Quando esce un libro che parla di bambini e media non resisto: devo leggerlo. Da esperta di comunicazione digitale sono interessata al rapporto tecnologie/bambini e ho una certa refrattarietà all’entusiasmo che vedo in alcuni genitori e maestri nei confronti della didattica digitale e dell’uso senza limiti di ogni schermo.
Perchè sono scettica?
Semplice: non è detto che perchè i bambini amano la tecnologia quella sia la cosa giusta per loro. I bambini amano più la tastiera della penna perchè la vedono usare agli adulti, perchè richiede meno sforzo (e per questo anche meno forza di volontà) ma non perchè è la cosa giusta. La cosa giusta per un essere umano in evoluzione non è uno schermo (secondo me).
Non la pensa cosi Paolo Ferri, professore di Teoria e tecniche dei nuovi media della Facoltà di Scienza della Formazione di Milano-Bicocca e il fatto che sia un esperto mi rende la sua opinione interessante e da approfondire. Ecco perchè ho letto il suo ultimo libro, I nuovi bambini, come educare i figli all’uso delle tecnologie senza diffidenze e paure, ed. Bur ecco cosa dice:
- dovremmo considerare il videogiochi non come una fonte di distrazione ma come una palestra per avvicinare i ragazzi ad un uso più consapevole e maturo delle opportunità offerte dalla tecnologia, oltre che un ottimo esercizio per le strategie di apprendimento
Sarebbe bellissimo fosse cosi, ma mi chiedo: perchè ai ragazzi piace solo stritolare, uccidere e sparare sui videogiochi (almeno i bambini che conosco io sono cosi. Forse frequento famiglie degenerate!).
Secondo me il motivo è che per loro la tecnologia non è un’opportunità di apprendimento, come vorremo noi adulti, è semplicemente un altro modo di giocare, più facile perchè devono sforzarsi meno di inventare qualcosa e dove possono credere di socializzare con mille persone senza sapere neanche cosa vuol dire questa parola.
- i genitori hanno paura che l’eccesso di tecnologia possa ridurre la socialità dei bambini quando in realtà in ambito digitale il bambino socializza e aiuta il compagno meno competente.
Vero anche questo ma da genitore scettico dico che usare troppa tecnologia riduce le sue competenze analogiche più importanti di quelle digitali in questa fase della vita (e forse sempre). Per esempio: è giusto che i bambini usino un correttore ortografico?
L’intelligenza digitale
D’accordo con Ferri che è utile che i bambini sviluppino un’intelligenza digitale (sul come non è ancora chiaro). Concordo anche sul fatto che i media cognitivi (tablet, pc, internet) non siano media ipnotici come la tv e quindi presuppongano un uso proattivo e maggiore attenzione ma sinceramente non riesco ad essere entusiasta quanto lui.
Mancano dei tasselli…
Credo che ci sia tempo per passare le giornate davanti allo schermo: potranno farlo quando saranno più grandi.
Ora è più importante che facciano quelle cose che solo i bambini possono fare (perchè dovranno lavorare e non ne avranno la voglia): gavettoni, parkour, mille sport, guardare il soffitto, arrampicarsi sugli alberi e prendere le misure con la vita reale fatta di grazie e prego, scambi di sguardi ammiccanti, figuracce, pacche sulle spalle, rutti e scusa ho ruttato e tanto altro…
Questo libro mi ha dato molti spunti validi di riflessione, perchè anche dietro quell’ottimismo si trovano argomentazioni valide e di un certo spessore. Lo consiglio a tutte le persone che come me hanno bisogno di avere le idee più chiare su bambini e internet, e anche eventualmente di scoprire che non sono d’accordo con l’autore.