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Camping vivere semplice

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Estate in campeggio alla ricerca di natura selvaggia


Scritto il 12 marzo 2009

Camping vivere sempliceDesidero tanto questo libro. Chi me lo regala?

Girovagando in rete ho trovato un sito che ha ispirato la mia voglia di vivere per un po’ selvaggiamente (=semplicemente) senza pianificare. Anzi avendo come strategia proprio l’assenza di regole. Per provare, sperimentare.

La natura selvaggia è sia una condizione geografica che uno stato d’animo

Si chiama Happy camping e celebra il campeggio selvaggio – no piazzole, natura incontaminata e voglia di libertà. Quello che vogliamo fare noi in Sicilia.

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http://www.amazon.com/Down-Dirty-Guide-Camping-Kids/dp/1590309553/ref=sr_1_12?s=books&ie=UTF8&qid=1403862922&sr=1-12&keywords=camping

Vi può sembrare fuori tema ma cosa c’e’ di meglio per una famiglia che ha passato un inverno di ritmo, focolare domestico e attività creative nella quiete della casa di un po’ di tempo di provvisorietà, vagabondaggio e mancanza di regole?

Si chiama respiro: è l’alternanza tra il sole e la luna, è ciò che ci fa essere più felici perchè ci permette di alternare un regime più controllato (quello dell’inverno, i doveri, l’alzarsi presto, ecc…) con uno più rilassato (andare a letto tardi, fare baldoria, stare all’aperto…)

I bambini hanno un gran bisogno di questo e apprezzano meglio l’inverno andando felicemente a dormire alle 8  di sera senza battere ciglio se poi c’e’ anche un tempo per le serate a guardare le stelle. Sta a noi genitori gestire sapientemente i loro ritmi e con un po’ di fortuna la vita diventa anche più facile e divertente.

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Oltre ad un lista completa di campeggi selvaggi (ho trovato quelli in  Croazia se ne conoscete altri segnalate) dove non si corre il rischio di trovare il vicino di tenda che si offende perchè gli hai rubato 10 cm di piazzola.  Si trovano anche liste e liste di siti che suggeriscono campeggi poco trafficati, le classiche chicche per appassionati.

I creatori del sito sono una coppia inglese alquanto originali. Sul blog postano articoli improbabili su nuovi modelli di tende fatti nei materiali più strampalati e festival di campeggiatori matti in giro per il mondo ma in particolare in Nord Europa.

Lei è un’ illustratrice scozzese, cresciuta in campagna ma con la fortuna di aver passato gli anni dell’adolescenza a Londra per frequentare la Saint Martin School, una delle più importanti scuole d’arte del mondo.

Insomma, come si puo’ resistere dall’idea di andare in giro per spiagge da sogno, falò sotto le stelle, passeggiate senza meta, amici vecchi e nuovi, carovane vaganti alla ricerca della quiete, frasche dove appendere la vostra amaca in compagnia di un bel libro, e i vostri bambini che muniti di paletta e secchiello si dimenticano completamente di voi?

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Saremo fricchettoni, saremo anche vagamente demodè, penso sempre che prima o poi mi tocca portare tutta la famiglia Burning man… che sono anni che ci penso. Leggi qui se non sai di cosa si tratta, e leggi qui se vuoi vedere il sito ufficiale.

grazie a www.thehappycampers.co.uk/ per le foto di questo articolo

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Avere tempo: requisito necessario alla pedagogia di qualità


Scritto il 04 dicembre 2008

copertina-pedagogia-lumaca.jpgHo trovato un libro di educazione che non è scritto da un antroposofo, che non parla della pedagogia Steiner e che dice cose condivisibili e cariche di senso.

Si intitola La pedagogia della lumaca ed è scritto da Gianfranco Zavalloni,  dirigente Scolastico di una scuola in Romagna e per 16 anni  maestro di scuola materna (Evviva! un maestro con la M maiuscola) oltre che autore del sito scuolacreativa.it.

Il libro parla di molti argomenti (dalle attività che si svolgono nella scuola pubblica, al modo in cui operano i maestri, a come vengono trattate le varie questioni didattiche e anche a cosa si potrebbe fare per rendere tutta la vita della comunità scolastica più pregna di significato e meno vittima della routine) ma il filo conduttore è la libertà di lavorare mettendo al centro un operato di qualità.

AVERE IL TEMPO per fare: il requisito necessario alla pedagogia di qualità

Il tempo sta diventato il bene più prezioso da ritagliarsi, in un mondo in cui tutto procede velocemente e siamo tutti abbituati a sbrigarci, finire in fretta e non riflettere mai a posteriori su quello che si è fatto.
Per esempio, la posta è stata abolita in favore delle email perchè chi ha più tempo per aspettare che arrivi una lettera? I lacci delle scarpe sono andati nel dimenticatoio per adottare le più rapide chiusure a strap, perchè mai perder tempo con i lacci di una scarpa?

Da un passato in cui eravamo strettamente connessi ai ritmi di vita della natura, lenti per sua costituzione, siamo passati al tempo della fretta, dell’agitazione, dove non c’e’ più tempo per nulla, neanche per crescere i bambini.

Una volta si era abituati a pensare che fosse una caratteristica dei piccoli quella di volere tutto e subito, mentre gli adulti sapevano aspettare e regolare i loro bisogni secondo le possibilità che avevano. Ora anche gli adulti vivono secondo il principio del piacere e si chiedono perchè ciò non sia lecito.

L’attesa è un principio pedagogico fondamentale, nell’attesa si impara a guardare con attenzione, a scoprire i propri talenti, a valorizzare ciò che si ha e che si è.

La natura ci insegna che il tempo dell’attesa (l’attesa dopo la semina, l’attesa che spuntino i frutti sugli alberi, l’attesa che passi l’inverno) non è tempo perso ma è tempo biologicamente necessario,  che si riempie spesso di attività di preparazione ad eventi ciclici come il raccolto.

Nella fretta c’e’ la noia, la paura di non aver nulla da fare, la paura di sbagliare... nella fretta c’è una una concezione lineare del tempo, la velocità diretta verso un fine oltre al quale spesso non c’e’ altro scopo. Ne è tipica rappresentazione la produzione industriale con il suo produci-guadagna-consuma, un tempo freccia privo di attese, svuotato di senso, in eterna accelerazione…

Un altro tema fondamentale è l’apprendimento cognitivo e lo studio mnemonico  tipico di una cultura dove l’intelligenza è solo logico-matematica, esclusivamente orientata in senso scientifico.
Dall’altra parte esiste una concezione completamente diversa che si orienta verso un tipo di apprendimento più creativo, artistico, incentrato sul gioco come strumento ideale per apprendere a rispettare le regole e maturare nelle relazioni sociali, lo studio come acquisizione di competenze simboliche (leggere scrivere ecc..) e il lavoro manuale come eduzione dei sensi.

Grazie Zavalloni, speriamo che da addetto ai lavori lei  riesca a far penetrare almeno alcune delle sue buone idee nella scuola pubblica, che mi pare ne abbia tanto bisogno. E grazie tanto per aver citato “vivere semplice” nella sua sitografia. che onore!

ted.com

Sempre in tema di educazione vi invito a  visitare il sito ted.com che raccoglie interventi illuminanti  un po’ in tutti i campi del sapere (è in inglese). In particolare vi segnalo la conferenza tenuta da Sir Ken Robinson, esperto di educazione, “do school kill creativity?“.
Cosa servirebbe alla scuola per tornare ad essere un’utile palestra di apprendimento e di vita? Non mille tentativi di riforma ma una vera a propria trasformazione. Ma in quale direzione?

Se questa conferenza vi ha esaltato e volete saperne di più andate ad ascoltare un altro suo talk qui

(a proposito di ted.com)
TED (acronimo di Technology, Entertainment, Design) è una conferenza annuale che si da più di 20 anni e che riunisce i pensatori e i progettisti più spregiudicati e creativi del mondo in tutti i campi del sapere. Da un paio di anni che prima erano riservate al solo pubblico a pagamento sono state rese pubbliche per permettere a tutti di usufruirne. E visto il successo del progetto ogni  settimana vengono aggiunti contributi nuovi. Il motto è “crediamo appassionatamente nel potere che le idee hanno di cambiare le attitudini, le vite e infine, il mondo“.
Io lo uso come rigeneratore di ispirazione, perchè consola tantissimo il mio cervello vedere che ci sono  persone nel mondo in grado di pensare in modo “diverso” dagli altri, senza per questo sentirsi dei disadattati e anzi facendo di questa loro diversità un valore.

Al di là dei luoghi comuni

ruota.jpgScusate ma proprio non resisto nel segnalarvi questo tema di un ex alunno di una scuola steineriana, in merito alla sua esperienza. Qualcuno di voi a volte mi chiede perchè abbiamo scelto la Steiner e questo è  un buon modo per capire qualcosa di più sul valore della creatività, delle attività manuali e del loro impatto sulla crescita dei ragazzi. Perchè quello che si sa della scuola Steiner è solo che ci sono andati i figli di Berlusconi (quale peggior deterrente), che siamo ossessionati dai giochi di legno (quale più grande stupidaggine) e che in questa scuola non si danno voti. Ma per chi è veramente interessato al tema c’e’ da sapere molto di più.

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