Due dei miei tre figli sono andati alla scuola steineriana, questo blog esiste da oltre 17 anni per documentare come l’approccio di Rudolf Steiner ha ispirato la nostra famiglia e la passione per la pedagogia mi abbia trasformato in un’insegnante.
Qual’è il metodo più efficace?
Tra il maestro unico della scuola steineriana che insegna tutte le materie per 8 anni e il supplente che cambia ogni mese ci sarà ben una via di mezzo?
Tra l’assenza di libri della scuola steineriana e un libro di 386 pagine solo per il programma storia (in seconda media) ci sarà ben una via di mezzo?
Tra l’assenza totale di valutazione e voti della scuola steineriana e verifiche sovrapposte (perchè tra insegnanti spesso non ci si parla), senza possibilità di recupero (sempre per motivi di tempo, mica per cattiveria) ci sarà ben una via di mezzo?
La via maestra è la via di mezzo
Più che una scuola steineriana ovecchio stampo, serve una scuola semplice, dove la supplenza sia un’eccezione e non la regola.
Gli insegnanti devono sapere che materie insegneranno a settembre (ecco perchè sono pagati d’estate, per lavorare e prepararsi) e devono conoscere i ragazzi che avranno e le condizione in cui lavoreranno. (quali difficoltà hanno, come affrontarle, cosa inventarsi per risolvere i problemi)
Serve libertà d’insegnamento non sui programmi ma sulle modalità.
Se in classe hai:
- 3 ragazzi che non leggono (dislessici)
- 4 ragazzi che hanno difficoltà a scrivere (disgrafici)
- 1 ragazzo che non imparerà mai a memoria i modi e i tempi verbali (dislessico)
- altri 2 che non riescono a stare seduti (iperattivi)
l’unica soluzione è saperlo prima e avere il tempo di organizzare il lavoro. Trovare soluzioni:
- fare la grammatica in movimento o attraverso le sfide a squadre
- usare i giochi per l’ortografia
- saltare la corda per mandare a memoria le coniugazioni dei verbi (il giardino è spesso inagibile)
Didattica inclusiva for dummies!
Sarebbe meglio usare il volumetto di storia facile per tutti e non solo per i ragazzi speciali.
- costa 6 euro e non 28. La scuola provvede un testo completo in consultazione in classe per i talentuosi e gli iperdotati che giustamente chiedono di più. E intanto le famiglie risparmiano!
- è più leggero e contiene un programma fattibile
- usa termini più facili e un vocabolario adatto anche ai ragazzi stranieri.
Meglio fare tutto il programma senza troppi dettagli che non rimanere sei settimane sulla Guerra dei Trent’anni e poi arrivare all’Illuminismo senza toccare la Rivoluzione Francese e Napoleone perchè non c’era più tempo.
Contro una scuola della banalità
Sento già le voci di chi dice che così si banalizza l’insegnamento.
Per chi può e quindi deve approfondire gli argomenti diventa l’occasione per fargli fare la ricerca su “la pace di Cateau-Cambrésis” e magari il momento per sfoggiare la loro competenza con una scenetta o un cartellone. Ad ognuno secondo i suoi bisogni. Non a tutti il volumone e agli sfigati la versione ridotta. Non ha senso. E’ uno spreco di carta, di buon senso e di autostima.
Una scuola che si lasci ispirare
Vedo sempre più con chiarezza che serve una scuola steineriana non steineriana, una scuola del buon senso, della via di mezzo.
Portare il cosiddetto approccio steineriano (o qualsiasi altro approccio efficace e valido) nei programmi ministeriali (dove vige una pericolosa anarchia chiamata libertà d’insegnamento) mi sembra una sfida sensata che voglio cogliere.
Non si tratta (come pensano i maligni) di fare un minestrone di vari metodi ma di cogliere il meglio che ogni approccio pedagogico offre mettendo responsabilità là dove occorre risolvere i problemi e le criticità delle singole classi.
Ma chi sei tu? Che ne sai?
Sono un’insegnante della scuola secondaria di primo grado e tutor dell’apprendimento per bambini con Bisogni Educativi Speciali.
Chi mi segue da anni in questo blog coglie un cambio di prospettive e di idee pedagogiche. Cambiare idea è sano, ritornare alle vecchie idee non è reato, ricambiare ancora idea è indice del fatto che siamo vivi e abbiamo ancora voglia di migliorare noi stessi e il mondo. Non bisogna aver paura.
Rileggendo un vecchio post una scuola “per tutti” mi sono chiesta ancora: può esistere una scuola davvero centrata solo sui bisogni degli alunni e non su questioni dialettiche, politiche o di principio?