Semplificare significa sottrarre l’ovvio e aggiungere il significativo, quale miglior descrizione di questo annoso problema. (a proposito leggi semplice è ovvio) Ho trovato un libro che calza a pennello, con il mio tormentone: come vivere semplice senza che la vita diventi banale.
Si tratta di John Maeda Le leggi della semplicità. Jonh Maeda, per chi di voi non lo conosce è un ricercatore nel campo della tecnologia e del design, che ha fatto della complessità il suo miglior cavallo di battaglia, dando vita a opere d’arte di design/tecnologia che lo hanno reso molto famoso. Una laurea in ingegneria, professore di design al MIT Maeda è un vero e proprio media guru che ha esposto le sue opere al MOMA e ora è preside del Rhode Island School of Design (una delle più prestigiose università di design americane) si è chiesto che cosa ha di tanto speciale la semplicità e perchè vada tanto di moda ultimamente e ha dato vita per questo ad un progetto dal nome SIMPLICITY
Io nel mio piccolo ho fatto lo stesso in questi anni e mi sono accorta che le sue intuizioni benchè riportate ad un campo molto diverso dal mio, sono molto interessanti.
Pensate tutto quello che è stato fatto in questi ultimi 15 anni dal punto di vista della tecnologia per renderla più familiare, più friendly… sono state ridotte di molto le dimensioni delle apparecchiature tecnologiche, sono stati nascosti pulsanti che rendevano la tecnologia qualcosa di poco intuitivo, è stato semplificato l’uso dei dispositivi senza perdere, anzi acquisendo maggior funzionalità.
Ecco, questo è esattamente quello che io vorrei fare della mia vita: non semplificarla punto. Nel semplificare si rischia necessariamente di perdere qualcosa per questo il tema è ancora un po’ ostico.
Le persone al solo sentir parlare di sobrietà si rigirano con un senso di fastidio
Si tende a pensare che semplificare significhi privarsi di qualcosa, ma qui parliamo esattamente del contrario.
Tendiamo a stratificare le nostre esistenze, accumulando ricordi attraverso ciò che di materiale ci rimane di essi: veri e propri feticci. Facciamo cosi anche con il tempo, siamo spesso abituati ad usare il tempo per fare cose che siamo abituati a fare senza riconsiderare se quelle siano ancora le cose che vogliamo davvero fare oggi.
La difficoltà è rintracciare quello che più conta ed eliminare il resto (eliminare pensieri che ci ingombrano la mente – yoga – , fare spazio in casa eliminando gli oggetti che ci legano al passato e che non ci lasciano la libertà di rinnovarci -space clearing -, eliminare relazioni che ci danneggiano o ci limitano – io ho tempo – , differenziare, lasciare che sia, tornare alle origini… come vedete ormai il tema è sempre quello da anni, ma con soluzioni nuove)
C’era una pubblicità qualche tempo fa che diceva proprio: dove vuoi andare oggi? Aristotele diceva: “Noi siamo cio’ che ripetiamo spesso. L’ Eccellenza pertanto non e’ un atto, ma un abito , un’abitudine“.