa a piedi e attraversando per ore il sentiero balcone basso proprio come si faceva quando le macchine non c'erano ancora. Ho ritrovato un vecchio amico di quando ero ragazza, che ora è il professore di filosofia del vicino paese, antroposofo e vegano, che mi ha introdotto ai segreti della cucina senza uova e latticini, e con cui chiacchierare anche in salita è un grande privilegio e ho goduto finalmente del mio tempo, senza scadenze e senza progetti.

ala di stura

I bambini liberi in un paese senza pericoli, dove le strade sono mulattiere e nella piazzetta del paese c'è una fantastica fontana che regala acqua purissima è stato liberatorio anche per loro e quando il vicino di casa è venuto a falciare il prato davanti a casa Lorenzo Pedro non ha perso tempo e si è messo a dare una mano, senza una parola, come un vecchio contadino che sa quando parlare, quando guardare e quando fare.

E' stato emozionante.

ala di stura

Leggi anche:

Arrampicarsi sul Gran Sasso, il battesimo della montagna

Andrea impara ad andare più piano: la scoperta della montagna

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Con che occhi guardo il mondo?


Scritto il 28 giugno 2012

Sono appena tornata da un viaggio che per lavoro mi ha portato in un luogo sorprendente, la costa est della Repubblica Dominicana. Si trattava di un family press trip, quei viaggi perlustrativi che fanno i giornalisti in cui vai, vedi e poi scrivi. Scriverò infatti per Kids un articolo che racconta la mia esperienza e come penso che una famiglia possa trovarsi, cosa fare, cosa vedere….

Non ho visto tutto della Repubblica Dominicana ma solo una piccola parte, la zona di Bayahibe e Cap Cana, una landa vergine e rigogliosa senza nome fino a circa 30 anni fa, dove è stata intrapresa un'operazione di real estate da circa 2 mila miliardi di dollari ad opera di tre giganti dell'investimento immobiliare che hanno trasformato questi 120 chilometri quadrati di terra, di cui 8 km di spiagge paradisiache in un business senza paragoni. 

Non immaginatevi però palazzoni sul mare stile Cancun o distese di cemento, Cap Cana è un posto meraviglioso. L'impianto immobiliare è stato studiato da architetti che amano la terra e la rispettano, gli immobili sono stati sparpagliati a dovere e rimangono sempre bassi e con tetti generalmente di palma. L'acqua abbonda e le spiagge sono rimaste intatte. Stanno costruendo solo ora la prima autostrada.

Le strutture che offrono ospitalità sono di altissimo livello: il più modesto se cosi si puo' dire è il villaggio turistico quattro stelle, poi ci sono i resort cinque stelle con 6 ristoranti, 5 piscine, spa, sauna e accesso privato al mare, per arrivare ai resort da 500 stanze, con all'interno appartamenti, ville con uso esclusivo di isole private e per finire le boutique hotel, paradisi protetti, solo poche decine di ville tra le più esclusive. (per nomi e cognomi vi rimando al mio articolo che uscirà nel numero di novembre)

Il fatto è che questa terra e questa gente pare accogliere e sfruttare al meglio questa che poteva essere una sciagura ecologica ma in realtà sembra essere un'incredibile opportunità. La terra li è davvero tanta, in una settimana abbiamo visitato circa un ventesimo di tutto il territorio dominicano o forse meno. E' una terra varia, dai climi molteplici e dalle tante opportunità. Il più modesto dei dominicani mantiene comunque il suo sorriso, la dignità di chi pur povero ha sempre un cesto di manghi buonissimi e può masticare canna da zucchero. Non si muore di fame qui, semmai si aspira a lavorare in questi resort per emanciparsi.

E' stata una settimana incredibile e oltre al jetlag mi sono portata a casa anche di una serie di contraddizioni. E ho lottato per alcune ore contro queste contraddizioni, perchè abituarsi al lusso è cosa facile. E perchè no, me lo merito. Cioè non mi merito il lusso, nessuno di noi credo possa meritarlo più di altri, ma mi merito di poter godere del lusso se c'è, di poterlo apprezzare e di avere la libertà di poterne parlare qui. Mi merito il marito che ho, che quando gli ho detto parto per una settimana vado ai caraibi mi ha detto certo amore divertiti.

Erano vent'anni che non riflettevo sul fatto che posso anche meritarmi qualcosa, oltre che tentare di dimostrare sempre che valgo abbastanza, che posso farcela e che magari la sufficienza la prendo. (solo che è opinione diffusa che quando dici mi merito qualcosa perchè valgo qualcosa sembra sempre che vuoi dire valgo piu di te, che follia!!)

Poi il Caso, sempre quello là di cui vi parlo spesso, quello che fa accadere cose intorno a me che posso anche non cogliere se voglio, ma che mi si para davanti ingenuo e senza colpa mi ha portato stamattina a leggere questo articolo de Il pasto nudo e mi trovo a sentir parlare di me anche se non voglio.

Formulare la frase che mi riappacifica con il mondo: Non voglio desiderare cose che insultino la povertà, perché anche potendomelo permettere non riesco a non vederle con gli occhi di chi non può avere il necessario per vivere

Due parole sul lusso: ho notato una cosa strana. Quando sali sali sali e arrivi al top del lusso, nelle suite imperiali e nelle ville padronali l'arredamento si fa più minimal, dagli ambienti scompaiono quadri, dall'aria scompaiono i rumori, come se fosse più rarefatta. Niente animazione, niente attività, niente di niente. Solo stretto riserbo,quiete, come se i veri ricchi avessero bisogno di proteggersi. Magari sono solo vip ossessionati dai fan dietro la siepe o forse, come credo, quando il troppo si fa davvero insistente l'unico modo per sopravvivere è sottrarsi. Poi ognuno lo fa a suo modo.

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Istambul


Scritto il 26 maggio 2012

istambul

istambul

Dieci anni che non faccio un viaggio da sola o con il mio compagno, e di colpo mi sono sentita più giovane di dieci anni in alcuni momenti, e più vecchia di venti in altri.

Istambul a tratti sembra San Francisco, e mi sono ricordata di quel meraviglioso viaggio fatto in California dove, partita da sola con l'intenzione di liberarmi per qualche settimana dal mio novello fidanzato (mio attuale marito) avevo dopo pochi giorni cambiato idea chiedendogli di raggiungermi, e forse proprio li avevo capito che eravamo fatti l'uno per l'altra.

istambul

Per certi versi sono sempre la stessa, amo queste cose, l'abbandonato, il decadente, il non finito, amo i luoghi dove c'è da ricostruire, amo le potenzialità dei luoghi più che i luoghi stessi, e questo è stato cosi da sempre.

istambul

Istambul mi ricorda moltissimo Napoli: questo camion ha bucato una gomma e si è fermato in mezzo alla strada bloccando completamente il traffico. Qualche colpo di clacson e nulla di più. Si aspetta qui, non ci si fa prendere dall'agitazione. E il tema dell'agitazione mi è caro in questo periodo. E' proprio davvero tanto inutile voler controllare tutto. Molto meglio non perdere la pazienza.

istambul

istambul

Ad un certo punto poi abbiamo trovato una pasticceria che più che Napoli ci sembrava Palermo. Io sono entrata per ammirare l'arredamento e il signore con i baffi mi ha quasi buttato in faccia un piatto di profitterol, che si chiama profitterol anche li e ho capito che la tecnica del "io taglio una fetta, la vuoi?" funziona in tutto il mondo. Poi leggendo sulla Lonely ho scoperto che questa è una delle più note pasticcerie di tutta Istambul.

Ma si sa, noi navigatori la bussola la si tiene in tasca, non serve neanche consultarla!!

istambul

A questo punto ho cominciato a sentirmi un po' vecchia. Fosse stato anni fa mi sarei mangiata riso e ceci dal venditore ambulante, o mangiata le cozze fresche al mercato, o ancora intrattenuta con l'ananas o il mais da passeggio che qui vendono ad ogni angolo, ma con i quarant'anni compiuti da poche settimane ho cominciato tristemente a chiedermi: "sarà lavata? E se mi prendo un accidente?"

E pensare che proprio io ero partita per l'India con due figli neonati e una boccettina di estratto di semi di pompelmo per disinfettare l'acqua che bevevamo… sono proprio cambiata si… Andrea invece no, ho dovuto obbligarlo a non mangiare le cozze….

istambul

istambul

Ci siamo anche chiesti perchè dell'islamismo sappiamo cosi poco, e come è possibile che ogni volta che visiti una chiesa, un tempio, una sinagoga, una moschea… poi alla fine Gesu Cristo viene sempre fuori…. Perchè a scuola non ci insegnano almeno qualche rudimento di "altre religioni" in modo che possiamo non dico orientarci, ma almeno non cascare dalle nuvole ogni volta che mettiamo piede fuori di casa? E' imbarazzante. 

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E' folle anche non sapere niente del perchè le donne si devono o si vogliono vestire cosi, se solo si prova a frequentare un po' un forum di donne islamiche non è mica cosi ovvio che per loro sia una assurda privazione di libertà come per noi… ma io non ne so nulla, e che sono pure laureata in Lettere… avrei dovuto fare teologia per saperne qualcosina?

istambul

Vado in brodo di giuggiole per queste stampe, trovate all'Aya Sofia, e ripenso alle mie origini di font-fanatica. Cos'è questa scrittura se non l'essenza stessa della grafica? (nella mia vita predente – il 1997 –  andavo pazza per i font, gli screen font,  le riviste straniere, le uniche degne di nota, e i mall (quando ancora erano una novità ed erano inesistenti in Italia). Ecco il mio magazine NO_P; no print no paper no postage)

istambul

Insomma, ho girato come una trottola, come un derviscio rotante, ma non sono riuscita per niente a concentrarmi. Le mie chiacchiere non sono diventate conversazioni, la tensione invece di diventare dis-tensione è diventata di colpo brusca frenata (con relativo acido lattico mentale) come quando decidi che vuoi rallentare di colpo ma l'abbrivio è cosi lungo che non è detto tu ci riesca…

Ho capito una cosa in cambio, e grazie al libro che stavo leggendo durante il viaggio: che la vita è una collana di possibilità perdute (lo sapevo ma non osavo ammetterlo). E non è male finalmente liberarsi dal fardello che ci portiamo dietro, quando pretendiamo di cogliere tutto l'essenziale.

Grazie a Francesca che mi ha fatto dono di questo libro e a tutti gli altri amici che mi hanno donato parole che leggero' tutte durante l'estate (giusto per non perdere alcuna occasione).

E grazie ad Andrea, che a volte mi guarda stupito, pensando che come al solito esagero, ma che sa stare al suo posto al momento giusto e lasciarmi essere me stessa anche in due.

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andare a vivere all'estero con la famiglia - tutti i diritti riservati sabrina d'orsi vivere semplice

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Cosa c’e’ che non ci piace di Ginevra


Scritto il 04 giugno 2009

Ginevra è una citta perfetta. Ci sono parchi enormi, una natura perfettamente governata, ci sono marciapiedi enormi e nessuna macchina o motorino si sognerebbe mai di parcheggiarci sopra, neanche con due ruote. Ha stile, è moderna ma ha un'anima retrò fenomenale, mercatini delle pulci ovunque a prezzi stracciati, anche i centri sociali hanno i fiori alle finestre e le sedie in tinta con le scritte sui muri…

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Ginevra è ricca, non vedi barboni o mendicanti in giro, solo donne ben vestite con i passeggini alla moda e le borse dello shopping. Il lungolago è pieno di signore che fanno jogging e signori che portano a spasso il cane con la doggy bag pronta per l'uso. Ginevra è nel cuore dell'Europa.

Puoi andare a sciare tutto l'inverno, le più esclusive piste sui ghiacciai svizzeri sono a 20 minuti dal centro, senza contare le terme, i viaggi low-cost per tutte le capitali, i laghi dove fare il bagno tutta l'estate, le spiaggette esclusive con il prato inglese curato da schiere di giardinieri in livrea. Ginevra è maledettamente noiosa, prevedibile e fredda.

Ginevra è silenziosa, deserta, finta, non c'e' vociare di venditori di frutta e verdura per la strada, non c'è il lavavetri al semaforo (che anche se non hai voglia di dargli i soldi almeno sta li apposta per ricordarti che la vita difficile è un'altra), non c'è odore di vita, puzza di ascelle sugli autobus, pomeriggi passati a tirar tardi al parco giochi tanto chissenefrega se stasera si cena alle 8. Qui i parchigiochi si svuotano alle 6, tutte le mammine corrono a casina a fare le loro cenette per i loro pargoletti perchè alle 7 si va a nanna.E lo dico proprio io, che sapete come la penso sul sonno dei bambini.

A Ginevra i negozi chiudono alle 18.30, il sabato e la domenica è tutto sigillato, se vuoi comprare il latte vai al supermercato dell'aereoporto. A Ginevra la gente sente la necessità di evadere dalla Svizzera (anche gli svizzeri) e spesso il sabato pomeriggio si va a fare una passeggiata nella vicina Alta Savoia, dove almeno una pizzeria aperta o un kebabbaro si trova sempre. Nella Svizzera tutta, i locali si sentono in dovere di scusarsi perchè il segreto bancario è la più grande presa in giro e falsità della terra, che arricchisce loro (che sono gia straricchi) e contribuisce ad alimentare il riciclo di denaro sporco in tutto il mondo. Vergogna!

andare a vivere all'estero con la famiglia: Ginevra

Ginevra è prevedibile, tutti si dicono bonjour tremila volte al giorno, e la cassiera alla coop quando paghi dice: buonjour madame, merci madame, a votre service madame, e quando stai per uscire ti dice ancora bon fin de journee madame, che ti verrebbe voglia di dirle crepa! Cioe' i primi giorni ti sembrano tutti cosi cortesi, poi alla fine non ne puoi più. E lo dico proprio io che quando sono arrivata a Roma (da Torino) sono rimasta schifata dal fatto che i baristi romani non salutano nè quando entri nè quando esci…. ma insomma c'e' anche una via di mezzo. Insomma un paradosso dietro l'altro.

E non dico che Ginevra non sia una pacchia, semplicemente non lo è per noi. Conosciamo parecchi italiani che vivono qui da un po' e non tornerebbero mai più a Roma, beati loro. Ma se gli chiedi perchè ti rispondono nell'ordine:

1) perchè se ho bisogno di un ospedale non devo fare la coda al pronto-soccorso

2) perchè qui almeno almeno non c'e' Berlusconi

3) perchè le scuole sono fenomenali

4) perchè poi quando mi stufo un giro a Roma posso sempre farlo Insomma a me non sembrano proprio delle ragioni sufficienti. All'ospedale spero di non andarci mai, Berlusconi pazienza almeno abbiamo qualcosa di cui lamentarci, le scuole fenomenali si è vero ma che palle (e noi adulti non abbiamo diritto ad una vita fenomenale?) e poi se ti stufi continuamente di stare qui e ogni weekend parti per le vacanze non pensi che ci sia qualcosa che non va?

E poi, se non vi bastano queste motivazioni vi consiglio una cosa: venite e provate.

C'e' un sacco di lavoro qui a Ginevra, lavoro a catinelle. Venite e poi ne parliamo ok?

Spero che le care persone che ho conosciuto a Ginevra, gli italiani specialmente, non se ne abbiano a male della mia franchezza. sono felice di averli conosciuti, rispetto le loro scelte perchè vivaddio non siamo tutti uguali e soprattutto grazie alla vita che mi dato la possibilità di scoprire ciò di cui ho (e per fortuna abbiamo) bisogno per essere felici.

Per chi non ha capito nulla di cosa siamo andati a fare a Ginevra e del perchè ecco qui tutta la storia.

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Camping vivere semplice

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Estate in campeggio alla ricerca di natura selvaggia


Scritto il 12 marzo 2009

Camping vivere sempliceDesidero tanto questo libro. Chi me lo regala?

Girovagando in rete ho trovato un sito che ha ispirato la mia voglia di vivere per un po’ selvaggiamente (=semplicemente) senza pianificare. Anzi avendo come strategia proprio l’assenza di regole. Per provare, sperimentare.

La natura selvaggia è sia una condizione geografica che uno stato d’animo

Si chiama Happy camping e celebra il campeggio selvaggio – no piazzole, natura incontaminata e voglia di libertà. Quello che vogliamo fare noi in Sicilia.

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http://www.amazon.com/Down-Dirty-Guide-Camping-Kids/dp/1590309553/ref=sr_1_12?s=books&ie=UTF8&qid=1403862922&sr=1-12&keywords=camping

Vi può sembrare fuori tema ma cosa c’e’ di meglio per una famiglia che ha passato un inverno di ritmo, focolare domestico e attività creative nella quiete della casa di un po’ di tempo di provvisorietà, vagabondaggio e mancanza di regole?

Si chiama respiro: è l’alternanza tra il sole e la luna, è ciò che ci fa essere più felici perchè ci permette di alternare un regime più controllato (quello dell’inverno, i doveri, l’alzarsi presto, ecc…) con uno più rilassato (andare a letto tardi, fare baldoria, stare all’aperto…)

I bambini hanno un gran bisogno di questo e apprezzano meglio l’inverno andando felicemente a dormire alle 8  di sera senza battere ciglio se poi c’e’ anche un tempo per le serate a guardare le stelle. Sta a noi genitori gestire sapientemente i loro ritmi e con un po’ di fortuna la vita diventa anche più facile e divertente.

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Oltre ad un lista completa di campeggi selvaggi (ho trovato quelli in  Croazia se ne conoscete altri segnalate) dove non si corre il rischio di trovare il vicino di tenda che si offende perchè gli hai rubato 10 cm di piazzola.  Si trovano anche liste e liste di siti che suggeriscono campeggi poco trafficati, le classiche chicche per appassionati.

I creatori del sito sono una coppia inglese alquanto originali. Sul blog postano articoli improbabili su nuovi modelli di tende fatti nei materiali più strampalati e festival di campeggiatori matti in giro per il mondo ma in particolare in Nord Europa.

Lei è un’ illustratrice scozzese, cresciuta in campagna ma con la fortuna di aver passato gli anni dell’adolescenza a Londra per frequentare la Saint Martin School, una delle più importanti scuole d’arte del mondo.

Insomma, come si puo’ resistere dall’idea di andare in giro per spiagge da sogno, falò sotto le stelle, passeggiate senza meta, amici vecchi e nuovi, carovane vaganti alla ricerca della quiete, frasche dove appendere la vostra amaca in compagnia di un bel libro, e i vostri bambini che muniti di paletta e secchiello si dimenticano completamente di voi?

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Saremo fricchettoni, saremo anche vagamente demodè, penso sempre che prima o poi mi tocca portare tutta la famiglia Burning man… che sono anni che ci penso. Leggi qui se non sai di cosa si tratta, e leggi qui se vuoi vedere il sito ufficiale.

grazie a www.thehappycampers.co.uk/ per le foto di questo articolo

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Giovani Genitori parla di Vivere Semplice


Scritto il 12 giugno 2008

E’ apparsa un’intervista alla nostra famiglia su una rivista che si chiama Giovani Genitori. Si tratta di un esperimento editoriale che vuole veicolare informazioni per le famiglie di Torino e dintorni giunto al suo terzo anno di vita. Sarebbe bello che ci fosse qualcosa di simile anche a Roma.
Potete leggere l’articolo scaricando questo documento pdf, altrimenti guardatevi le foto.

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Imparare a respirare. Semplice no?

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Imparare a respirare. Semplice no?


Scritto il 20 agosto 2007

copyright sabrina d'orsi vivere semplice

Cosa serve per smettere di avere ansia, sbalzi di umore e agitazione? Imparare a respirare.

Ho provato mille tipi diversi di yoga: Raja, Ashtanga, Integral, Iyengar, Kundalini. Ma per un sacco di anni sedermi a respirare non mi dava alcun giovamento, anzi mi innervosiva star li ferma ad aspettare.

Inoltre la ritualità collegata allo yoga non mi convinceva, non faceva parte di me.

Aspettare cosa?

Avevo cercato in tutti i modi di sganciarmi dal crocefisso e ora mi ritrovavo di nuovo con le mani giunte. Ennò. Inoltre mi dicevano che dovevo imparare a respirare, ma certo che respiro, sto mica in apnea io. Ho scoperto tempo dopo che ci stavo, eccome, in apnea, solo che non lo sapevo.

Poi ho cominciato a fare yoga in gravidanza quando aspettavo il mio secondo figlio che al settimo mese non si era ancora girato nella giusta posizione. Un giorno la maestra Mara mi ha messo in una posizione a testa in giù e mi ha detto: ora stai tranquilla e respira, potresti sentire qualche sconvolgimento laggiù in fondo alla pancia e in effetti sentivo come una bolla d’aria gorgogliare…

Il giorno dopo facevo l’ecografia e Zeno si era girato. All’ora non sapevo che fosse di nuovo maschio e che con lui neonato e il primo (sempre maschio) saremmo andati a vivere per un po’  in India. A dir la verità non sapevo neanche che ne avrei avuto anche un altro, dopo un po’ di tempo, di maschio.

Ma forse era proprio destino che imparassi a conoscere i benefici dello yoga, visto che tutti e tre i miei figli si rivelarono essere talmente attivi (per fortuna non iperattivi) e scalmanati che una mamma normale (cioè una che non fa yoga) non ce l’avrebbe mai fatta.

copyright sabrina d'orsi vivere semplice

Casualità? Poi conosciuto la maestra Olga Nicodemi e lo Raja Yoga, lo yoga delle origini, il più antico e ho riconosciuto in lei tutta la saggezza intravista nelle persone conosciute nel nostro viaggio in India. Il Raja è un tipo di yoga abbastanza fisico ma non molto faticoso. E’ considerato uno yoga completo perchè lavora sul controllo del corpo e della mente attraverso il respiro.

Lo yoga non si propone di raggiungere alcun obiettivo, nè fisico nè mentale. E’ la strada che si percorre per arrivare in un proprio personalissimo luogo che è la consapevolezza. Le posizioni che il corpo assume sono potenti e rivelatrici, basta praticarle per qualche tempo per sentire tutta la loro efficacia.

Ora ho capito ed è facile dirlo.

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