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Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini? Istruzioni per l'uso

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4) Come cambia la relazione genitori figli quando è mediata


Scritto il 06 luglio 2022

Questo lungo articolo pensato durante il lockdown per una rivista specializzata dedicata ad internet e media  mai uscito, viene qui pubblicato a puntate. In coda il link alle altre puntate.

QUARTA PUNTATA

Scambiare informazioni di persona comporta sempre più delle difficoltà legate al “tempo reale”, al doversi senza mediazione confrontare continuamente con elementi come il tono della conversazione o il tono che la conversazione può prendere.

L’altro che parla è percepito come più o meno collaborativo in base al timbro e al tono della voce, alle espressioni che usa e agli altri elementi performativi in base alla quale si possono desumere più o meno chiaramente i suoi intenti. Ma ciò avviene solo se la comunicazione avviene in diretta.

Comunicare in diretta

Ecco la spiegazione del grande successo dei vocali di Whats app. C’è tempo reale ma è irreale, perchè puoi riascoltare il messaggio appena mandato e cancellarlo se reputi che qualcosa non vada bene. (In gergo linguistico è chiamata la “felicità del linguaggio”)

Essere in grado di reagire e confrontarsi “di persona” e “in tempo reale” con le opinioni altrui è considerato sempre più un lavoro che non si ha voglia di fare, perché troppo oneroso e dispendioso in termini di energia e di volontà. Comporta un mettersi in gioco che non è più visto come necessario ma che è invece comodamente evitabile.

Il comodamente evitabile

Quanto può essere più facile per un ragazzo che deve avvisare i genitori che non tornerà la sera e che  dovrà inventare una bugia di copertura usare il messaggio vocale invece della chiamata telefonica tradizionale? E i genitori saranno in grado di riconoscere la differenza di coinvolgimento emotivo che il ragazzo mette in atto nella scelta della modalità di comunicazione? 

E quanto può fare la differenza nella relazione con la propria famiglia lasciare accesa oppure no la modalità di rilevazione della posizione GPS? Quando è lecito controllare i movimenti dei propri figli e quanto questo influenza la loro eventuale tentazione a non rispettare regole date a priori?

LE PUNTATE PRECEDENTI

Prima puntata: Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini?
Seconda puntata: Relazione digitale o in carne ed ossa: che differenza fa?
Terza Puntata: Come sono cambiate le condizioni d’uso dei device mobili
Quarta puntata: Com’è cambiata la relazione genitori-figli, quando questa è mediata
Quinta puntata: Com’è cambiata la percezione della privacy
Sesta puntata: Com’è cambiata l’attenzione, la nostra principale risorsa
Settima puntata: Com’è cambiata la relazione a scuola
Ottava puntata: Le potenzialità della relazione in carne ed ossa

 

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Social warning e l’uso consapevole dei media

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Social warning e l’uso consapevole dei media


Scritto il 08 agosto 2021

Social warning è una rete di volontari, tutta italiana, nata per sensibilizzare genitori, ragazzi, e insegnanti all’uso consapevole dei mezzi di comunicazione.

Nasce dall’idea di un giovane che conosce bene la rete, per esserci caduto come vittima di bullismo e per essersi in seguito riscattato diventando proprio un esperto di comunicazione.
Questo ragazzo ha creato il Movimento Etico Digitale di cui Social warning è un progetto operativo.

Sbagliando si impara

E cosi oggi centinaia di formatori sono all’opera in tante realtà aggregative italiane per portare l’attenzione su pregi e difetti dell’uso smodato della tecnologia. Volevo raccontarvelo perchè sono fiera di far parte di Social Warning e perchè credo che sia un’iniziativa lodevole e necessaria.

Uso consapevole dei media?

Quando sai che qualcosa che mangi o bevi può farti male se esageri cosa fai? Stai attento, consumi con cautela ovvero in modo responsabile. Giusto?

Ma quando non hai consapevolezza dei potenziali danni che l’esposizione prolungata a smartphone, videogiochi, sociale network ti procurano chiaramente non fai attenzione.
Ci stai un’ora, 10 ore al giorno. Che differenza fa? Il tempo passa velocemente, tanti amici ti scrivono, hai cosi tante cose da fare che non ti serve neanche più incontrarli, sei sempre e comunque connesso a loro. O almeno questa è la tua impressione. Giusto?

Il tempo che passi al telefono fa la differenza

E’ sempre più evidente a medici e addetti ai lavori che la sovra-esposizione ai mezzi di comunicazione sociali sia deleteria per un’ampia serie di ragioni. I social media ti danno l’illusione di essere in contatto con gli altri quando in realtà sei solo. Whatsapp e le sue notifiche ti danno la sensazione che qualsiasi momento della giornata ci sia una notizia proprio per te, che potrebbe cambiarti la vita. (un nuovo colloquio di lavoro? un nuovo potenziale fidanzato? ecc.. ecc..)

Cosa dicono gli esperti

Le ricerche parlano chiaro, ecco solo alcuni degli effetti a lungo termine:

Ad ogni età sono riscontrabili effetti diversi, che vanno dalla progressiva perdita di empatia, capacità di attenzione e concentrazione, autostima, insicurezza, tono dell’umore, capacità di relazionarsi con gli altri e senso della realtà. (Ok Salute)

Paroloni… sarà vero?

A che titolo parlo? Non sono un medico e neanche uno scienziato. Sono solo una ex consulente di comunicazione appassionata di media da 25 anni,  mamma di 3 adolescenti ed insegnante alla scuola media, ops scusate, scuola secondaria di primo grado (chissà chi è quell’esperto di comunicazione che ha deciso di chiamare in modo tanto complicato una cosa che aveva un nome chiaro e semplice, boh!)

Quello che voglio dire è che questo è il mio blog, non è una testata giornalistica, e qui racconto la mia esperienza personale, le mie ricerche e le mie riflessioni.

Social media: usare con cautela

Guardiamo un po’ di statistiche (fonte della fonte)

  • 4 ore di mobile al giorno
  • il 90% della popolazione possiede un telefono
  • abbiamo 3.5 device a testa
  • guardiamo 5 metri di contenuti al giorno
  • il 20% dei millennials apre il telefono 50 volte al giorno (fonte: www.themarketingfreaks.com)

Non credete anche voi che dati del genere meritino un po’ di attenzione e cautela? Non capisco come tanti genitori di bambini anche piccoli possano liquidare la questione con un “che posso farci, mio figlio non vive più senza e suoi amici hanno tutti il telefono!

Non è che siamo sciocchi o incapaci. Forse il motivo sta nel fatto che le scelte che facciamo non sono razionali anche se noi crediamo che sia cosi, semplicemente il fatto che i nostri figli stiano in compagnia dei loro telefoni ci dà un sollievo biochimico. Senti qua:

Come possiamo proteggerci?

Con la consapevolezza, con un lavoro sul nostro benessere, eliminando gli automatismi che ci gratificano..

Ma una buona notizia c’è

Mentre l’uso smodato è sempre da evitare, secondo una ricerca ancora sperimentale un uso moderato dei social media potrebbe avere effetti benefici sul cervello (State of Mind) sopratutto su soggetti con un disturbi del comportamento e schizofrenia.

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THE-SOCIAL-DILEMMA il documentario sugli effetti manipolatori dei social media e sulla dipendenza che creano

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The social dilemma: manipolazione e dipendenza da social network


Scritto il 14 settembre 2020

Esiste un legame tra salute mentale e uso dei social? I social network, usati da oltre 2 miliardi di persone in modo massiccio, influenzano la nostra percezione del mondo e come ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri. Questo non è più una novità.

Ma è davvero cosi grave?

THE-SOCIAL-DILEMMA il documentario sugli effetti manipolatori dei social media e sulla dipendenza che creano

E’ solo un nuovo mezzo di comunicazione

Nella storia dell’umanità ci siamo sempre adeguati alle nuove tecnologie che hanno migliorato la qualità della sua vita (i giornali, le biciclette per esempio). Ma qui parliamo di una tecnologia invasiva, che compromette il benessere delle persone perchè scava nel tronco encefalico ed innesta nuove abitudini (al consumo) fino a prendere il controllo dell’identità dei bambini oltre a creare caos nella società, polarizzare le opinioni politiche e rendere le democrazie più a rischio.

Non sono parole mie, cito espressamente le parole degli stessi creatori dei social network che sono i protagonisti del docu-dramma The social dilemma, in uscita in questi giorni.

The social dilemma spiega come funziona il meccanismo manipolatorio che porta milioni di persone a rimanere incollati ai social network per ore, mesi e anni senza che questo crei il loro il minimo dubbio: sono vivo o sono mi trovo in una bolla digitale?

Dalla voce dei creatori di social netword

Il documentario dà voce diretta ai creatori di Facebook, Twitter, Instagram (un gruppo di giovani che ha deciso di lasciare posizioni apicali per motivi etici) che raccontano il dietro le quinte di un fenomeno che di massa che ha già prodotto due risultati evidenti.

Il primo è rendere la creazione di un giro d’affari miliardario e il secondo è crescita esponenziale dei tassi di depressione e ansia negli adolescenti(+ 189%) e nei preadolescenti (+62%) in tutto il mondo. Il tasso dei suicidi ha avuto un incremento in 10 anni del +70% negli adolescenti e del +151% nei preadolescenti.

Manipolazione e dipendenza

Il settore tecnologico ha un problema: vende i suoi utenti e gli inserzionisti con i clienti. Sappi che se non stai pagando per il prodotto online che stai usando (le piattaforme social sono tutte gratuite) allora vuol dire che il prodotto sei tu – ecco le parole che usano i protagonisti che documentario The social dilemma trasmesso su Netflix, si tratta di parole forti, senza mezzi termini.

La nostra attenzione è in vendita e il graduale e impercettibile cambiamento dei nostri comportamenti è il prodotto che viene venduto al miglior offerente (i nostri profili vengono targhettizzati, ovvero segmentati per interessi, età, capacità di acquisto, ecc e venduti all’asta al miglior inserzionista che ci compra ad impression ovvero avendo dati precisi su quanto tempo di fermiamo a guardare ogni singolo contenuto pubblicità compresa).

the social dilemma, come i social network ci manipolano e ci trasformano in persona dalle abitudini prevedibili.

Il profitto prima di tutto

Chi compra pubblicità sui social ha la certezza di essere visto ecco perchè il volume d’affari della pubblicità su queste piattaforme è quadruplicato in pochi anni.

Sai perchè le fake news sono 7 volte più virali di una notizia vera? Perchè la verità è noiosa.

THE-SOCIAL-DILEMMA IL 30% DELLE PERSONE TRA I 18 E 44 ANNI SOFFRONO D'ANSIA SE NON CONTROLLANO FACEBOOK ALMENO OGNI 2 ORE

Cosa possiamo fare?

Prima di tutto dare l’esempio.

1. Cancellare dai vostri telefoni le app tossiche come Tik Tok, Snapchat e Instagram e usare meglio mail e whatsapp (per meglio si intende non a tavola, non la sera prima di andare a letto e non mentre i figli ci parlano e ci chiedono di stare insieme)

2. Dare ai ragazzi lo smartphone il più tardi possibile. Leggi su questo blog Meglio la bicicletta dello smartphone  e firma il contratto d’uso per avere lo smartphone

3. Tenere lontani i bambini dai canali youtube e youtube kids dove non esistono filtri pubblicitari e tutela

4. Ascoltare i consigli che vengono dati alla fine di The social dilemma sull’uso dei social in famiglia.

5. Organizzare visioni di gruppo di The social dilemma in famiglia e discuterne usando queste linee guida di benessere scritti dai protagonisti del documentario che si sono costituiti in Centre for humane tecnology che svela questioni fondamentali e incoraggia i giovani a porsi in maniera critica di fronte ai social network avendo consapevolezza del fatto che gli algoritmi che li governano sono in grado di costruire dei modelli che predicono il nostro umore e i nostri comportamenti. Occorre essere vigili. Visita il sito del Centre for humane technology  fondato da questi fuoriusciti dal sistema e collabora alla costruzione di un mondo più libero e consapevole.

6. Adottare il minimalismo digitale in famiglia affinchè si acquisisca l’abitudine di proteggersi dall’uso massiccio dello smartphone.

6. Se non hai un account Netflix contattami, ti aiuterò ad organizzare una visione di gruppo in modo che tu possa vederlo.

C’è un movimento anche in Italia

Si chiama Movimento Etico Digitale ed è stato creato da Davide Dal Maso un ragazzo diventato esperto in tecnologie della comunicazione che, attraverso una rete capillare di formatori-volontari in tutta Italia, si è impegnato per rendere consapevoli ragazzi e genitori su queste tematiche. Se sei una scuola, chiedi un intervento del Social Warning. E’ un’opportunità da non perdere.

Fai da te

Visita anche il sito Socialmediatestdrive.org ricco di risorse da usare a scuola o in famiglia per farti promotore attivo della sensibilizzazione all’uso consapevole dei social network

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Tablet delle regole d'italiano

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A cosa serve la grammatica?


Scritto il 02 settembre 2019

Alcuni dei miei figli sono andati alla scuola steineriana, altri no. Alcuni dei miei figli sono lettori forti scrivono canzoni, altri craccano videogame per giocarci gratis.

Vivere semplice tutti i diritti riservati - foto di Sabrina D'Orsi

Nell’ordine abbiamo:

  • un 9enne che fa giochi di logica in continuazione
  • un 17enne in quarto Liceo Scientifico che in questi giorni di settembre benedice di essere stato promosso a giugno, mentre i compagni si arrovellano sugli esami di riparazione.
  • un 15enne che inizia il Liceo Scientifico quest’anno.

Tutti orientati scientificamente insomma: per una mamma scrittrice e aspirante prof d’italiano come me rimane il timore che non si appassioneranno e non usaranno mai la lingua madre in modo appropriato e competente.

A cosa mi serve la grammatica?

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Ognuno di loro ha avuto ed ha insegnanti d’italiano più o meno capaci sta di fatto che le regole non piacciono a nessuno. Le regole di grammatica poi fanno venire la varicella anche a chi è vaccinato!

Per i ragazzi che sono andati alla scuola steineriana le regole di grammatica sono un mondo sconosciuto, per gli altri un argomento da evitare.

Ed io mi arrovello: come si può far amare ai ragazzi la propria lingua madre?

La lingua serve per esprimere i pensieri

L’obiettivo della grammatica, secondo me, non è sapere la coordinazione per asindeto o polisindeto ma avere strumenti per pensare in modo coordinato e complesso e quindi poter formulare frasi che rappresentino tale complessità.
Il pensiero ha bisogno della parola, anzi della frase, per esprimersi in modo appropriato.

Se avrò una prima media…

Con i miei figli devo assicurarmi di fare solo la madre, ma quando avrò una prima media userò a piene mani un volume che ho scovato in libreria.

E’ il Tablet delle regole d’italiano, Erickson Editore, un volume rilegato a spirale, di facile consultazione, che raccoglie le principali regole di grammatica, parti del discorso e tipologie di analisi (grammaticale, logica e del periodo) ovvero tutto il programma d’italiano delle medie in formato compatto, strumentale e snello. Direi incoraggiante!

Mi sbarazzerò di volumi utili quanto sacchi di patate come il “In forma semplice e chiara” di Marcello Sensini, Mondadori ed, più di 700 pagine per un libro di grammatica per le medie che richiede una carriola per trasportarlo e una laurea in ergonomia per capire come è strutturato e come funziona. E che contiene una parte di contenuti digitali interattivi utili quanto una martellata in testa.

Certo un libro vero e proprio di grammatica ci vuole a scuola e il Tablet delle Regole d’Italiano potrebbe essere un sunto troppo sintetico. Ma credete davvero che un libro di 700 pagine invoglino dei ragazzi di 12 anni a cimentarsi con la propria lingua madre?

Ci credo che poi preferiscono andare su weschool, senza nulla togliere a questo ottimo progetto di condivisione dei saperi.

 Tablet delle regole d'italiano

Cosa ci fai con un tablet di carta

Si, prenderei il Tablet delle regole d’italiano e mi sbizzarrirei ad inventare un sacco di giochi per mostrare ai ragazzi che saper parlare e scrivere bene è un’ambizione possibile per tutti.

Non perchè sono una giovane insegnante con il pallino per la tecnologia, ma solo perchè conosco i ragazzi e so che occorre prenderli la dove sono, nel loro ambiente naturale fatto di sfide, innovazione e voglia di imparare contenuti utilizzabili davvero. Non solo teoria.

Sui tempi e i modi dei verbi si possono fare staffette, giochi di salto con la corda e mille altre attività in gruppo, con finalità ludico-grammatico-motoria.

Sugli articoli determinativi, indeterminativi e partitivi si possono fare delle cacce al tesoro, per trovare quelli giusti (l’italiano è pieno di eccezioni), oppure sui nomi astratti e concreti delle gare di velocità a squadra, (una squadra dice “braccio” per indicare una parte del corpo percepibile con i sensi e l’altra squadra deve indicare qualcosa di non fisico sempre relativo al corpo >> “forza”)

Accendete i vostri smartphone!

Se venissero a chiedermi perchè questo libro si chiama tablet li stupirei dicendo loro: accendete i vostri smartphone. Inizia la gara di grammatica.

Kahoot.it e Menti.it sono app pensate per interagire online direttamente attraverso gli smartphone dei vostri alunni. Con il libro di carta ripassi, con la app ti metti alla prova

Registratevi su Kahoot.com e provate questa sfida d’italiano, o questa gara di grammatica da fare in classe usando la LIM oppure da dare come compito per gara.

Non ho cambiato idea

Per chi mi legge da anni, sappiate che non ho cambiato idea. Penso ancora che la tecnologia sia da tenere fuori dalla portata dei bambini piccoli (soprattutto quella che si spaccia per educativa)e da maneggiare con cura.

Non possiamo far finta di niente

Però non possiamo far finta di niente di fronte agli adolescenti che chiedono di imparare a modo loro.

Mostrare loro che conosciamo e sappiamo usare i mezzi che usano loro significa conquistarsi la loro fiducia, dargli modo di guardarci in faccia senza pregiudizi e aprirsi al nostro modo di insegnare.

Di cosa abbiamo bisogno se non della loro attenzione?

 

 

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minimalismo_digitale

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Minimalismo digitale: ne hai bisogno anche tu!


Scritto il 06 febbraio 2019

minimalismo_digitale

Ti sei accorto che controlli la posta 200 volte al giorno?
Scrivi messaggi what’sapp  dal mattino alla sera?
Hai cosi tante urgenze ogni giorno? Davvero?
O forse ti sembra normale solo perchè lo fanno tutti?

Se la risposta è si continua a leggere. Scoprirai perchè urge una cura di minimalismo digitale.  Altrimenti non perdere tempo e torna su Facebook, Insta, Twitter o dovunque tu senta di star bene.

Che cos’è il minimalismo digitale?

Sono più di 10 anni che propongo su questo blog il digital detox: quando ancora non si parlava di dipendenza da social o di FOMO (fear of missing out, la paura di perdersi qualcosa di importante quando si è disconnessi).

Sono anni che intuisco quanta dipendenza danno i mezzi di comunicazione. E mi chiedo da sempre come non cadere in trappola e progettere i miei figli.

Qualcosa si potrà pur fare no?

Come ribellarsi alla dipendenza da tecnologia

Se smartphone e ipad sono chiamate la nuova cocaina digitale io non ci voglio cadere. E non si tratta di isolarsi dal mondo ma di evitare che le relazioni digitali prendano il sopravvento.

Voglio privilegiare i rapporti umani che posso coltivare in-carne-ed-ossa.

Io le chiamo relazioni vere ma so che alcuni non sono d’accordo. Per me le cose vere si mangiano, si strusciano sulla pelle, si guardano negli occhi, si annusano. Cosa definisce una cosa vera per voi?

Per molti di noi non è facile disconnettersi da internet per un giorno o per una settimana: rischieremmo il licenziamento o forse il divorzio. Quindi andateci piano, non voglio finire nei guai se seguirete i miei consigli.

Un giorno senza smartphone

Ma una cura d’urto è senz’altro efficace per renderci conto di quanto tempo sprechiamo e di quanta attenzione regaliamo a estranei salvo poi finire per perdere interesse per le persone che ci sono più vicine.

Il fatto è che la ricerca mostra che il 70% della felicità deriva dalle relazioni: non solo dal numero di amici ma soprattutto dalla vicinanza e dalle affinità che è possibile manifestare con amici e parenti, colleghi, vicini e figli.

Se ci pensiamo bene infatti il modo migliore per dedicare tempo a queste relazioni è toglierlo a quelle
pseudo-relazioni che ognuno di noi coltiva sui social media, chi per lavoro, chi per passione, chi semplicemente per intrattenersi mettendosi in mostra.

Ormai vanno di moda trucchi e suggerimenti per ridurre il tempo sullo schermo (prova l’app touch screen e scopri quante volte tocchi il tuo smartphone in un giorno, se supera le 2617 volte dovresti farti qualche domanda).

In generale le diete e le astensioni da smarphone sono efficaci solo fino alla prossima volta che senti un ronzio in tasca.

La tecnologia non è il diavolo, ma serve equilibrio

Abbiamo bisogno di qualcosa di più dei suggerimenti, abbiamo bisogno di una filosofia. Un sistema. Oserei dire, un ethos. Finalmente è ha cominciato a circolare in rete il termine minimalismo digitale, ovviamente non l’ho inventato io, però sono felice di aver colto questo segnale già molti anni fa.

Forse è perchè ho in casa 3 figli che avrebbero vissuto a pane e tablet se noi non avessimo gentilmente limitato i loro pruriti tecnologici. E lo abbiamo fatto proprio perchè entrambi siamo genitori esperti di tecnologia. 

Come possiamo ottenere il meglio dalla tecnologia senza farci fregare?

Prima di tutto dovremmo capire una cosa fondamentale: non ci stiamo perdendo nulla se ci sconnettiamo per un paio d’ore quando andiamo a prendere i figli a scuola, o se non accendiamo il telefono il sabato mattina. Stiamo solo guadagnando tempo prezioso per costruire una relazione sana e profonda con le personcine che diciamo i amare tanto: i nostri cuccioli.

E’ importante?

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Se coltivare una relazione profonda e stabilire una connessione vera con i tuoi figli è una priorità per te ti consiglio di leggere il mio  libro VIVERE SEMPLICE che si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal oppure su Amazon con lo sconto del 15%

 

Le paure di oggi

Il problema è che se non sei super-connesso, potrebbe esserci qualcosa che ti stai perdendo, giusto?

In realtà il vero problema è che proprio a causa del nostro costante essere online quello che ci stiamo perdendo è il mondo reale, le relazioni più intime, il tempo per conversare e stare insieme. Fare cose insieme: cosa fino a poco tempo fa cruciale per avere una vita soddisfacente. Per questo abbiamo bisogno di minimalismo digitale: di un alert che ci dice: adesso spegni! adesso spegni tutto!

Essere con le persone di persona, fare delle scelte, sacrificare delle cose per farne altre, connettersi con loro attraverso il bene, il male, il noioso, l’interessante. Ne abbiamo bisogno per sopravvivere. O almeno ne avevamo bisogno. Oggi forse ci basta internet.

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ADOLESCENTI Photo by Erik Lucatero on Unsplash

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Benessere digitale a scuola e in famiglia


Scritto il 30 ottobre 2018

Siamo una famiglia di nerd: mamma insegnante ex consulente di comunicazione, papà esperto di radio e web, i nostri 3 figli sono cresciuti in mezzo a tecnologie di ogni tipo.

Fino ai 2 anni.

Poi abbiamo cominciato ad osservarli meglio, i nostri bimbi: la loro reazione a tutti gli schermi era ipnotica e invasiva, ne chiedevano sempre di più.

Per questo abbiamo scelto il minimalismo digitale: dare dei limiti con il sorriso e senza punizioni.

Cosa succede quando limiti o neghi qualcosa?

Devi offrire alternative, portarli in natura, spegnere noi adulti per primi tutti gli schermi.

Ora i ragazzi hanno 16, 14 e 8 anni e quando le chat diventano oppressive smettono di seguirle, vanno a scuola in bici, fanno sport, amano stare nel bosco e la sera sera quando ceniamo fanno a gara per chi ha più da raccontare.

Non lo dico per farmi bella, ma per sensibilizzare quei genitori che pensano sia impossibile avere un ruolo attivo nell’eduzione dei propri figli. E’ non solo un diritto ma soprattutto un dovere.

I nostri figli dipendono dalle scelte che noi per primi facciamo. E in questo caso si tratta di scelte difficili: imporre limiti, controllare senza essere controllori antipatici, tenere i bambini nel loro mondo senza per questo gettare la spugna.

Ne parlo nel libro VIVERE SEMPLICE dove racconto come abbiamo agito per limitare l’uso della tecnologia e degli schermi tra i 9 e 16 anni, l’età più sensibile, dove bambini e ragazzi hanno bisogno di essere più assistiti nell’ambito del loro rapporto con la tecnologia

Sono certa del fatto che se non fossimo stati sensibili a questo argomento ne avremmo sottovalutato le conseguenze, come tendono a fare la maggior parte dei genitori che auspicano che i loro figli siano abili nel mondo digitale e danno per scontate le competenze nel mondo reale.

Fare i conti con il digitale

Dobbiamo imparare a fare i conti con la tecnologia, conviverci il meglio possibile e imparare a sfruttarla senza farci rubare troppe ore di vita.

Per questo ci vuole consapolezza dei mezzi, uso responsabile e una certa dose di equilibrio, coraggio, curiosità e motivazione per la vita.

Siamo i primi genitori di nativi digitali, di certo non è facile per noi dare indicazioni ai nostri figli, a stento sappiamo noi come gestire quest’invasione.

internet-safer-day 2021

Benessere digitale

Il benessere digitale è la condizione di chi sa sfruttare le crescenti opportunità messe a disposizione dai media digitali, sapendo al contempo controllare e governare gli effetti delle loro dinamiche indesiderate.

A questo scopo occorre possedere un vasto spettro di competenze specifiche, relative agli strumenti, alle informazioni, alle relazioni online, alla creazione di contenuti e, non ultime, alla gestione del proprio tempo e della propria attenzione.

Come si costruiscono le competenze per la vita digitale

Per costruire la propria identità digitale senza che la nostra vita in carne ed ossa risulti deprivata, scollegata, insipida occorre mettersi al lavoro.

Anche noi adulti abbiamo bisogno di mantenere un sapiente equilibrio tra le nostre abitudini. E per farlo occorre esercizio.

La capacità digitale non riguarda solo il saper gestire certi strumenti ma anche la capacità di gestire la propria attenzione. La sovrabbondanza di informazioni crea sovraccarico mentale che dà confusione e senso di disagio.

Tutto dipende dalle nostre scelte?

Siamo sicuri che la capacità di gestire la nostra attenzione dipenda solo da noi? Secondo me siamo pesantemente influenzati dalle opinioni degli altri.

Le sfide che il digitale porta nella gestione del tempo e dell’attenzione riguardano soprattutto il sapersi mettere in relazione ai propri bisogni e non quelli degli altri. Ma quali sono i nostri bisogni? Ce lo siamo mai chiesti?

Per i nostri figli vorremmo che navigassero agevolmente nella sovrabbondanza della rete ma anche sapessero difendere i propri spazi di attenzione piena e che la loro vita non fosse confinata al mondo digitale.

Sviluppare nuove capacità

In occasione dell’Internet Safer Day è possibile partecipare a eventi informativi sul sito www.generazioniconnesse.it consigliamo a tutti i genitori e gli insegnanti di non perdere l’occasione di acquisire competenze ormai necessarie per aiutare i ragazzi ad orientarsi in rete.

Anche il MIUR organizza un evento in diretta streaming con la Polizia Postale di stato, il 9 febbraio 2021 dalle 10 alle 12, tutte le informazione sul sito del MIUR (pagina dedicata all’Internet Safer Day)

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disegni e libera espressione creativa - vivere semplice

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Le meravigliose doti del genitore pigro e ozioso


Scritto il 22 gennaio 2018

Il mondo in cui viviamo è fatto sempre di più di slogan: ora escono fuori le meravigliosi doti del genitore pigro e ozioso ideali per ogni bambino.

Che ridere! Fino a ieri tutti si affannavano ad essere i genitori più solerti, lamentandosi della fatica e oggi, oplà arriva il genitore che non fa nulla e cresce figli felici. Sono contenta di questa deriva un po’ oltranzista ma cerchiamo di capire meglio..

idle il genitore pigro e ozioso

grazie a Ivan Rachieli iscarlets.it per suggerimento di lettura

Questa nuova moda sdogana il genitore inattivo che con i figli adotta la strategia del togliersi di torno e lasciare i bambini soli, senza tecnologia, senza un’agenda fitta di impegni e senza stimoli.

Solo cosi potranno imparare a giocare e intrattenersi da soli.

Non potrei essere più d’accordo se non fosse per quel piccolo particolare che viene messo però in cima alla lista: togliersi di mezzo e lasciare i bambini soli.

Su questo non sono d’accordo, i bambini hanno bisogno di essere percepiti con occhi veri da genitori che li guardano fare continuamente multitasking non essere lasciati soli.

 

Di cosa ha bisogno tuo figlio?

Essere sul pezzo è difficile sempre, anche con i figli. La negoziazione è complessa e loro ci chiedono il tira e molla costante da piccoli, che diventa tiro alla fune quando crescono. Hanno quindi bisogno di genitori attenti e calmi ma spesso:

  • chi è attento è spesso iperattivo
    e si preoccupa invece di occuparsi (ne parlo qui)
  • chi è calmo magari è anche poco reattivo
    di fronte agli eventi che si susseguono velocemente.

 

Prova a lasciarlo in pace

All’inizio la pensavo anche io cosi ma se pensi di risolvere il problema lasciando in pace tuo figlio mentre gioca probabilmente scoprirai che non è cosi facile.

Se sei alle prime armi ti divertirai a leggere il mio libro in cui racconto tanti episodi ed epic fail proprio su questo argomento.

I bambini hanno bisogno di noi

Per fortuna i bambini vogliono entrare in contatto con noi e lo mostrano in tutti i modi. Ecco solo qualche strategia:

  • la dinamica dello scambio
    (facciamo che io ero la mamma e tu il bambino, adesso ti cullo va bene?)
  • il gioco dell’attenzione
    (vieni a giocare? vieni a vedere? vieni a fare? e quando vieni? allora non vieni?)
  • il dare-avere dei sensi di colpa
    (sei brutto papà, mi hai detto che giocavi invece leggi il giornale)
  • la sfida
    (se non vieni qui subito mi arrampico sulla libreria)

Possiamo far finta di lasciarli in pace quando fanno cosi? Dobbiamo metterci in gioco, questo è ovvio, qui il tema è come farlo.

La strada che ho trovato si chiama Vivere semplice, ne parlo a lungo qui e nel mio libro. Parte da una sfida della volontà e approda nel luogo più pigro del mondo. Ci credereste? (l’ho chiamata la strategia del bambino sottoltavolo)

 

La sottile linea del genitore pigro

Essere i meno invasivi possibile è una strategia che considero vincente ma certo non significa disinteressarsi, oziare, essere pigri. Questa è tutt’altra cosa. Ma la linea è sottile, mi rendo conto.

Ecco le cose che il genitore pigro può insegnare a quell’altro:

  • non ti servono molti soldi anzi meno spendi e più gli insegni il valore della vita. il sabato portalo nel bosco fuori città invece di andare a passeggiare al centro commerciale o inzeppare le sue ore di cinema e laboratori d’arte. lui vuole te non i tuoi soldi.
  • gli amici sono importanti, crea un gruppo di famiglie e fai con loro le vacanze. Questo alleggerisce il peso della genitorialità e aiuta i figli a vedere che anche i genitori degli altri a volte sbagliano.
  • parla con le persone invece di cercare consigli di genitorialità su libri, siti e forum su Internet, mettiti in discussione, ammetti le tue debolezze e abbassa standard e aspettative sui figli (leggi il perfezionismo è una malattia)
  • crea occasioni, organizza degli aperitivi a casa tua dove i tuoi amici con figli possono chiaccherara mentre i bambini possono giocare indisturbati. 
  • stai a letto il più possibile durante il weekend. quando avrà fame penserà alla colazione, anche se è piccolo. Inizierà rovesciando il latte a 4 anni ma a 8 saprà fare il caffè (giuro!)

Il caso nasce dall’articolo Idle parenting means happy children, leggetelo contiene un sacco di buone idee.

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se hai 13 anni usa la bicicletta invece dello smartphone. cresci meglio!

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Meglio la bicicletta dello smartphone


Scritto il 18 gennaio 2018

usa la bicicletta invece dello smartphone. cresci meglio!
photo credit:Florian Klauer

Seguo con passione il mondo dei media: che fine faremo noi e i nostri figli dopo lo tzunami smartphone e social?

In questi anni mi sono fatta delle idee, ne parlo anche nel mio libro VIVERE SEMPLICE, ma quando c’è a Roma Alberto Pellai e mi fiondo a sentirlo per sapere come la pensa.

Alberto Pellai è medico e psicoterapeu­ta dell’età evolutiva, autore di molti libri e del sito tuttotroppopresto.it: un esperto insomma, mica come me che sono solo una mamma di tre figli maschi!

Quando è il momento dello smartphone?

Parliamo di smarphone perchè qui non ci sono in ballo le telefonate, c’è ben altro. Consegnare il telefonino significa mettergli in mano social, whatsapp, youtube e tutto il resto, lo sappiamo.

Il dottor Pellai ha esordito con il cappello di padre di 4 figli per cui vige la regola puoi avere lo smartphone a 14 anni.

Una rivoluzione durata 5 anni

Con il primo figlio oggi 17enne è stato facile perchè si parla di una decisione presa 3 anni fa, per gli altri è più complicato: la secondogenita afferma di sentirsi una sfigata e il terzogenito odia la bicicletta che gli hanno regalato in prima media.  Voleva lo smartphone.

skateboard in riparazione

Insomma sembra la nostra storia

Noi abbiamo deciso che a 12 anni avremo concesso lo smartphone senza internet (solo wifi) e con contratto telefonico a consumo. Per tutti i figli e dopo la firma contratto d’uso.

Ora il figlio grande 15enne quando vede il piccolo di 8 anni che alle 21 gioca con il mio smartphone mi chiede se mi sono bevuta il cervello. “Io andavo a letto alle 7.30 e non ho mai preso uno smartphone in mano neanche per fare una foto” dice. Ha ragione.

Se cerco di dirgli che i tempi sono cambiati non mi crede, non ne ha la percezione. In 5 anni ne sono passati 20, lo dice anche Pellai.

Se gli spiego che mezz’ora di tecnologia al giorno in terza elementare è un buon compromesso mi dice che sono una fallita perchè ho gettato la spugna. Forse ha ragione.

Se non è la bici purchè sia…

Basta che ci sia vita nei nostri ragazzi e non solo tecnologia! Il tredicenne di casa è fissato sia con lo smartphone che con lo skateboard. A forza di dirgli “metti giu quel telefonino” ha trovato un sano equilibrio tra le due cose e ora usa la tecnologia per fomentare i suoi (sani) interessi.


Per il resto passa le giornate a farsi prendere a parolacce dai vecchietti mentre va in skate sui marciapiedi. La cosa importante però è questa:

Glielo lasciamo fare!

Lo lasciamo andare al Maxi o all’Ara Pacis da solo in skate. Fa una decina di isolati sul marciapiede del lungotevere con quell’aggeggio solo per trovare una superficie liscia.

Il sabato lo portiamo al Bunker Skatepark o a Cinecittà Skatepark per assecondare la sua voglia di mettersi alla prova.

E’ una palla? Si, preferiremmo andare al cinema. Questa passione lo tiene un po’ lontano dalla tecnologia e più  vicino a se stesso. E ne vale la pena!

Se vuoi ascoltare l’incontro con Alberto Pellai ascoltala qui:

Temi dell’incontro

Pericoli e opportunità del mondo digitale.
Lo smartphone come alcool e tabacco: da vietare ai minori?
Pre-adolescenza: e se fossero i genitori il problema?
Dalla musica al cinema, dal web alla tv: difendere i ragazzi dai messaggi di un contesto iper-eccitato.
Il tiro alla fune tra genitori e figli: una precisa strategia educativa.

 

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meglio memorizzare o archiviare nel cloud?

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Memorizzare nel cervello o archiviare nel cloud?


Scritto il 30 agosto 2016

meglio memorizzare o archiviare nel cloud?
Continuando a parlare di memoria, cervello e bambini ci sono due tipi di azioni che difficilmente riusciamo a dimenticare:

  • le attività che non vengono portate a termine
  • le osservazioni o domande aperte che sollecitano una rielaborazione interiore.

Entrambe sono tecniche usate nella retorica e in pubblicità per mantenere alta l’attenzione: l’obiettivo è interrompere sul più bello e lasciare un implicito non detto.

Memorizzare nel cervello è fatica!

Anche il nostro cervello lavora cosi: è più utile cercare di ricordare qualcosa che non si ricorda (anche fallendo) piuttosto che archiviare un contenuto che si vorrebbe aver già introiettato. Esso finirà irreversibilmente nel dimenticatoio perchè quel semplice gesto di aver messo da parte fa dire al cervello: FATTO! Ho chiuso la faccenda, posso recuperare quando ne avrò bisogno, ora passiamo ad altro. Questo discorso vi fa venire in mente qualcosa? Per esempio tutte queste pagine internet che avete messo tra i preferiti cosi poi le leggerete… oppure quel pdf che avete messo su dropbox nella cartellina urgenti perchè prima o poi vi servirà…

Il cervello non ha attivato le procedure di memorizzazione le ha solo rimandate. A quando? Ci saremo ben presto dimenticati di averle dimenticate.

Per lo stesso motivo ciò che impariamo da uno scambio di idee su un forum o un consulto virtuale rimane molto meno impresso nella memoria che non se l’incontro avviene nella realtà. L’elaborazione è più superficiale meno governabile e il risultato non è sempre soddisfacente.

concentrazione

Altri articoli che parlano di Demenza Digitale

  1. Come tenere il cervello in allenamento (e perchè si modifica costantemente)
  2. Si può smettere di usare il cervello? Alcuni pensano che gli adulti del futuro saranno più stupidi di noi.
  3. Com-prendere la realtà per imparare

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suggerimenti-estivi di felicità

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Suggerimenti estivi di felicità


Scritto il 22 luglio 2015

suggerimenti-estivi di felicità

Ogni tanto ricevo una newsletter a cui devo essermi iscritta tempo fa che mi piace moltissimo: ve la consiglio. L’autrice è una sociologa autrice del blog www.raisinghappiness.com che si occupa di felicità e spesso parla di famiglie, genitori ed altri esseri umani alla ricerca di quello che conta. Forse per questo mi piace.

Ecco cosa dice oggi (ed io non posso essere più daccordo):

Vuoi provare a fare qualcosa di nuovo per te stesso quest’estate?

Spegni lo smartphone – realmente veramente completamente e per diverse ore al giorno. E poi osserva quello che succede.

Non sarà facile e il motivo è che la tecnologia può creare dipendenza e può cambiare in maniera profonda chi siamo come persone. E questo vale non solo per chi al computer ci lavora, ma anche per tutti gli altri che finiscono con il regalare gran parte del loro tempo alla rete. Con che cosa in cambio?

Non far finta di non sapere

I ricercatori ritengono che se passiamo troppe ore della giornata connessi possiamo diventare più impazienti, impulsivi, incapaci di dare il giusto peso alle cose, di provare gratitutine, apprezzamento per la vità ed egocentrici.
Queste qualità non ci fanno persone più felicei e non ci rendono genitori migliori .

Disconnetterci dalla tecnologia ci può aiutare a ristabilire il contatto con chi siamo veramente, ciò che è veramente importante per noi e ciò che realmente ci rende felici. Ecco qualche consiglio per provarci  e qualche dritta per disconnettersi insieme ai figli proponendo attività alternative che alleviano l’astinenza.

Non ti dico che sia facile perchè se lo fosse non si potrebbe parlare di dipendenza. Il problema è che finchè non provi non lo sai quando è difficile rimanere sconessi.

Dopo aver provato saprai quanto ne hai davvero bisogno. E quanto puoi guadagnarci in salute e nelle relazioni con chi ami.

 

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Si può smettere di usare il cervello?

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Si può smettere di usare il cervello?


Scritto il 04 luglio 2015

Ho letto un libro fantastico, geniale, che spiega nei dettagli scientifici perchè i nostri figli che usano schermi, tablet e touchscreen già da piccoli a scuola e a casa saranno degli adulti più stupidi di noi. O almeno avranno smesso di usare il cervello come lo usiamo noi (che non vuol dire la stessa cosa, lo so!)

demenza digitale

I casi sono due: possiamo fidarci di ciò che non capiamo oppure capire perchè ci stiamo fidando troppo del futuro. Io opto per la seconda.

Demenza digitale è un libro autorevole e complesso ecco perchè sto preparando una serie di articoli che raccontano dall’inizio tutta la storia del come è cambiato il nostro modo di usare il cervello e quali sono gli effetti che gli esperti stanno osservando.  Abbiate un po’ di pazienza, vi darò tutti i dettagli e forse questa volta riesco a far riflettere anche i più scettici.
Manfred Spitzer dirige la clinica psichiatrica di Ulm in Germania. Negli ultimi anni di ricerche e riscontri sui pazienti il dottore ha cominciato a notare un aumento vertiginoso dei disturbi della memoria, dell’attenzione e della concentrazione, un appiattimento emotivo e una generale ottusità. E non parliamo di pazienti anziani ma di persone di tutte le età.
Tale quadro clinico è stato definito demenza.

Spitzer, studiando i cambiamenti celebrali connessi con la decadenza riscontrata, ha cominciato a chiedersi: perchè il declino di massa avviene proprio in questo periodo storico? C’è forse qualche relazione con l’uso massiccio dei media digitali?

Non è forse cambiato  il modo in cui ogni giorno impariamo nuove cose, ci teniamo informati e comunichiamo tra di noi?

L’esempio dei taxisti inglesi

ippocampoIl nostro cervello è un organo che non può fare a meno di imparare e che si modifica in modo permanente attraverso l’uso. Dal punto di vista evolutivo quindi utilizzare sempre più dei mezzi che esonerano il cervello dal memorizzare, riflettere e persino pensare non può che essere deleterio per il rendimento mentale.

Se usiamo il cervello quello cresce, fiorisce e si sviluppa sempre di più altrimenti accade il contrario. Facciamo un esempio: pensate che dotare i taxi tedeschi del segnale satellitare abbia contribuito a rendere più efficace il servizio, ridurre gli incidenti e gli ingorghi? No. La presenza del navigatore ha ulteriormente ridotto la capacità di orientarsi peggiorando la situazione. Vediamo perchè.

L’orientamento è una capacità preposta ad un’area particolare del cervello: l’ippocampo. Esso infatti deve costantemente collegare cose tra loro eventi, esperienze e contenuti della memoria a lungo termine: esattamente quel genere di attività che devono svolgere costantemente i taxisti che per passare l’esame abilitante alla professione devono dimostrare di conoscere le 25mila vie della città (Londra) senza utilizzare alcun supporto digitale. Essi secondo un recente studio sono risultati la categoria di lavoratori con un ippocampo più sviluppato della norma. Sarà forse un caso?

Altri articoli che parlano di Demenza Digitale

  1. Come tenere il cervello in allenamento (e perchè si modifica costantemente)
  2. Si può smettere di usare il cervello? Alcuni pensano che gli adulti del futuro saranno più stupidi di noi.
  3. Com-prendere la realtà per imparare
  4. Megli memorizzare nel cervello o delegare a internet?
  5. L’anonimato: un’ottima occasione per …

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Horizon-2020

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Un’agenda europea per tutti


Scritto il 03 gennaio 2015

Parliamo di buoni propositi per il futuro, anzi progettiamo insieme i prossimi 5 anni, vi va?

Come saremo nel 2020

Nel 2020 avrò 48 anni, mio figlio grande avrà 18 anni, il medio 16 e il piccolo 11. Per loro vorrei  più possibilità di accedere alle Università europee o di affacciarsi sul mondo del lavoro in qualsiasi paese della comunità. Con app intelligenti come Doulingo se vorranno potranno imparare e far pratica delle lingue gratis, e vorrei che potessero utilizzare servizi e acquistare prodotti intelligenti, che soddisfano bisogni reali e che li mettano in condizione di migliorare costantemente le loro competenze.

Chi avrà progettato questi servizi? Saranno persone che sono state formate per produrre servizi in grado di rispondere ai reali bisogni della società? Sicuramente si, visto che ora c’è Horizon 2020.

Sapete che cos’è Horizon 2020? E’ un’agenda europea semplice e efficace. Cosi almeno si propone di essere ed io ve la racconto!
Il programma europeo per la ricerca e l’innovazione prevede il sostegno di progetti da qui al 2020 che si pongono gli obiettivi che tutti auspichiamo, eccoli semplificati:

Horizon-2020

1. l’eccellenza europea in ambito scientifico: essere bravi, essere ascoltati, essere finanziati nei progetti che valgono
2. la leadership nel mercato industriale: sviluppare un mercato equo, valido ed efficace
3. il saper fronteggiare alle sfide che la società di oggi ci pone: la salute per tutti, la sicurezza alimentare, i trasporti intelligenti, e l’uso sempre più massiccio delle energie alternative.

L’Agenda digitale rientra tra i progetti fondamentali perchè l’uso efficace delle tecnologie di informazione e di comunicazione è un punto strategico insieme alla crescita intelligente nell’ambito dell’istruzione, della formazione permanente e della ricerca e innovazione.
Si fa sempre più urgente la necessità di imparare a creare servizi e prodotti che incentivino il lavoro giovanile e la risoluzione creativa ai problemi di sempre.

Quali sono gli obiettivi che ci siamo dati?

1. soglia di investimenti pari al 3% del PIL dell’Unione Europea
2. soglia di occupazione per gli adulti tra i 20 e i 64 anni al 75% entro il 2020
3. il tasso degli abbandoni scolastici sotto al 10% 
4. almeno il 40% dei 30-40enni avrà un’istruzione univeritaria (non un titolo) beh, che almeno ci provino a fare l’università!

Ecco la mia agenda

La mia agenda per i prossimi 5 anni è la seguente:
sul fronte professionale studiare come applicare la tecnologia alla cultura per garantire l’inclusione di tutte le fasce di persone che apprendono in modo laterale, o che imparano meglio quando gli si insegna in modo non convenzionale, o che non rispondono all’istruzione classica adattandosi ma che hanno bisogni speciali di apprendimento e dimostrano, data l’attenzione con cui si propone l’insegnamento, di essere ampiamente in grado di riportare le loro competenze a dei livelli di cosiddetta “normalità”.

In Italia i BES (bambini con bisogni speciali) sono il 65% del totale. E non parliamo di ritardi mentali classici conclamati: parliamo di altro, di bambini che stanno affrontando o hanno affrontato una difficoltà che li ha lasciati indietro. A quei bambini serve solo una marcia in più, serve sviluppare resilienza ovvero riescire a trasformare la loro difficoltà in esperienza di crescita anche con l’aiuto degli insegnanti.

Per capire cosa intendo ascoltate Salman Khan, un insegnante che nel  2004 cominciò a mettere dei tutorial di matematica su YouTube per aiutare i suoi cugini in difficoltà a scuola.

Sei anni dopo i suoi 2000 tutorial che sono stati visti da più di 100mila persone nel mondo hanno dato vita alla Khan Accademy (che comprende anche una sezione in italiano con i fondamenti della matematica), un’università online gratuita che offre uno strumento formidabile a tutti gli insegnanti del mondo: dare le lezioni come compiti a casa (in modo che i ragazzi possano ascoltare e riascoltare, mettere in pausa e apprendere con i loro tempi e senza giudizio) e poi fare i compiti a scuola dove il maestro può seguire individualmente i progressi di ciascuno e personalizzare l’aiuto in modo discreto ed efficace.

In pratica come utilizzare le tecnologie per umanizzare le relazioni. Ecco, questo mi interessa. E a voi?

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bambini e internet

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Avere le idee più chiare su bambini e internet


Scritto il 04 dicembre 2014

bambini e internet

Quando esce un libro che parla di bambini e media non resisto: devo leggerlo. Da esperta di comunicazione digitale sono interessata al rapporto tecnologie/bambini e ho una certa refrattarietà all’entusiasmo che vedo in alcuni genitori e maestri nei confronti della didattica digitale e dell’uso senza limiti di ogni schermo.

Perchè sono scettica?

Semplice: non è detto che perchè i bambini amano la tecnologia quella sia la cosa giusta per loro. I bambini amano più la tastiera della penna perchè la vedono usare agli adulti, perchè richiede meno sforzo (e per questo anche meno forza di volontà) ma non perchè è la cosa giusta. La cosa giusta per un essere umano in evoluzione non è uno schermo (secondo me).

i nuovi bambini - bambini e tecnologiaNon la pensa cosi Paolo Ferri, professore di Teoria e tecniche dei nuovi media della Facoltà di Scienza della Formazione di Milano-Bicocca e il fatto che sia un esperto mi rende la sua opinione interessante e da approfondire. Ecco perchè ho letto il suo ultimo libro, I nuovi bambini, come educare i figli all’uso delle tecnologie senza diffidenze e paure, ed. Bur ecco cosa dice:

  • dovremmo considerare il videogiochi non come una fonte di distrazione ma come una palestra per avvicinare i ragazzi ad un uso più consapevole e maturo delle opportunità offerte dalla tecnologia, oltre che un ottimo esercizio per le strategie di apprendimento

Sarebbe bellissimo fosse cosi, ma mi chiedo: perchè ai ragazzi piace solo stritolare, uccidere e sparare sui videogiochi (almeno i bambini che conosco io sono cosi. Forse frequento famiglie degenerate!).

Secondo me il motivo è che per loro la tecnologia non è un’opportunità di apprendimento, come vorremo noi adulti, è semplicemente un altro modo di giocare, più facile perchè devono sforzarsi meno di inventare qualcosa e dove possono credere di socializzare con mille persone senza sapere neanche cosa vuol dire questa parola.

  • i genitori hanno paura che l’eccesso di tecnologia possa ridurre la socialità dei bambini quando in realtà in ambito digitale il bambino socializza e aiuta il compagno meno competente.

Vero anche questo ma da genitore scettico dico che usare troppa tecnologia riduce le sue competenze analogiche più importanti di quelle digitali in questa fase della vita (e forse sempre). Per esempio: è giusto che i bambini usino un correttore ortografico?

L’intelligenza digitale

D’accordo con Ferri che è utile che i bambini sviluppino un’intelligenza digitale (sul come non è ancora chiaro). Concordo anche sul fatto che i media cognitivi (tablet, pc, internet) non siano media ipnotici come la tv e quindi presuppongano un uso proattivo e maggiore attenzione ma sinceramente non riesco ad essere entusiasta quanto lui.

Mancano dei tasselli…

Credo che ci sia tempo per passare le giornate davanti allo schermo: potranno farlo quando saranno più grandi.

Ora è più importante che facciano quelle cose che solo i bambini possono fare (perchè dovranno lavorare e non ne avranno la voglia): gavettoni, parkour, mille sport, guardare il soffitto, arrampicarsi sugli alberi e prendere le misure con la vita reale fatta di grazie e prego, scambi di sguardi ammiccanti, figuracce, pacche sulle spalle, rutti e scusa ho ruttato e tanto altro…

Questo libro mi ha dato molti spunti validi di riflessione, perchè anche dietro quell’ottimismo si trovano argomentazioni valide e di un certo spessore. Lo consiglio a tutte le persone che come me hanno bisogno di avere le idee più chiare su bambini e internet,  e anche eventualmente di scoprire che non sono d’accordo con l’autore.

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bambini grandi e ragazzi a letto presto si può . vivere semplice

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Bambini grandi e ragazzi a letto presto


Scritto il 22 ottobre 2014

bambini grandi e ragazzi a letto presto si può . vivere semplice

Dicevamo che i piccoli hanno bisogno di una routine del sonno, e che bisogna iniziare presto a dare calore, contatto e ritmo. Poi gli anni passano e i ritmi cambiano un po’ ma rimane il bisogno dei bambini di ritrovare un minuto di quello speciale ambiente che avevamo creato per i piccoli e starci un po’ dentro. In silenzio o con qualche racconto serale.

Hanno bisogno di andare a letto presto

I miei figli vanno a letto alle 8,30 ora che sono più grandi (10 e 12) ma fino a 3 anni fa erano le 8 di sera. Ed emilio 7,30. Ho capito che un segreto alla base di questa tempistica è stato cenare presto ovviamente. E visto che noi siamo torinesi ce lo possiamo permettere. Mangiare tutti insieme e bene e a tv spenta. I bambini hanno fame alle 7 e all’inizio preparavamo solo la cena per 3 poi io e andrea cenarvamo da soli. Ormai sono cresciuti e ceniamo tutti alle 8.

Ultimamente avevamo deciso che i ragazzi avevano uno screen time era di mezz’ora al giorno. Ed Emilio cartoni un giorno si e uno no per mezz’ora. Loro hanno cominciato a giocare con Cash of Clans tutti i giorni, e il grande era sempre indeciso se continuare a giocare o chattare su WathsApp con i suoi amici.
Insomma un giorno ho detto: secondo me state esagerando. Loro mi hanno risposto: è vero! Forse è meglio seteniamo spento per un po’.

Ora è una settimana che tentano di fare altro, a volte vengono in cucina e dicono: uffa mi annoio ed io rispondo loro: è normale, si chiama astinenza. Lo capiranno più avanti, per ora non è un problema. Siamo qui per questo: mettere qualche paletto in mezzo a tanto amore.

A letto presto

Credo che la routine del sonno vale anche per i ragazzi e gli adulti. Fa male a tutti lo schermo fino a tardi anche se per noi adulti è ancora peggio perchè con il computer ci lavoriamo anche.
Finire compiti e fare la cartella, lavarsi i denti, trovare il proprio pigiama, cambiarsi ritrovare una parvenza di coperte e cuscini e lasciare in pace i grandi è un diritto-dovere di ogni ragazzo.

Se poi gli adulti riuscissero a mettere in tavola anche una colazione in una cucina riordinata sarebbe perfetto. Con la sveglia che ti da tempo per cominciare un nuovo giorno, anche questo senza fretta.

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