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La scuola steineriana va al liceo


Scritto il 24 novembre 2022

Chi mi legge da anni sa tutta la storia.
Per gli altri un breve riassunto: sono mamma di tre figli grandi, due di loro sono andati alla scuola steineriana e il terzo no. Da qualche anno ho lasciato il mio lavoro di consulente di comunicazione e mi sono dedicata alla mia passione di sempre: la pedagogia.

Insegno lettere alle medie con somma gioia mia e dei miei ragazzi (mi pare) e nel mio metodo di insegnamento inclusivo (essere tutor dell’apprendimento mi ha aiutato molto) mi sono sempre ispirata a ciò che la scuola steineriana mi ha insegnato come genitore:

  • inutile stressare i ragazzi con tonnellate di compiti (tanto li fanno così male che non servono).
  • dannoso usare i voti come minacce. Fa perdere il senso della valutazione.
  • la lezione frontale non può essere l’unico modo (altrimenti i ragazzi si addormentano ad occhi aperti, si è vero stanno tutti in silenzio ma il motivo è che pensano ad altro).
  • urlare è da sfigati (parlo io che ho urlato per anni con i miei figli prima di capire quando fosse inutile)
  • i ragazzi si prendono con cuore, pazienza, gentilezza e rispetto.
  • si impara con le mani, con i piedi, con il dire, il fare e anche il buttarsi per terra. più si fa più si impara: non c’è un modo esclusivamente razionale di imparare, non a 13 anni.gentilmente sgraffignato dal progetto del Liceo Morgagni sezione G

Dalla mia esperienza come insegnante invece ho imparato che:

  • la flipped classroom mi convince poco: è in classe che bisogna lavorare e spiegare, argomentare, dibattere, analizzare con i ragazzi e in termini semplici,
  • non bisogna stancarsi delle domande più banali e delle richieste continue di interventi ed attenzioni
  • se i voti si devono proprio usare che almeno siano equi. Mai usare i voti come un’arma di potere, mai mettere brutti voti per punire (tantomeno bei voti per premiare)
  • bisogna abituarli a lavorare in gruppo: sul lessico e sulle idee
  • bisogna partire da ciò che è accaduto (in storia), da dove succedono oggi le cose (geografia) e dalla necessità di comunicare per risolvere problemi e saper dire le proprie idee (italiano)

Della scuola steineriana ne ho sentite di cotte e di crude:

  • non ti prepara alla vita perchè non ci sono i voti
  • ti rende analfabeta perchè non ci sono i libri
  • è antica perchè ti fanno fare il lavoro manuale che è inutile
  • quando poi vai al liceo non ce la farai mai…

Alla fine il tempo è passato e ho potuto farmi un’idea concreta, di come funzionano le cose: la scuola steineriana è una coraggiosa sperimentazione di azione pedagogica.

Un’azione anche maldestra ma concreta verso il cambiamento e il superamento di una scuola dove gli insegnanti usano i voti come sciabole e perdono un sacco di tempo a fare paternali.

Ad ognuno la sua scuola

Mio figlio grande dopo 8 anni di scuola steineriana ha fatto il liceo scientifico statale e fa l’università a Milano. Ancora parla di quanto è stata avvincente la sua carriera scolastica!

Mio figlio medio frequenta il liceo scientifico e dice che la lezione frontale se fosse ben fatta andrebbe anche bene, ma sentire qualcuno che parla per ore, monotono, senza neanche alzare lo sguardo per tutta l’ora non è molto incoraggiante. Come dargli torto.

E il piccolo andrà al liceo l’anno prossimo. Cercando per lui qualcosa di giusto mi sono imbattuta nella sezione sperimentale del Liceo Morgagni che si chiama la sezione delle Relazioni e della Responsabilità. Un liceo senza voti, dove si lavora in gruppo e in classe riducendo il lavoro da svolgere a casa, dove si promuove il benessere degli studenti incoraggiandoli ad avviare un processo di apprendimento libero e consapevole. E dove alla fine i ragazzi si sentono vivi, imparano e sono felici. Non è vero che a scuola bisogna per forza soffrire.

E allora mi son detta: stai a vedere che quelli della steineriana avevano proprio ragione!!

Vuoi saperne di più?

Leggi questo articolo, guarda questo materiale di approfondimento e questo pdf. Il progetto è vera e propria ricerca azione, un liceo a Roma dove qualcosa si muove, vi rendete conto?

Che siate marziani, steineriani o strambi idealisti sappiate che pare che gli altri, quelli normali, si stiano accorgendo che la scuola cosi com’è… è tutta da rifare.

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Come rendere l’esame di terza media un’opportunità di vita


Scritto il 04 dicembre 2021

Insegno storia ai ragazzi delle medie e per la prima volta affronterò insieme a loro l’esame di terza media. La prima scelta che dobbiamo fare insieme è: tesina si o tesina no. Voi che ne pensate?

Sulla questione esame sottoscrivo quello che dice il prof. Enrico Galliano. Ascoltatelo!

Il tema è: Come si insegna a giocare la palla ad un ragazzo, una volta che gliel’hai passata?

Cosa vuol dire studiare la storia?

Le parole che voglio sappiano maneggiare sono globalizzazione, capitalismo, organizzazione del lavoro, lotta per i diritti umani piuttosto che ancien regime e belle epoque. Ecco le competenze che i ragazzi che escono dalle medie devono avere:

  • poche ma solide competenze sulla storia sociale ed economica del mondo
  • conoscenza sulla rete che tiene insieme i vari campi del sapere (collegare le materie no?)
  • sapere che la storia è fatta di conflitti tra innovazione tecnica, responsabilità nei confronti del pianeta e che la civiltà in evoluzione ha una forte influenza sull’uomo e sul suo benessere
  • fare ragionamenti sul rapporto degli uomini con il tempo e con lo spazio grazie alle scoperte e allo sviluppo.

C’è sempre più la necessità pedagogica di una sintesi dei contenuti a favore di singoli esempi (come cambiano i trasporti, quali sono le materie prime che hanno dato vita alla corsa all’imperialismo, ecc)

I ragazzi si perdono nei dettagli e non colgono la forma della storia.

Cambiare il modo di stare in classe

In terza media i ragazzi devono essere in grado di lavorare in gruppo (ma se non abbiamo iniziato negli anni precedenti non sarà facile).

Devono saper analizzare le fonti (cioè scovarle come in una caccia al tesoro e usarle per qualche scopo).
Scorrere wikipedia e copiare a caso per far contenta la prof è triste e inutile.

Si tratta di sviluppare la responsabilità del singolo, valutare in che ruolo ognuno dei membri del gruppo può dare il suo contributo. E questo senza l’aiuto di un adulto!

Aiutarli a trovare l’ispirazione…

Scoprire le biografie di inventori ed innovatori, conoscere le storie imprenditoriali di chi si è affermato con l’iniziativa e l’acume.

Mostrare che nascono nuove idee là dove l’agire è guidato da aspirazioni e ostacoli da superare.

Ecco perchè l’esame di terza media (e anche la maturità) non possono essere momenti in cui viene ripetuta una lezioncina a memoria o quasi ma un confronto con le idee vere del ragazzo, se siamo stati capaci di insegnar loro a pensare.

Meglio un confronto vero (magari a livello elementare) che una finta bella figura. E se i ragazzi vengono preparati fin da subito ad affrontare un esame vero saranno i primi ad attivarsi per non farla quella benedetta brutta figura. Perchè a nessuno piace farle.

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Compito pedagogico e contenuti nel piano studi della scuola Waldorf 2. Piano di studi verticale dalla I alla XII classe Materie Umanistiche di Tobias Richter e AA VV W Scuola edizioni

Questo libro è una fonte di ispirazione eccezionale per tutti coloro che sono alla ricerca di fonti di ispirazione per le scelte didattiche.

Tali decisioni, mai come ora,  hanno bisogno di essere coraggiose e pregne di senso per suscitare interesse e curiosità negli alunni.

Il coraggio degli insegnanti

E tu che porterai i tuoi ragazzi all’esame di terza media, te la senti di lanciargli una palla e lasciarli giocare con ciò che hanno imparato, per mettere insieme un ragionamento senza averlo preparato? Qui siamo noi docenti a giocare: ci fidiamo di come abbiamo insegnato? Ci fidiamo di loro? Siamo riusciti a suscitare interesse? E siamo disposti a perdere davanti ai colleghi?

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Testo e disegno M. Alessia Bressanin

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Ha senso una scuola di ispirazione steineriana?


Scritto il 09 agosto 2021

Due dei miei tre figli sono andati alla scuola steineriana, questo blog esiste da oltre 17 anni per documentare come l’approccio di Rudolf Steiner ha ispirato la nostra famiglia e la passione per la pedagogia mi abbia trasformato in un’insegnante.

Qual’è il metodo più efficace?

Tra il maestro unico della scuola steineriana che insegna tutte le materie per 8 anni e il supplente che cambia ogni mese ci sarà ben una via di mezzo?

Tra l’assenza di libri della scuola steineriana e un libro di 386 pagine solo per il programma storia (in seconda media) ci sarà ben una via di mezzo?

Tra l’assenza totale di valutazione e voti della scuola steineriana e verifiche sovrapposte (perchè tra insegnanti spesso non ci si parla), senza possibilità di recupero (sempre per motivi di tempo, mica per cattiveria) ci sarà ben una via di mezzo?

La via maestra è la via di mezzo

grammatica in seconda media. perchè rinunciare a disegnare alle medie? visualizzare modi e tempi con un disegno aiuta a memorizzare

Più che una scuola steineriana ovecchio stampo, serve una scuola semplice, dove la supplenza sia un’eccezione e non la regola.
Gli insegnanti devono sapere che materie insegneranno a settembre (ecco perchè sono pagati d’estate, per lavorare e prepararsi) e devono conoscere i ragazzi che avranno e le condizione in cui lavoreranno. (quali difficoltà hanno, come affrontarle, cosa inventarsi per risolvere i problemi)

Serve libertà d’insegnamento non sui programmi ma sulle modalità.

Se in classe hai:

  • 3 ragazzi che non leggono (dislessici)
  • 4 ragazzi che hanno difficoltà a scrivere (disgrafici)
  • 1 ragazzo che non imparerà mai a memoria i modi e i tempi verbali (dislessico)
  • altri 2 che non riescono a stare seduti (iperattivi)

l’unica soluzione è saperlo prima e avere il tempo di organizzare il lavoro. Trovare soluzioni:

Didattica inclusiva for dummies!

Sarebbe meglio usare il volumetto di storia facile per tutti  e non solo per i ragazzi speciali.

  • costa 6 euro e non 28. La scuola provvede un testo completo in consultazione in classe per i talentuosi e gli iperdotati che giustamente chiedono di più. E intanto le famiglie risparmiano!
  • è più leggero e contiene un programma fattibile
  • usa termini più facili e un vocabolario adatto anche ai ragazzi stranieri.

Meglio fare tutto il programma senza troppi dettagli che non rimanere sei settimane sulla Guerra dei Trent’anni e poi arrivare all’Illuminismo senza toccare la Rivoluzione Francese e Napoleone perchè non c’era più tempo.

la storia in seconda media si approfondisce troppo. poi ci lamentiamo che i ragazzi dormono in classe o diventano iperattivi!

Contro una scuola della banalità

Sento già le voci di chi dice che così si banalizza l’insegnamento.

Per chi può e quindi deve approfondire gli argomenti diventa l’occasione per fargli fare la ricerca su “la pace di Cateau-Cambrésis” e magari il momento per sfoggiare la loro competenza con una scenetta o un cartellone. Ad ognuno secondo i suoi bisogni. Non a tutti il volumone e agli sfigati la versione ridotta. Non ha senso. E’ uno spreco di carta, di buon senso e di autostima.

Una scuola che si lasci ispirare

Vedo sempre più con chiarezza che serve una scuola steineriana non steineriana, una scuola del buon senso, della via di mezzo.

Testo e disegno M. Alessia Bressanin

Testo e disegno M. Alessia Bressanin per gentile concessione della pagina fb Educare Waldorf -scuola steineriana

Portare il cosiddetto approccio steineriano (o qualsiasi altro approccio efficace e valido) nei programmi ministeriali (dove vige una pericolosa anarchia chiamata libertà d’insegnamento) mi sembra una sfida sensata che voglio cogliere.

Non si tratta (come pensano i maligni) di fare un minestrone di vari metodi ma di cogliere il meglio che ogni approccio pedagogico offre mettendo responsabilità là dove occorre risolvere i problemi e le criticità delle singole classi.

Ma chi sei tu? Che ne sai?

Sono un’insegnante della scuola secondaria di primo grado e tutor dell’apprendimento per bambini con Bisogni Educativi Speciali.

Chi mi segue da anni in questo blog coglie un cambio di prospettive e di idee pedagogiche. Cambiare idea è sano, ritornare alle vecchie idee non è reato, ricambiare ancora idea è indice del fatto che siamo vivi e abbiamo ancora voglia di migliorare noi stessi e il mondo. Non bisogna aver paura.

Rileggendo un vecchio post una scuola “per tutti” mi sono chiesta ancora: può esistere una scuola davvero centrata solo sui bisogni degli alunni e non su questioni dialettiche, politiche o di principio?

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La discalculia e l’intelligenza numerica

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La discalculia e l’intelligenza numerica


Scritto il 02 ottobre 2020

Visti da vicino e nonostante le diagnosi e le certificazioni ben pochi bambini hanno davvero il disturbo specifico che riguarda l’abilità di numero e di calcolo chiamata discalculia.
Il problema è che non siamo abituati a pensare in modo numerico.

Il motivo è che l’educazione che riceviamo a scuola e nella società non è pensata per abituarci a usare l’intelligenza numerica.

Immaginate se si imparasse  a parlare non prima dei 6 anni o a muoversi alla scuola materna. Saremmo tutti incapaci di parola o disabili motori.

Allora perchè si impara a fare i calcoli solo alle elementari?
I primi anni di vita sono fondamentali, è Rudolf Steiner stesso a dirlo, e ovviamente non solo lui.

Usa i numeri come parli

Riconoscere e discriminare i numeri appartiene in maniera fondativa al nostro essere umani. Perchè?

Fin dagli albori, l’uomo aveva bisogno di riconoscere in maniera automatica quanti erano i nemici davanti a lui, per proteggersi. Il meccanismo del riconoscimento numerico è quindi molto più antico di quello del linguaggio o delle competenze sociali.

Se non giochiamo con i numeri con i bambini fin da piccoli, come si fa con la parola, con il disegno, con il movimento, allora il rapporto tra la nostra intelligenza numerica e la nostra competenza matematica rimarrà squilibrata e sempre deficitaria (tranne per i pochi cervelloni che ce la fanno da soli)

Daniela Lucangeli, esperta di educazione e plasticità celebrale, lo spiega in modo illuminante.

In pratica la plasticità celebrale, che è fondamentale per mantenere efficiente il nostro modo di pensare, imparare e ricordare, è fortemente influenzata dall’educazione e dall’ambiente.

Ci sono adulti esperti (e genitori che si informano) che sanno fare con i bambini le attività più adatte a sviluppare le abilità e le competenze che servono loro dei bambini. A quanto ammonta il tempo che questi adulti passano con i bambini? Se è tanto avremo dei bambini fortunati. Mi fa impazzire quando Daniela dice questo che è un’assioma dell’educazione . Non voglio spoilerare nulla.

E’ il cosa che fa la differenza

Il modo in cui bambini e insegnanti trascorrono insieme le ore di scuola e la qualità delle relazioni influenza l’esperienza umana fino al punto di plasmare l’architettura del cervello (come pensiamo, come contiamo, come leggiamo) a seconda che l’esperienza sia edificante (potenziamento) o meno (vabbè, capito).

Perchè a seconda di come esercitiamo le nostre funzioni celebrali queste evolvono o meno raggiungendo la zona di sviluppo prossimale di ognuno di noi, ovvero il nostro potenziale. Non vado nei dettagli, ok. (Vigotzky)

Spesso è necessario ricorrere alla la figura del tutor dell’apprendimento, specializzato nell’aiuto e nel sostegno a casa dei ragazzi con bisogni educativi speciali. Ti interessa diventare tutor dell’apprendimento? Scopri come

Nelle scuole steineriane

Nonostante nelle scuole steineriane si giochi tanto con le quantità pare che il problema della discalculia sia presente anche li, come in tutte le scuole pubbliche e private del mondo.

Non sono un’esperta di questo argomento, ma un’idea come insegnante, tutor dell’apprendimento e madre di 3 figli, 2 dei quali 2 hanno frequentato la scuola steineriana e vanno al liceo scientifico, me la sono fatta.

Cosa prevede il programma della scuola steineriana per imparare ad elaborare un’idea del numero sufficientemente concreta e aiutare i bambini ad utilizzare la loro intelligenza numerica?

Per esperienza so che si insegna la geometria con un metodo geniale, che infatti piace loro moltissimo e li fa trascorrere i pomeriggi della prima media a fare disegno tecnico come se fosse un gioco. Stupendo!

Però a 7 anni si comincia con i sacchetti di nocciole (per sperimentare la decina) per fare le addizioni e con l’introduzione delle lettere dell’alfabeto (su fogli senza righe e con l’uso di pastelli) e si va avanti per mesi senza che mai ci sia un momento metacognifivo e si spieghi ai bambini che stanno imparando le unità, le decine, eccetera. Senza chiamare per nome la conoscenza. E questo ha i suoi lati positivi e negativi.

Un aspetto negativo, che oggi vedo e che non vedevo in passato, perchè ero solo una mamma e non una tutor dell’apprendimento è che passano gli anni e i bambini rimangono sottoscolarizzati, senza la possibilità di sfruttare la plasticità celebrale di cui parla la professoressa Lucangeli.

scrittura alla scuola steineriana

Il risultato è che i bambini dotati recuperarenno più avanti, a fatica e con il sudore della fronte il gap che si crea in questi primi anni di bassa scolarizzazione, mentre per i bambini con DSA si aprirà una voragine nell’apprendimento che sarà un vero problema recuperare.

I bambini iperdotati invece, o quelli  più risvegliati nell’aspetto cognitivo lasceranno la scuola steineriana a metà ciclo perchè stufi di aspettare di essere più grandi per fare cose che sarebbero pronti ed entusiasti di fare prima. Una sconfitta per la scuola della libertà!

Con la caparbietà di non voler adeguare anche minimamente il programma didattico ai giorni nostri la scuola steineriana ottiene il risultato opposto a ciò che si prefigge e rischia di perdere l’autorevolezza e la credibilità che, per quanto mi riguarda, ha sempre avuto.

Giochi di numeri


Vi racconto un gioco che mio padre faceva con me e che io ho sempre fatto con i miei bambini dopo cena. Loro si divertivano ed io riuscivo a godermi un po’ le loro facce impegnate nel gioco.

Un bambino esce di casa con 7 euro e va al negozio sotto casa a comprare delle banane che costano 2.50 euro al chilo. Quanti chili può comprare? Pensa alla risposta e non rispondere.

Con il resto decide di fermarsi al negozio delle caramelle per comprare un cioccolatino da 50 centesimi per ogni amico che stasera verrà a cena. Quanti amici potrà invitare a cena?

Stai attento a non rimanere senza cioccolatino però!

Per approfondire

Che cos’è la dislessia

Coordinazione motoria e lateralizzazione

La disortografia e le difficoltà ortografiche

Come prevenire i disturbi evolutivi e del comportamento

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scuola di barbiana- don milani - la scuola steineriana è una scuola elitaria

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La scuola non può essere elitaria


Scritto il 10 settembre 2020

Quando misi piede per la prima volta nel giardino di una scuola steineriana la prima cosa che udii fu un ragazzino che litigava con un altro usando espressioni affatto volgari, niente di sporco e ingiurioso. Pensai: cavolo, anche per dirsene quattro hanno imparato ad usare un modo elegante!

Mantenere le promesse

Negli anni ho coltivato il pensiero che la scuola steineriana fosse un’opportunità d’oro e che  fosse un ambiente democratico e accessibile a tutti (c’erano sconti sulle rette per chi ne faceva richiesta) dove veniva usato un metodo non convenzionale. Oggi invece penso che alcune delle promesse fatte non sia state mantenute, in primis tra tutte l’accessibilità.

Sono passati molti anni, la passione per la pedagogia non è scemata e osservando il mondo dal lato della scuola pubblica che frequentano ormai tutti i miei figli,  il mio punto di vista è cambiato e si è forse estremizzato leggendo Lettera a una professoressa, sull’esperienza della scuola di Barbiana.

scuola di barbiana- don milani

La scuola non può essere elitaria

Chi manda i figli alla scuola steineriana deve poterselo davvero permetterselo. Ci hanno detto che i bambini si stancavano e che bisognava portarli a casa alle 14.30 e possibilmente farli stare a casa o in natura. Niente sport e niente tv fino alle medie.
Mi riferisco ovviamente alla mia esperienza personale di genitore e non posso generalizzare.

E’ chiaro che siamo ad un punto estremo di distrazione in cui i bambini già dalla materna fanno 100 sport e nel resto del tempo stanno incollati agli schermi. Ma ora mi è ancora più chiaro che il sano equilibrio tra il fare (dare stimoli) e il lasciarli fare (togliere stimoli) è ancora più sano e sensato di un regime nel quale gli insegnanti vogliono governare tutto il ritmo della famiglia, spingendosi a dare consigli precisi su ciò che i bambini dovrebbero e non devono fare.

La scuola deve essere a tempo pieno

A chi giova la scuola a tempo ridotto? Ai ricchi e a chi ha stimoli culturali e opportunità. Per gli altri il tempo libero sono troppe ore di solitudine e silenzio che rendono i ragazzi sempre più timidi e preda dei persuasori occulti (pubblicità, social, spazzatura mediatica).

La scuola bisogna parlare

Sapersi esprimere ad alta voce, capire cosa dice l’altro, non importano le sue idee basta che sappia parlare. Questa è uguaglianza. Che ricco e povero possano avere la stessa capacità di articolare il linguaggio, ognuno poi parlerà di quel che sa e più gli argomenti saranno diversi e meglio sarà. Le materie sono solo un’occasione di confronto.

Dove si lascia che questo avvenga? Nella scuola pubblica il tempo è poco quindi bisogna spiegare, inoltre è richiesto loro di parlare solo durante le interrogazioni (quindi sotto giudizio).
Nella scuola steineriana chi impara a parlare lo fa per talento naturale non certo per esercizio visto che si sta in silenzio la maggior parte del tempo.

Per imparare ad ascoltare gli altri bisogna avere il proprio turno di parola, senza secondi fini (la valutazione).

La scuola non deve sorvegliare

I ragazzi non sono ladri, non hanno bisogno di essere controllati. Gli insegnanti devono aiutare non assicurarsi che non copino. Si parla tanto di responsabilizzare e poi si fa la commedia, li si tratta come cretini e svogliati. Lasciamoli fare e spiegare perchè fanno in quel modo e non in un altro. Cambieranno razza da soli con il tempo e se non lo faranno siamo certi il nostro controllo sarebbe stato comunque inutile. A scuola serve fiducia, i ragazzi devono sentire che ci fidiamo di loro per questo dobbiamo organizzarci affinchè attorno a loro questo clima si respiri e non sia solo detto con le parole.

L’autonomia che si respira nella scuola pubblica a volta ha il sapore del disinteresse. Al contratto nella scuola steineriana non esiste autonomia, i bambini non sono neanche liberi di organizzare i giochi da fare nell’intervallo perchè la maestra sceglie un gioco e lo fa con loro. E non si gioca a calcio! Il perchè non è mai stato detto (forse perchè troppo popolare?).

Ora, dov’è il confine tra il disinteresse e il supercontrollo? Quel limite è esattamente la via di mezzo più precaria del mondo. E’ un confine che cambia ogni giorno, da ridefinire con la contrattazione e con l’ingegno a seconda dell’aria che tira.

Ecco perchè non esiste un metodo che funzioni, una scuola che funzioni, un insegnante che funzioni sempre. Esistono le esperienze di ognuno di noi. E i luoghi per condividere nell’ottica di arricchire le proprie capacità di scelta.

 Gli insegnanti che funzionano

Gli insegnanti amati dai ragazzi sono mediatori dell’apprendimento, facilitatori e gli organizzatori dei saperi, non sono quelli che si mettono in cattedra a spiegare. Sono i ragazzi che hanno bisogno di fare non gli adulti. Gli adulti devono mettersi al servizio di una didattica inclusiva che necessariamente esclude un po’ il loro protagonismo. E’ osceno da dire, ma molti insegnanti si sentono depositari del sapere e hanno bisogno di sentirsi al centro della scena e questo li rende inascoltabili anche se sono preparatissimi e coltissimi.

Approfondisci

Che siate o meno convinti che la scuola steineriana sia la soluzione migliore per i vostri figli vi auguro di potervi aprire al dialogo.

Leggi su Internazionale l’articolo dell’insegnante Franco Lorenzoni 5 ragioni per tornare a don Milani

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disegni di forma

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Extra Lesson: esercizi per bambini dislessici


Scritto il 10 aprile 2019

Secondo studi pedagogici le difficoltà di apprendimento nascono oltre che da una predisposizione genetica anche da un senso di disorientamento spaziale. E a scuola si può far molto più che certificare, dispensare e compensare.

geometria classe sesta - courtesty of alabama waldorf school

La scuola che vogliamo

può essere un ambiente portatore di salute e di fiducia sociale. Un luogo di accoglienza dove i bambini sono in movimento insieme ai loro insegnanti perchè il corpo collabori nell’apprendimento, non sia un ostacolo all’imparare, da tenere fermo il più possibile.

Perchè i bambini non stanno mai fermi?

I bambini hanno bisogno di muoversi per mille motivi che vi racconto tra un attimo. E spesso agli adulti danno fastidio. A me per esempio i bambini sempre in movimento mi disturbavano.

Infatti mi sono serviti tre figli maschi super-attivi per imparare tantissimo. Cosi tanto che ci ho scritto un libro pubblicato da Natura e Cultura la stessa casa editrice del mio guru Henning Köhler..

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Vivere semplice, il libro racconta la storia di una famiglia che scopre la pedagogia steineriana e inizia a permettere ai figli cose strane come  arrampicarsi sugli alberi, fare il falò in giardino e andare in giro nudi sotto la pioggia. Con le conseguenze sociali che ne derivano.

Un’avventura che mentre crescevo i miei figli ha fatto crescere anche me.
Clicca qui per comprarlo subito:

Che cos’è Extra Lesson?

Extralesson è un programma di sostegno per bambini e ragazzi con Bisogni Educativi Speciali (BES) e per chi ha difficoltà nella scrittura e lettura, come i bambini con dislessia e disgrafia.

E’ una pratica di pedagogia curativa proposta da Audrey McAllen, un’insegnante inglese della scuola steineriana. Trae i suoi fondamenti dalla teoria pedagogica di Rudolf Steiner. La Lezione in più è il testo di riferimento in italiano.

Lavora attraverso esercizi/giochi di movimento, il disegno e la pittura, attività inclusive che possono essere svolte singolarmente da un terapeuta curativo ma anche essere fatte con continuità anche pochi minuti al giorno come base ritmica della giornata, da parte dell’insegnante di classe, già a partire dalle prime classi della scuola elementare.

Il ritmo alla base di tutto

Come sapete nella pedagogia steineriana si dà molto valore al ritmo: noi siamo ritmo e viviamo costantemente immersi nel ritmo fisiologico del respiro o dell’alternanza sonno/veglia e in quello più esteriore delle nostre abitudini.
Qui un approfondimento sull’importanza del ritmo.
E qui degli esercizi di percezione del proprio corpo.
A scuola la giornata inizia con una parte ritmica: si fanno giochi basati sul ritmo, si canta, si suona e si ripetono insieme le tabelline o le regole grammaticali. Lo si fa giocando, battendo i piedi, saltando la corda. E’ più facile ricordare quando ci si muove. Avete mai notato che quando i bambini ripetono la lezione si alzano dalla sedia? Lasciateglielo fare!

E chi ha difficoltà ad imparare?

Ogni difficoltà di apprendimento parte, secondo questa impostazione, nasce da un senso di disorientamento spaziale: da qui nasce l’esigenza di pensare una serie di giochi che aiutino bambini e ragazzi a sviluppare consapevolezza del proprio corpo nello spazio.
E’ stato osservato come il bambino dislessico o disgrafico spesso non abbia una lateralizzazione predominante e le sue difficoltà sia connesse al non completo superamento delle tappe evolutive legate all’acquisizione dello schema corporeo.

Chiedi al bambino di toccare con la mano destra la punta dell’orecchio sinistro. Lo fa subito? Senza difficoltà? O si contorce, rimane a pensarci, si mette a ridere e scappa via? Questa è quella che Extra lesson chiama esercizio di geografia corporea.

Clicca per sapere in cosa consiste la lateralizzazione predominante e come si può lavorare con il bambino per fargliela conquistare.

Esercizi per tutta la classe

Questi giochi che si svolgono di solito in cerchio, a coppie, con l’uso della palle e palline, sono adatti ad essere svolte da tutta la classe,  aiutando il gruppo classe a formarsi e a non lasciare indietro chi ha qualche difficoltà.

Giochi per bambini e ragazzi dislessici, disgrafici e BES

Un grande vuoto che si incontra arrivando alla scuola elementare è che tutta la didattica è mediata dalla razionalità. Come se per imparare bisognasse stare per forza fermi davanti ad un banco con carta e penna in mano. In realtà passando dalla materna alla prima quindi dal gioco alla scuola bene sarebbe importante far entrare gradatamente l’apprendimento nel gioco.

Perchè non tutti i bambini hanno facilità ad adattarsi agli standard scolastici, ma ciò non significa necessariamente che abbiamo delle incapacità.

La Extra Lesson ha strutturato tanti giochi:

  • di memoria,
  • giochi di riconoscimento non visivo e di memoria alfabetica,
  • giochi sensoriali,
  • giochi di spelling e riconoscimento delle lettere,
  • esercizi di lettoscritture con le non parole,
  • esercizi di discriminazione tra parole omofone e omografe
  • giochi di attenzione e di ascolto,
  • di geografia rappresentativa, di concentrazione,
  • di rafforzamento del gruppo
  • di disegno di forme di cui qui abbiamo dato solo un breve cenno.

disegni di forma

Resta moltissimo da imparare a patto che l’atteggiamento interiore dell’insegnante sia quello giusto per iniziare:

  • accogliere con devozione
  • accompagnare con amore
  • lasciare andare nella libertà

ovvero che l’insegnante sia disposto a mettersi in gioco e ad osservare senza giudicare.

Extra Lesson nel mondo

Theextralesson.com

Balance in childhood

Waldorf Resources.org

Healing Education.org

Well balancedchild.com

Come aiutare i bambini con dislessia?

Una delle modalità più avanzate e riconosciute come efficaci negli ultimi anni è lavorare con il movimento. Tutti i bambini imparano meglio muovendosi e associando la concentrazione al divertimento ma i bambini con disturbi dell’apprendimento sono sicuramente i primi a beneficiare di questa modalità che è giunta recentemente anche in Italia e prima di tutto nelle Marche.
Speriamo che metodi come l’extralesson o imparare con il movimento vengano presto adottati in tutte le scuole primarie e secondarie di primo grado.

Che le difficoltà di apprendimento nascano da un senso di disorientamento spaziale non è solo un’intuizione della pedagogia curativa steineriana. Ecco qualche altra fonte di documentazione:

Didattica e scienze motorie Tesi di laurea di Pasquale Moliterni

http://lineadidattica.altervista.org/files/Corso-PDP-Busto-Arsizio-2014.pdf

https://bischfit.ch/it/u/scuola-in-movimento/

https://www.mobilesport.ch/actualita/tema-del-mese-122016-muoversi-di-piu-nella-scuola-dellinfanzia/
da questo articolo abbiamo preso in prestito la foto in homepage, grazie!

Tanti modi per imparare a scrivere

Sempre più spesso i bambini con disturbi dell’apprendimento vengono dispensati dallo scrivere a mano e gli viene proposto un tablet o un computer. Ma anche scrivere sulla tastiera senza averne le competenze può essere una faticaccia.

Impara a scrivere con 10 dita sulla tastiera del computer. Ho scritto una piccola guida per bambini e adulti che vogliono imparare a scrivere con 10 dita sulla tastiera, usando risorse gratuite in rete e qualche consiglio segreto (che conoscono tutti quelli che hanno fatto dattilografia a scuola!!).

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copertina_viveresemplice

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Di cosa parla il libro Vivere semplice


Scritto il 22 agosto 2018

Vivere Semplice il libro di Sabrina D'Orsi

Vivere semplice? Sembra un paradosso. Sono madre di 3 figli maschi: il più grande ha 16 anni, il più piccolo 8. Prima di avere figli avevo tanti interessi e una bella carriera ed ero ben poco interessata ai bambini. Poi è cambiato tutto.

La prova del 9: diventare genitore

Diventare madre è stato difficile: ero troppo perfezionista e ansiosa, volevo avere tutto sotto controllo ma sfuggiva sempre qualcosa. I bambini sembravano sempre agitati, urlavano e buttavano tutto all’aria. Vivere semplice non era certo fattibile, con queste bestioline in casa.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Sapevo solo urlare, deprimermi e poi urlare ancora. Altro che Vivere semplice! Mi sentivo un’incapace. Ci tenevo cosi tanto a fare il mio meglio, ma la mia buona volontà non serviva a niente.

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Pensavo fosse colpa mia se i miei figli erano agitati e incontenibili.
Ed era un po’ vero, a dir la verità. Ma questo lo scoprii molto tempo dopo, quando imparai ad esercitarmi quotidianamente per centrare me stessa ed essere meno reattiva, per mettere ritmo, abitudini, consuetudini che hanno reso i bambini molto più sereni, calmi e centrati.

Liberi di giocare tranquilli senza bisogno di fare sempre capricci.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Imparare ad essere le persone che vogliamo essere

Ecco da dove inizia la normalissima storia di una mamma insoddisfatta di sè che sente l’urgenza di imparare ad essere più efficace e paziente.

I nostri figli imparano da ciò che siamo

Loro imparano dalle nostre reazioni, da quella parte di noi che non controlliamo.

All’inizio è cosi difficile essere le persone che vogliamo, poi scopri che è una questione di volontà e di allenamento: è una sfida.

Una delle più belle della vita perchè alla fine ottieni un doppio risultato (e io adoro i risultati doppi): diventi una persona migliore e la relazione con i tuoi figli, come per magia, diventa armonica.

Dal mio cambiamento è scaturita accettazione e gratitudine per come sono e per il fatto di essere testimone della loro crescita.

E questa gratitudine sembra essere olio nel motore della famiglia, perchè tutti si rilassano e non c’è più bisogno di rivendicare, giudicare, accusare.

 

3 modi di creare relazioni più felici e profonde: ascolta l’intervista su Radio Cusano Campus

 

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Come averlo

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

 

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  la tua copia arriverà entro pochi giorni fresca di stampa.

Il libro è su tutte le piattaforme online come Amazon, Feltrinelli e il Giardino dei Libri. Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

 

Mettere in atto il cambiamento

Quello che nel concreto ho fatto per mettere in atto il cambiamento è stato

  • capire cosa conta davvero per me e farne una priorità
  • trovare uno stile di vita semplice, più vicino ai miei bisogni
  • liberarmi dalle opinioni degli altri
  • imparare a pesare le parole e a non usarle come armi contundenti.

A forza di cercare ho capito che per me era importante diventare un essere umano degno di essere imitato.

copertina_viveresemplice

Ritmi e Abitudini

Questo significa smettere di fare una serie di cose e cominciare a farne altre. Quanto è difficile cambiare lo sappiamo tutti, ma il segreto è partire dalle cose più umane e da quelle più quotidiane:

  • instaurare sane abitudini
  • creare dei ritmi di famiglia che ci aiutano a dare una forma alla quotidianità
  • smettere di lamentarsi, di criticare e di giudicare
  • imparare a sbagliare, non essere permalosi
  • mettersi alla prova e non smettere mai di imparare

Il cervello e i sensi del bambino

Perchè i bambini hanno bisogno di adulti cosi per crescere bene?

Nel libro parlo anche di come si sviluppa il cervello del bambino piccolo, di come le esperienze  influenzano l’apprendimento e di come accompagnare il maniera adeguata la crescita del bambino in base alle età evolutive che attraversa.

A partire dai primi mesi di vita fino all’incontro con i media e i social, per aiutarli a gestire la loro identità digitale senza rimanere schiacciati dall’abuso di tecnologia.

Vivere semplice con la scuola steineriana

Certo che parlo anche di scuola steineriana! E racconto alcuni episodi che mi hanno fatto innamorare di questa pedagogia non convenzionale e mi ha ispirato nuovi modi di affrontare le difficoltà.
L’obiettivo non è convincervi che la scuola è migliore di altre ma favorire idee e riflessioni nuove per chi non la conosce e di raccontare a chi la conosce il mio punto di vista su questo approccio educativo prezioso e peculiare, che tanto mi ha ispirato in questi anni.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  la tua copia arriverà entro pochi giorni fresca di stampa con un costo di spedizione di 3,50 euro.

Il libro è su tutte le piattaforme online come Amazon, Feltrinelli e Il Giardino dei Libri. Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

 

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asilo nel bosco a zurigo WAKITA

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L’asilo nel bosco: dove i bimbi trovano se stessi


Scritto il 04 giugno 2018

wakita asilo nel bosco in Svizzera

Quando nel 2005 in Italia non esistevano ancora asili e scuola nel bosco, avevo notato che alla scuola steineriana i bambini stavano in giardino con qualsiasi clima e un giorno a settimana andavano nel bosco dietro alla scuola. Cosi mi incuriosii. Non erano forse più calmi e non giocavano di più perchè stavano più all’aperto?

Decisi di verificare di persona, contattai un asilo nel bosco in Svizzera e chiesi di essere accettata come osservatrice… dissi che avrei voluto aprire un asilo nel bosco a Roma (e qualcosa di vero c’era).

Ci andai a gennaio, c’era più di un metro di neve, ma i bambini dai 3 ai 6 anni stavano nel bosco dalle 9 alle 16 e rientravano solo per fare il cerchio finale.

I maestri mi dissero che l’unica condizione atmosferica con cui non uscivano era snow storm (bufera di neve) perchè rischiavano di volare via. Non potevo crederci.

Cosa fanno i bambini nel bosco?

La giornate avevano  un ritmo calmo e routine strutturate. I bambini arrivavano presto e sapevano cosa c’era da fare: prepararsi per l’avventura quotidiana. Gli educatori lasciavano il tempo perchè facessero tutto da soli: mettersi i pantaloni da pioggia, giacche e stivali, guanti e cappelli. Ci mettevano anche 40 minuti ma nessuno batteva ciglio. Stavano imparando.

Io il terzo giorno ero già isterica. Non riuscivo a capire come facessero ad essere tutti cosi calmi e pazienti.

Arrivati nel bosco dopo 30 minuti di passeggiata c’era chi si metteva a giocare, chi si arrampicava, chi raccoglieva le foglie… Dappertutto c’erano bambini che badavano a sè, giocavano in modo profondo, concentrato e risolvevano i loro problemi. Tutto nel più religioso silenzio.

Gli adulti montavano corde per farli arrampicare, accendevano il fuoco per cucinare il minestrone, tiravano fuori scatoline piene di coltellini con la punta arrotondata e altre scatoline con pezzetti di formaggio per lo spuntino.

La solita mamma italiana

Ed io? Invece di godermi la scena non ero capace di star zitta, cercavo qualsiasi scusa per rendermi utile: chiamavo un educatore per dirgli che quel bimbo era salito troppo in altro, volevo aiutare un bimbo a tirarsi giù i pantaloni per fare pipi. E loro mi guardavano con aria compassionevole pensando che infondo ero solo un’ansiosa mamma italiana!

asilo nel bosco a zurigo WAKITA

Cosa ho imparato da questa esperienza?

Non importa da dove cominci, se vuoi puoi imparare tutto.

Mi era bastata una settimana per cambiare completamente atteggiamento, mettere a tacere i preconcetti (non si possono perdere 40 minuti per infilarsi un paio di stivaletti, non potete aiutare questo bimbo per piacere?) il giudizio (quanto sono insensibili questi educatori che portano i bambini al freddo e al gelo anche quando nevica) e tornare a casa con una fortissima motivazione: forse non avrei aperto un asilo nel bosco ma avrei portato nel bosco i miei bambini, tutti i giorni.  Come lo racconterò più avanti.

Durante quelle passeggiate i bambini trovano il loro tempo e quello fa scattare la magia del gioco profondo e ininterrotto, dove il “cavallino della fantasia” comincia a galoppare e non si ferma più.

Il cavallino della fantasia

Ho chiamato cavallino della fantasia la creatività, quella forza attentiva che ci rende capaci di dare priorità a ciò che conta davvero.

E’ la galoppante capacità di immaginare e costruire un  gioco dove si stabiliscono e rispettano le regole, ci si esercita per la vita, si fa attenzione alle priorità necessarie perchè il gioco funzioni.

Quando un figlio si annoia prova a dirgli: non succede nulla se ti annoi, quando meno te lo aspetti il cavallino della fantasia ricomincerà a galoppare e ti verrà di sicuro in mente qualcosa di bello da fare” e immancabilmente questo succede.

Far galoppare la creatività

Il bambino cerca di far galoppare il suo cavallino in modo istintivo se non viene distratto da tutto il resto, ma è ovvio che questo comporti un impegno e una volontà di fare che sono dispendiosi.

E’ certo più facile trovare il gioco già fatto e solo da giocare, magari in modo interattivo ma cosi non esercita nulla, neanche la voglia di giocare.

Tutti gli altri hanno la playstation

Spesso i bambini piccoli insistono perchè vogliono giocare con i videogame. Tenere duro non è una sconfitta, sorridere non significa abbozzare, avere fiducia è un atto rivoluzionario quando tuo figlio di 6 anni ti dice mamma hanno tutti la playstation ed io no!

Pare che quello che fan tutti sia automaticamente giusto e lecito. A me pare di no.

La miglior ricompensa

Quando poi scatta il cavallino e il bimbo corre in camera a fare, beh questa è la miglior ricompensa per un genitore che nell’immaginazione ci crede davvvero.
La fretta è nefasta, se iniziate a pensare che non ce la fate, che il bambino con la sua insistenza vi rende nervosi,  allora gettate la spugna, consegnate il qualsivoglia telecomando e vi accasciate sfinite sul divano, pensando che “vivere semplice” non era poi cosi facile.

Forse non è facile, ma ne vale la pena.

Saper dare dei limiti, conquistare la padronanza del proprio tempo e di quello dei bambini, trovare un centro, affrontare la vita con quiete e sicurezza ne vale davvero la pena.

Ne parlo diffusamente nel libro, che è quasi pronto! Sarà in libreria il primo settembre, giuro.

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Crisi e crescita personale

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Crisi e crescita personale


Scritto il 19 febbraio 2018

@jakeufkes

@jakeufkes

Per alcuni non è chiaro cosa siano i percorsi di crescita personale e l’equilibrio interiore, ma è difficile per gli altri spiegarlo con parole comprensibili.
Perchè è un bisogno e comunicare i propri bisogni significa ammettere di aver bisogno di essere capiti dagli altri. Imbarazzante. Inoltre magari è un bisogno che non tutti hanno.

Trovare parole per descrivere quel senso di straniamento, di isolamento, di perdita di senso, di impotenza che ci allontana da noi stessi richiede cautela.

Molte persone sentono il bisogno di incamminarsi in un nuovo percorso di vita che faccia chiarezza. Non si sentono a loro agio nella contemporaneità e cercano modalità e strategie per riorganizzare il proprio essere nella vita di tutti i giorni.

Il motivo può anche non essere la contemporaneità con i suoi malfunzionamenti, può trattarsi di una crisi personale che arriva (non per caso) ad un certo punto della propria vita oppure che giunge più volte in fasi diverse.

Crisi_Biografiche Natura e Cultura editriceHo trovato un libro che esprime tutto quanto con le parole migliori possibili e ne da conto attraverso un breve excursus storico delle correnti di pensiero che se ne sono occupate.
E’ Crisi biografiche, occasioni di vita. Lo sviluppo dell’uomo tra giovinezza e anzianità.

L’autore è Bernard Lievegoed psichiatra di formazione, pedagogo, docente universitario olandese e fondatore dell’Istituto Pedagogico Olandese per il Commercio e l’industria.

Qui c’è la scheda del libro Crisi Biografiche casa editrice Natura e Cultura. Puoi comprarlo sul sito Feltrinelli con lo sconto del 15%.
Questa non è una pubblicità, ma un caloroso invito alla lettura per persone che come me sono alla ricerca delle vere domande e delle proprie personali risposte esistenziali.

L’autore, come figure del calibro di Adriano Olivetti ha saputo portare le peculiarità delle varie fasi dello sviluppo personale all’interno degli apparati organizzativi.

Essere in ascolto della vita

Una cosa è certa: per chi vive ascoltando la propria voce interiore la quotidianità non è facile perchè il proprio agire e pensare non sono più guidati dai luoghi comuni e dalle convenzioni sociali.
Che cosa ci guida allora?

Le azioni che compiamo tengono in considerazione molteplici fattori e si accompagnano ad intuizioni, associazioni di significato,  attribuzione di valore, stati d’animo che influenzano il modo stesso di percepire il mondo. Detto in altre parole: vivere con consapevolezza fa assumere alla vita significati molto diversi da quelli usuali e impone di cercare senso in pieghe inedite della vita e di non smettere mai di scavare sotto la superficie delle cose.

Le età della vita

Il corso della vita umana che compone la biografia dell’uomo è una vera e propria opera d’arte che si dispiega sotto tre punti di vista: quello biologico, quello psichico e quello spirituale. Il lavoro biografico è una pratica terapeutica e di autoeducazione di ispirazione antroposofica il cui obiettivo è quello di risvegliare un nuovo sguardo su se stessi che sia foriero di nuove domande e nuovi punti d’osservazione.

Durante la vita esistono tappe più o meno obbligate che l’uomo si trova a compiere, e ogni fase è caratterizzata da elementi particolari. Esistono vari modelli secondo i quali la vita dell’uomo viene suddivisa in periodi, molto simili in tutte le culture e le epoche.
Il metodo greco dell’ hepdomaden: 10 fasi da 7 anni ciascuna che i romani hanno accorpato per creare una suddivisione in fasce da 14 anni l’una fino ad arrivare alla psicoanalisi di Freud e alla psicologia dell’età evolutiva.

Nell’adolescenza insieme alla provvisorietà c’è l’assolutezza delle propri convinzioni, il rifiuto del compromesso, la protesta contro l’ingiustizia, il coraggio di iniziare ad assumersi la propria responsabilità individuale.
Nella fase mediana della vita (21-42 anni) il carattere si è plasmato con il superamento degli ostacoli e delle resistenze della vita. Disillusione e oggettività sono il prezzo da pagare, il pone ora la domanda decisiva, se sia possibile trovare altri, nuovi valori.
Scoprire che noi stessi siamo questi valori, nella misura in cui li realizziamo nella nostra esistenza personale, mi giunge forte e chiaro dopo quasi 15 anni che mi esercito.

Ricordate quando avevamo i bambini piccoli e dicevamo a noi stessi che volevamo essere umani degni di essere imitati, avendo appreso i fondamentali effetti che l’imitazione aveva sui bambini?

Fare per gli altri, fare per sè

Ci siamo esercitati a diventare degni di incarnare quei valori e lo abbiamo fatto solo per amore dei nostri figli ma poi ci siamo accorti che quell’obbiettivo era duplice: lo facevamo per loro nella stessa misura in cui lo stavamo facendo per noi, per trovare i nostri valori fondativi e il nostro leitmotiv.

…il leitimotiv si può cogliere nella reazione dell’individuo ai fattori ereditari e all’educazione ricevuta …

A me questa una riflessione sembra una bomba: intuitivamente lo sapevo già ed è il motivo per cui mi sono appassionata negli anni alla pedagogia. E’ anche il motivo per cui mi sento una sopravvissuta anzi una resiliente e sono grata alla mia famiglia per le difficoltà che mi ha portato involontariamente incontro.

Avere coscienza del proprio valore

Avere coscienza del proprio valore (conoscenze, esperienze di vita e capacità di giudizio) e contemporaneamente liberarci dalla prigionia dell’ego (volontà di affermazione personale, aspirazione di potere): ecco la missione da compiere tra i 40 e i 50 anni secondo l’autore.

Dopo ci sarà solo più da decidere una volta per tutte con quale atteggiamento andare incontro alla vita che resta e sarà il momento di porsi nuove domande. Non più chi sono ma per quale scopo voglio impiegare i miei talenti? qual è il mio vero compito?

E’ necessario fare è allargare il proprio orizzonte, fare il punto della situazione, correggere la rotta per realizzare il proprio fine, lo scopo. Che cosa voglio? Sono nel posto giusto? 

L’autenticità delle persone

Ti capita mai di sentire un adolescente esprimere un giudizio impietoso ma verissimo a proposito di un adulto o di un insegnante? E come se fosse in grado di fargli radiografia morale.
I giovani sanno riconoscere a prima vista chi ha saputo liberarsi dalla prigionia dell’ego e lo considerano personale autorevole e di riferimento. Tutti gli altri non contano più nulla per lui perchè non è attratto nè dalla posizione, nè dal sapere, nè dal prestigio di queste persone.

Esercitare l’imperturbabilità

Alla ricerca di un equilibrio sempre più ambito sono approdata alla meditazione ma questo è un altro paio di maniche. L’autore ne parla a tratti soffermandosi sull’introspezione, sullo studio fenomenologico e su quella che Rudolf Steiner chiama la concezione goethiana del mondo.

Ma non voglio dirvi troppo… buona immersione in voi stessi.

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Promosso al liceo dopo la scuola steineriana: si può

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Promosso al liceo dopo la scuola steineriana: si può


Scritto il 16 giugno 2017

peo

Liceo: eccomi, sono pronto!

Essere promossi a giugno al liceo è una grandissima soddisfazione! Oggi il nostro figlio quindicenne ha concluso il primo anno di Liceo Scientifico, dopo gli otto di scuola steineriana. E  ce l’ha fatta nonostante tutti i gufi che in questi anni hanno pensato che questa scuola non preparasse, che fare arte, legno e disegno non servisse a niente, che era solo tempo perso.

La scuola steineriana prepara per il liceo

A tutti loro noi diciamo: vi siete sbagliati! La scuola steineriana prepara alla vita e al liceo e lo fa in maniera egregia. Lorenzo Pedro ha fatto un gran numero in meno di ore di scuola, di esercizi di matematica, grammatica e storia… e in quelle ore di fatiche risparmiate intanto si è innamorato della vita e del sapere senza voti e senza libri, ha sperimentato con le mani e con i sensi tutti i materiali, ha scritto un sacco di poesie, di versi, di rime, ha usato il pensiero laterale, imparato a farsi domande e a risolvere problemi.

E’ diventato un lettore forte, uno che non ha paura dei voti e che studia per sapere.
E ora è pronto per il liceo come tutti gli altri, è maturo per studiare, ha voglia di farlo, non gli pesa impegnarsi, non ha paura di essere rimasto indietro perchè sa tirarsi su le mani  e ha colto la sfida. Vincendola! E il liceo che ha fatto è anche considerato uno di quelli difficili, storicamente dicono di destra, il Kennedy.

Il Kennedy liceo all’altezza delle aspettative

A me sembra un liceo stupendo, dove gli insegnanti sono umani, ci tengono a non lasciarti indietro e ti tengono il fiato sul collo quanto basta per farti rigare dritto…

Stamattina si è alzato presto ed è andato davanti a scuola a vedere “i quadri” che uscivano alle 10 ma li non c’era nessuno. Erano tutti a casa a controllare i voti sul registro elettronico dai loro cellulari… Lui è tornato con una grande soddisfazione nel cuore e si è chiesto perchè non erano tutti li a festeggiare…

Ma sono tante le cose che ci siamo chiesti in questo bellissimo anno di scuola in cui lui ha tirato fuori tutta quella volontà che ha esercitato alla scuola steineriana.

Ecco alcune delle sue riflessioni ad alta voce che ho memorizzato:

  • in classe ognuno pensa per sè, perchè i ragazzi non si aiutano tra di loro nei compiti?
  • non capisco perchè alcune ragazze piangono dopo un voto mediocre, sembra quasi che studino solo per quello!
  • si, questa parte di matematica non l’ho fatta alla Steiner, ma ora me la studio, non c’è problema.
  • che figo in questa scuola non danno compiti (a settembre quando non aveva ancora scoperto che esisteva il registro elettronico e che doveva scaricarsi la app sul telefono per guardarli!)

Si è vero, un po’ marziano è, un po’ marziani siamo tutti noi che veniamo dalla scuola steineriana. Ma se prima pensavo solo che essere diversi fosse faticoso ora so che le soddisfazioni sono direttamente proporzionali alla fatica.
E la prof. di geostoria che lo ha rimandato nel primo quadrimestre e gli ha dato 7 nel secondo ci ha detto: “questo ragazzo è eccezionale, potrebbe anche non aprir libro perchè ascolta le lezioni come se fossero l’unica possibilità che ha di imparare, ma dove ha studiato… all’estero?”

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l'empatia si impara a scuola - contro il bullismo

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L’unico motivo per mandare i figli alla scuola steineriana


Scritto il 08 marzo 2017

l'empatia si impara a scuola - contro il bullismo

Se state leggendo questo articolo è perchè ho usato un piccolo stratagemma retorico, non arrabbiatevi. Volete sapere l’unico motivo per cui ha senso mandare i figli in una scuola steineriana? Ebbene, sappiate che i motivi sono tanti e questo blog è il posto giusto per scoprirli.

Ma oggi in occasione del 2 aprile, giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo. Stavo leggendo l’articolo di una madre che chiede agli altri bambini di non fare i bulli contro suo figlio autistico e ho pensato quando la scuola e la famiglia siano di fondamentale importanza per crescere persone che hanno rispetto degli altri.

Se siamo nelle condizioni in cui siamo dobbiamo quindi guardare meglio a ciò che non funziona proprio li: nelle scuole e nelle famiglie. C’è indifferenza e scaricabarile. Prendersi delle responsabilità sembra la cosa più difficile del mondo. Soprattutto per noi adulti.

Imparare a stare con gli altri

Per imparare il rispetto dell’altro a scuola è necessario che gli insegnanti siano persone che tengono in conto l’essere umano non solo per sue competenze e che si prendano cura della sua socialità. Maestri che dedichino tempo alla condivisione delle emozioni e della comune umanità sempre più data per scontato e bambini che abbiano tempo per relazionarsi tra di loro.

L’attenzione solo ai programmi e ai compiti in classe non creano un mondo migliore.

Perchè imparare a stare con gli altri, con tutti gli altri, è un elemento fondativo della società e dell’essere umano. Alla scuola steineriana i bambini saranno stati poco scolarizzati ma di sicuro imparano il rispetto degli altri, la cura, l’attenzione per i più deboli e il valore della diversità. Almeno questa è la nostra esperienza!

Potete anche obiettare che nella scuola steineriana i bambini gravemente disabili sono pochissimi e questo è vero (mi piacerebbe raccontarvi cosa fanno con i cosiddetti ADHD). Ma non basta avere un compagno disabile per imparare ad accettarlo, soprattutto se i docenti non sanno come relazionarsi e finiscono per essere i primi a metterlo involontariamente da parte perchè non dia fastidio.

Raccontare il valore della diversità

Per imparare il valore della diversità bisogna essere dei diversi forse e quelli della scuola steineriana lo sono. Per loro sono importanti prima di tutto l’empatia, le capacità relazionali dei bambini, la loro possibilità di diventare esseri umani virtuosi, rispettosi, degni di essere imitati. Solo dopo vengono le abilità cognitive, la performance, i bei voti. Per questo vengono presi in giro e vessati da tanti supponenti esperti che hanno certo altre priorità in mente.

Forse è per questo che in generale mi sento di dire che i bambini che provengono dalla scuola steineriana hanno rispetto e cura degli altri, proprio perchè sanno quando è difficile pensarla diversamente dalla massa e quanto si viene per questo costantemente attaccati.

Più attività per imparare a stare insieme

In queste pagine e anche nel mio libro trovate la narrazione di tante attività che si fanno nella scuola steineriana: giocare, lavorare a maglia, fare arte che lavora sulla sfera emotiva (e che allena la nostra capacità di commuoverci), fare geometria usando il corpo, saltare la corda per imparare le tabelline. Ebbene, tutto ciò forse può sembrarvi fuori tema in questo articolo. Ma se andate un po’ sotto la superficie troverete nessi interessanti.

Ps: Ovviamente non è solo la scuola steineriana ad occuparsi dell’essere del bambino in tutta la sua integrità. Vi parlerò presto di un’altra scuola meravigliosa che ho conosciuto ma è una sorpresa per soli torinesi.

Vivere semplice, il libro

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  o su tutte le piattaforme online come Amazon (con lo sconto del 15%), Feltrinelli e il Giardino dei Libri.

Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

Ho l’ambizione di dire che questo libro è per tutti i genitori e insegnanti, quelli che hanno figli ed alunni normodotati e quelli che ne hanno speciali. Anche per loro serve inclusione, ma per chi non serve?

E visto che il libro parla di sfide qui sono benvenuti tutti i coraggiosi.

Evento speciale a Roma

bes4maggio

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E’ ora di lasciare la scuola steineriana

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E’ ora di lasciare la scuola steineriana


Scritto il 11 settembre 2016

Sono passati un po’ di anni da quando vi raccontavamo quotidianamente l’avventura della nostra famiglia che aveva scoperto la scuola steineriana e aveva avuto il coraggio (oltre che la possibilità) di buttarsi a capofitto in questa meravigliosa avventura. Era una gioia condividere con voi questa scoperta che ha portato senso e una direzione necessaria nel nostro modo di crescere questi tre bei maschi che ora hanno 6, 12 e 14 anni.

ala2016

Siamo ad un punto di svolta: Lorenzo Pedro ha finito l’ottava classe alla scuola steineriana ed è pronto per cominciare il liceo, dove peraltro è entrato per merito avendo preso 9 agli esami. (prima escluso dal liceo prescelto è stato ripescato poche settimane fa e ha avuto accesso alla sua scuola d’elezione). Lorenzo lascia la scuola steineriana con grande nostalgia e con profondo senso di gratitudine per l’esperienza che ha avuto modo di concludere e di coronare con la grande recita di ottava classe, dove insieme alla sua classe ha messo in scena un’opera di Shakespeare. Che emozione!

Zeno, con l’esame di quinta elementare ha deciso di dire addio alla scuola steineriana: dopo tanti anni in cui la scuola è stato il suo mondo caldo e avvolgente ora dodicenne scalpita per andare alla scuola pubblica e dopo una lunga osservazione abbiamo deciso di accontentarlo. Vuole i voti, non vede l’ora di studiare sui libri, brama un po’ più di anonimato e di indipendenza, forse la scuola steineriana e il ciclo di otto anni non sono per tutti, e forse ora possiamo dirlo.

E’ strano e divertente però ascoltare i discorsi dei fratelli che quando si confrontano sembrano andati in due scuole diverse: il primo stende le lodi del metodo di studio che ha imparato, di come gli insegnanti si relazionano ai ragazzi, di quanto ha imparato a stare al mondo, mentre Zeno è più critico, scettico e a volte ci accusa di aver scelto per lui una scuola troppo facile e allo stesso tempo troppo rigida. Che dire…

fratelloni

Emilio che andava già alla scuola pubblica farà seconda elementare. Nonostante un’amica abbia avuto un’esperienza poco felice nella stessa scuola, noi siamo stati fortunati: i maestri sono quelli giusti. Impegnati, presenti, costanti, con un progetto.

Per quanto mi riguarda, orfana della scuola steineriana, dove ogni anno noi genitori abbiamo ridipinto le aule, mi sono buttata proprio in questi giorni nell’organizzare lo stesso lavoro anche nella classe di Emilio e sono stata felice di riscontrare che la preside ha accolto con gioia il nostro impegno e ci ha aiutato a realizzarlo.

classe-emilio-pulizie

Domani primo giorno di scuola comincia una nuova avventura e voglio dire a tutti coloro che mi seguono da anni e da anni mi chiedono consigli su scuola steineriana si o no, che la risposta non c’è.

Come abbiamo avuto modo di sperimentare sulla nostra pelle e su quella dei nostri figli questa scuola è stata un’esperienza fondamentale per tutti noi, un’occasione per compiere un enorme esercizio di democrazia (i genitori gestiscono la scuola con gli insegnanti), per capire quanto è importante l’atteggiamento degli adulti nei confronti dei bambini e per sperimentare che ogni bambino è diverso dall’altro e ha bisogno di un trattamento personalizzato. Gli insegnanti, forse ancor più dei genitori, devono essere persone equilibrate, devono guardare il bambino con la giusta dose di amore/cura e lucidità/distacco per poterli aiutare a crescere da soli, a non aver paura di sbagliare e a sapersela cavare.

Siamo grati alla Scuola Steineriana Giardino dei Cedri, ai maestri e a tutta la comunità perchè in questi 10 anni siamo cresciuti insieme e abbiamo fatto tantissima strada (in tutti i sensi!). Senza questa esperienza questo blog non esisterebbe.

Per approfondire

Perchè il nostro terzo figlio non va alla scuola steineriana

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Il dominio di sè e la forza di volontà

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Il dominio di sè e la forza di volontà


Scritto il 20 febbraio 2014

Nella pedagogia steineriana si parla molto di volontà. Esercitarsi per rafforzare la forza di volontà per saper dirigere con chiarezza le proprie azioni. Come il bambino cade e si rialza mille volte nell’imparare a camminare, perchè è ancora un essere volitivo nel quale la ragione non interviene con le sue opportunità anche l’adulto può coltivare questa forza, che lo rende un uomo forte, potente.

MadonnaSistina

In un mondo in cui è molto fico essere spontanei, sciolti, disposti a fare la prima cosa che passa per la mente, fieri di cambiare idea e rinnegare le proprie convinzioni in nome di una libertà ostentata,  a chi mai verrebbe in mente che la volontà sia ancora importante? Fai quello che vuoi, quando vuoi. Sei libero. Non è un caso che spesso questa pedagogia venga accusata di essere dogmatica, passatista e chiusa. Quando invece è portatrice di un sano concetto di libertà.

In realtà è proprio il contrario. Avere controllo della propria volontà, consapevolezza dei propri bisogni e desideri, saper governare il proprio ego è una dote preziosa e fondamentale, tenuta in alta considerazione fin dal tempo dei socratici e decaduta solo in epoca contemporanea.

Il termine deriva dal greco enkràteia, tradotto abitualmente come continenza:  il significato rimanda al dominio di sé e si riferisce alla capacità dell’individuo di padroneggiare istinti e passioni, in vista di un perfezionamento etico della persona.

C’è un’altra parola che usiamo nel linguaggio comune e che deriva dalla stessa radice: è burocrate, ovvero colui che detiene il potere per esercitarlo sugli altri. Questa è un’accezione negativa, ma detenere il dominio di sè, dominarsi, ha un’accezione totalmente positiva perchè consiste del capire quello che si vuole e perseguirlo, ascoltarsi, avere degli obiettivi a lungo termine, essere determinati a portare a compimento le proprie azioni e raggiungere i propri obiettivi. Insomma, a me sembra una buona cosa.

E attenzione: non è da confondere con il self control, quella gentilezza di facciata, il non essere mai aggressivi con nessuno che in realtà è una distanza dall’altro, una freddezza anch’essa molto di moda. Il concetto di dominio di sè, che nella religione cristiana è considerato un frutto dello Spirito Santo non dimentica che il cristiano è un uomo appassionato disposto a digiunare per amore e a lottare per difendere le proprie idee.

E’ un peccato che un concetto cristiano di tale potenza sia stato impoverito e svuotato di senso, fino al punto da essere considerato ridicolo. Io non mi vergogno di dire che ascolto le catechesi di Don Paolo Rosini su Radio Vaticana, che sono pillole preziose di sapere, come questa sul dominio di sè (mp3), dove scopro l’etimologia di insospettabili termini e mi perdo nel ritrovare i puntelli del mio edificio etico, morale e religioso.

Chi si incarica di parlarci della mitezza, della fedeltà, della benevolenza e della pazienza se non lasciamo che da nessuna parte entri dio? I laici avranno mille risposta a questa domanda lo so. Ma io no.

Avrei avuto bisogno di ascoltare molto tempo fa I cardini della vita buona, dove la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza vengono spiegati cosi bene, cosi per tutti, da una voce romanissima che sembra più quella di un allenatore di calcio che non di un sacerdote illumininato. Ma meglio tardi che mai.

Perchè state guardando questo video? Perchè sto parlando di cose semplici come questa: fare il pane. E sto cercando di dirvi che le cose semplici sono cosi belle e preziose che occorrono occhi nuovi per apprezzarle, cadute nel cassetto delle banalità.

 

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vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

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Perchè il nostro terzo figlio non va alla scuola steineriana


Scritto il 26 gennaio 2014

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Parlo sempre del mio primogenito, perchè con lui faccio qualsiasi cosa per la prima volta, parlo meno del mio secondo, che mi stupisce per come scrive e descrive il mondo e i suoi stati d’animo, del terzo figlio parlo pochissimo. Perchè?

Intanto è un terzo maschio e i maschi, diciamolo, sono prevedibili. Inoltre fortunatamente è molto in gamba e non mi dà pensieri. Vorrebbe fare i graffiti a 4 anni e se potesse andrebbe a scuola da solo.

Emilio è gia al secondo anno di scuola materna e ancora non vi ho detto perchè abbiamo scelto di non mandarlo alla scuola steineriana.

Ma visto che tutti me lo chiedono ho pensato che forse interessa anche a voi. E che può essere un elemento in più da valutare per coloro che tra queste righe cercano un motivo per scegliere la scuola steineriana.

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Siamo dei fan di questa pedagogia, si sa. Siamo anche dei fan della nostra scuola steineriana. E ora che ci bazzichiamo attivamente da 8 anni abbiamo qualche elemento in più per dire cosa ne pensiamo.

Prima di tutto devo dire che senza questa scuola la nostra famiglia non sarebbe quello che è, i nostri figli neanche e la nostra vita sarebbe più ordinaria, affondata nelle banalità della quotidianità. Credo che Vivere Semplice non esisterebbe neanche.

Dare valore alla quotidianità

Scoprire questa pedagogia ci ha permesso di dare valore a tante cose che di solito non vengono considerate:

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

A questa scuola possiamo solo dire grazie. Un grazie enorme. Ogni giorno abbiamo un motivo per credere che i nostri sforzi, economici e logistici, siano ricompensati e che le nostre intuizioni di genitori curiosi andassero nella giusta direzione. Cercavamo un modo di vivere e un’educazione per i nostri figli più umana e sensata e l’abbiamo trovata.

Allora perchè non continuare su questa strada?

Emilio è nato in una famiglia dove questo processo è già avvenuto. Grazie a questa scuola ci siamo tutti trasformati cosi tanto che ormai quello che davvero conta c’è gia e lui vivendo con noi può beneficiarne. C’è attenzione, gratitudine per tutto quello che arriva, c’è la volontà di osservare senza giudicare, c’è accettazione delle differenze, voglia di stupirsi e di meravigliarsi per ogni piccolo processo in corso. C’è una gioia smisurata, un piacere nel vivere ogni singolo momento, difficoltà comprese.

Quello che ci perdiamo

Emilio non avrà l’onore di avere una pagella in forma di poesia, non studierà storia in quel meraviglioso modo, ma potrò sempre insegnargli a lavorare a maglia e a fare la tessitura a casa, aiutarlo ad imparare le tabelline con la geometria sacra, e soprattutto lasciarlo giocare senza giochi strutturati cercando di portare a casa il meglio di quello che tutti noi abbiamo imparato.

Non so perchè ma sento che possiamo farcela.

Siamo cambiati cosi tanto che ora amiamo tutto del mondo che circonda questo bambino: la scuola pubblica con la maestra che racconta la storia dell’Omino di Niente, il maestro di educazione fisica che gli fa fare le capriole in una stanzetta che chiamano palestra e il maestro di canto che gli insegna la canzone sui dinosauri facendogli battere i piedini.

Emilio vive felicemente la sua ordinaria esperienza nella scuola pubblica e io mi ritrovo a volte a difendere le maestre dall’invadenza di certi genitori che vorrebbero che i bambini facessero più attività o da altri che sanno solo lamentarsi e non vedono tanta buona volontà.

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Quelli che hanno bisogno della scuola steineriana siamo noi genitori!

Noi avevamo bisogno di capire come e dove si trovavano i valori da passare ai nostri figli, cosa scegliere per loro, come proteggerli da maestri che fanno il proprio orario di lavoro senza amore, senza stima e considerazione per i piccoli.

Certo è sicuro che siamo capitati bene alla pubblica e che le maestre di Emilio sono persone bellissime, ma non posso dirvi con certezza che non lo fossero anche le maestre della scuola pubblica di Lorenzo Pedro da cui fuggimmo.

Semplicemente noi non eravamo pronti per assumerci la responsabilità di proteggere, consolare, aiutare e sostenere i nostri figli. Per questo avevamo bisogno di una scuola che ci aiutasse in questo.

E la scuola steineriana è tutto questo. Anche se fuori c’è molto altro che vale la pena di apprezzare e ora è tempo di conoscerlo.

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Vivere semplice, il libro

Da tutte queste esperienze e riflessioni è nato un libro, si chiama Vivere Semplice, proprio come questo blog, e racconta di intuizioni e fallimenti e del perchè, alla fine, non smetto ancora oggi di essere grata alla scuola steineriana.

Vivere Semplice il libro di Sabrina D'Orsi

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o sul sito della casa editrice

Acquista ora con Paypal o contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info sulle altre modalità di pagamento.

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