Tutti i tag | "genitori"

laboratorio_viveresemplice 7 OTTOBRE ORE 11 A ROMA

Tags: , , , , , ,

Laboratorio per genitori e insegnanti a Roma


Scritto il 20 settembre 2018

Domenica 7 ottobre 2018 in occasione dell’uscita del mio libro offro un Laboratorio per genitori e insegnanti che vogliono riscoprire un sodalizio inedito: il patto scuola-famiglia.

Sappiamo costruire per i nostri bambini e ragazzi un ambiente più pacifico e meno competitivo e creare un fronte comune nell’educazione per renderla davvero inclusiva e solidale? Se ti interessa questo argomento questo è il laboratorio che fa per te.

laboratorio_viveresemplice 7 OTTOBRE ORE 11 A ROMA

Laboratorio di genitori e insegnanti

Con me ci sarà l’amico e padre di 4 figli Carlo Ridolfi, ideatore e animatore della Rete di cooperazione educativa. Parleremo prima di tutto dei bisogni dei bambini e degli adulti che gli stanno intorno.

Di cosa abbiamo tutti bisogno?

I bambini hanno bisogno di avere accanto adulti degni di essere imitati, che parlano poco e ascoltano tanto.
Per questo vogliamo trovare le risorse per essere curiosi, pazienti, calmi, centrati, empatici, capaci di ascoltare, dare spazio, includere, mantenere la parola.

In questo Laboratorio faremo due cose distinte:

  • impareremo attraverso tecniche individuali ad accorgerci di noi stessi non in termini egoriferiti ma di quello che ci fa star bene, perchè questo è l’unico modo in cui possiamo stare bene anche con i bambini accanto a noi. Vogliamo riflettere su come trovare tempo per noi stessi, dare tempo a bambini e ragazzi, tenere in considerazione l’importanza del gioco e degli stimoli più adatti ai bambini nelle varie età. Essere educatori è una formidabile occasione di crescita personale. Scopriremo metodi di autoeducazione dell’adulto e proveremo a sperimentare varie tecniche per farci attori del cambiamento e proporre un ambiente più rilassato e sereno a scuola e in famiglia.
  • conosceremo il Patto di Corresponsabilità scuola-famiglia, voluto dal MIUR nel 2017, sceglieremo se e perchè sostenerlo ma soprattutto come, attraverso azioni concrete che ci prendiamo la responsabilità come genitori di mettere in atto per costruirie un clima più inclusivo e solidale a scuola e in famiglia.

Dove lo facciamo?

laboratorio3

Possibilmente all’aperto nel parco dell’Appia Antica ma in caso di pioggia ci sarà una sala a nostra disposizione. Il laboratorio si terrà dalle ore 10.30 alle 12.30 nello spazio Miraggi Migranti all’interno del festival Fabbrica di RomaReact all’ex Cartiera Latina

Per partecipare vi chiediamo donare un contributo su paypal a questo indirizzo.
Il ricavato andrà a sostegno del movimento di cittadini Comune-Info  nonchè bellissimo organo di informazione indipendente che sostengo e di cui mi sento parte.

Se non avete paypal potete donare anche sul momento, basta prenotarsi al mio laboratorio mandando un’email a sabrinadorsi @ yahoo.com

La rete di cooperazione educativa

rete di cooperazione educativa

La Rete di cooperazione educativa è un gruppo di genitori e insegnanti che si interrogano su tematiche educative avendo come riferimenti maestri come Mario Lodi, don Lorenzo Milani, Gianfranco Zavalloni.

Organizzano incontri nazionali di formazione e approfondimento, la possibilità di essere in rete, scambiarsi azioni e buone prassi educative

  • in uno spirito di cooperazione, antagonista rispetto all’enfasi che oggi viene posta sulla competizione e sul ‘merito’
  • con un principio di speranza, contro il cinismo e il disincanto che troppe volte sembrano aver la meglio, con la convinzione che altri modi di vivere e di educare siano possibili.

Ad uno dei convegni nazionali della rete ha partecipata anche VIVERE SEMPLICE portando il mio laboratorio Strategie di comunicazione a scuola: lentezza, calma, gioia e spero di contribuire ancora attraverso il laboratorio che offro domenica 11 ottobre, portando i frutti di 15 anni di impegno come genitore.

Approfondisci

Consulta il programma degli eventi su Fabbrica di Roma React che si svolge l’ ex Cartiera Latina in Via Appia Antica 42 Roma.

Visita il sito della Rete di cooperazione educativa e scopri le date e i luoghi dei prossimi eventi a cui sono invitati a partecipare tutti i genitori e gli insegnanti interessati

Leggi Comune-info

comune info

Commenti (0)

il ruolo del media educator - alfabetizzare i nativi non digitali

Tags: , ,

Imparare e insegnare con la tecnologia. In arrivo il media educator


Scritto il 15 ottobre 2014

il ruolo del media educator - alfabetizzare i nativi non digitali

L’incontro tra tecnologia e scuola non è facile: hanno montato lavagne elettroniche nei corridoi delle scuole materne, hanno dato pc e tablet ad un po’ di istituti e poi?

La scuola si adegua velocemente e maldestramente all’arrivo della tecnologia partorendo una didattica 2.0 che poi non è in grado di governare. Questa nuova didattica gli sfugge di mano, data in pasto alle menti facilmente distraibili e altamente creative degli scolari. Come fare?

I media ed i loro sostenitori devono chiedersi se offrono realmente un contributo per la formazione o se sono al servizio di interessi particolari, economici e ideologici. Se sono risorse utili devono essere offerti a tutti: e qui tocchiamo l’annoso problema del digital divide. Devono anche chiedersi se sono al servizio della salute e dell’etica delle persone, prima ancora che del loro bisogno di conoscenza.

Perchè imparare con il tablet?

Bisogna distinguere l’Educazione con i media considerati come strumenti da utilizzare nei processi educativi generali, dall’ educazione ai media, comprensione critica dei
media intesi non solo come strumenti ma come linguaggio e cultura, dall’educazione per i media finalizzato alla formazione dei professionisti dei media.

Insomma, tablet e pc in classe devono dimostrare di poter essere qualcosa di più di un ammodernamento dei metodi didattici e convincerci di non essere un’occasione ludica travestita da nuovo strumento pedagogico.

Se i nostri figli devono giocare al computer che lo facciano a casa nel tempo libero piuttosto che a scuola quando c’è un professore pagato per insegnare… oppure che quell’insegnante ne sappia davvero di tecnologie e possa offrire un’esperienza formativa con i media.

courtesy of haikudeck.com

courtesy of haikudeck.com

Un nuovo gap generazionale

Se professori e genitori rimangono indietro rispetto alle competenze che bambini e ragazzi acquistano alla velocità della luce si crea un nuovo gap generazionale.

Serve qualcuno che sappia capire, interpretare e valutare la pervasività dei media nella vita dei giovani d’oggi, la loro influenza sui modelli di vita e di consumo e come i media possono alla lunga influire nei processi democratici e nella formazione o disinformazione del cittadino consapevole, critico e libero.

Il media educator dà strumenti agli adulti che non sapendo cosa fare lasciano i bambini sempre più liberi e soli di fronte ai media.

Il compito del media educator è alfabetizzare, aiutare le persone ad usare i mezzi con autonomia tecnica e formale ma fornire anche gli strumenti per sviluppare il senso critico e la capacità di essere cittadini attivi e democratici,  utilizzando gli strumenti della semiotica per l’analisi dei testi.

Un ragazzo italiano vede mediamente tre ore al giorno la televisione, dedica altro tempo al computer, internet, videogiochi, ecc. per un totale di 4 ore e 15 minuti (rapporto CENSIS). Siamo sicuri che gli adulti di riferimento siano al corrente di come usa le tecnologie? (scusate se usoil congiuntivo credo di non poterne fare a meno)

Cosa serve ai ragazzi?

  • devono poter essere attivi di fronte ai messaggi che ricevono, sapersi creare una mappa cognitiva, sapersi chiedere chi l’ha prodotto? a che scopo?
  •  devono poter conoscere e dominare il linguaggio dei media fatto di immagini, suoni, alert, emozioni, di una forma particolare di narrazione, del montaggio, ecc. e non rimanere irretito dall’aggressività del messaggio comunicativo.
  • devono poter capire la filosofia che sta dietro ogni messaggio (commerciale, consumistico, politico, religioso) perchè i media non sono neutrali e neppure innocui.

Ed io cosa penso?

E tu, genitore o insegnante ti sei fatto un’opinione su questi argomenti? Ti sei chiesto se sei pronto per affrontare queste tematiche con i tuoi figli o alunni? Senti il bisogno di sostegno e formazione? Dimmi quello che pensi: io dal canto mio, proprio perchè lavoro nella comunicazione web ho idee abbastanza precise sui limiti di cui i miei figli hanno bisogno per imparare ad usare bene i media senza esserne travolti. Li sperimento tutti i giorni e non c’è giorno che non impari qualcosa.

Questo testo si ispira e è in parte liberamente tratto da un approfondimento sulla media education di mediaeducationmed.it

Commenti (0)

Spegni la tv, accendi la radio!

Tags: , ,

Spegni la tv, accendi la radio!


Scritto il 06 ottobre 2014

I lettori di Vivere semplice sanno perchè non abbiamo la tv e siamo dei grandi ascoltatori di Radio. Nel  post Perchè spegnere la tv ci sono tutti i motivi della nostra scelta e qui solo qualche cenno:

  • la tv spegne la fantasia, ti fornisce un immaginario visivo già pronto, immaginare non serve più
  • l’immaginazione è la benzina della creatività e della gioia di vivere
  • Non c’è gioia di vivere se c’è noia, se passi la giornata a fare zapping e incappi continuamente nella pubblicità che di induce ad aver bisogno di quello che non hai
  • la tv è un’inutile passatempo di bassa qualità. Ci sono troppe cose incredibilmente belle da fare, da vedere, da costruire, da scoprire, per passare anche solo 10 minuti al giorno di davanti. Qualche esempio? Una spedizione in città, accendere un fuoco nel bosco senza fiammiferi, commuoversi, fare qualcosa di eccezionale.

mostro

Noi preferiamo farci il nostro palinsesto sonoro oppure guardare al computer solo quello che ci va riducendo al minimo il nefasto zapping.

I podcast di RadioRai sono fantastici e ce n’è per tutti i gusti, ora puoi trovare facilmente sul sito i tuoi programmi preferiti di Radio1, Radio2 e Radio3 per ordine alfabetico.

Ecco quelli che preferisco:

Ad alta voce, letture di romanzi e classici fantastici per tutte le età, in qualità altissima e letti da attori e voci autorevoli. Ho riso moltissimo con le Sorelle Materassi o Gian Burrasca, abbiamo ascoltato come pazzi noi tutti insieme il libro Cuore, Mark Twain e tanti altri classici per bambini….

e domani, il 7 ottobre inizia la lettura di Le Metamorfosi di Ovidio, che in 12500 versi raccolgono e rielaborano più di 250 miti greci. Una vera e propria enciclopedia della mitologia classica che copre un arco temporale che inizia con il Caos e che culmina con la morte di Gaio Giulio Cesare e il suo catasterismo. Fichissimo!!!

Colta ma anche divertente l’offerta di RadioRai, sono orgogliosa che mio marito lavori in quella Radio che oggi compie 90 anni e che ha la potenzialità di crescere ancora tante generazioni di persone sensibili, attente, bisognose di qualità nella comunicazione.

Con tutti i pregi e difetti, se siete genitori attenti o appassionati di educazione vi dico solo una cosa: ascoltate il podcast di Radio3 su La scoperta del bambino di Maria Montessori. Io sono cosi fanatica di questo audio che faccio sessioni di ascolto condiviso nelle serate in cui invito amici a cena. Un altro modo di stare insieme.

Comments (5)

Quello che i genitori non hanno capito del figlio

Tags: ,

Quello che i genitori non hanno capito del figlio


Scritto il 31 agosto 2014

perchè l'adolescenza è un periodo difficile

Le dinamiche genitori-figli sono la mia passione. Mi piace osservare non solo quelle interne alla mia famiglia ma anche quelle che mi circondano. E’ una chiave (delle tante disponibili) per capire il mondo.

E’ ovvio che i genitori non hanno capito un sacco di cose del figlio di tutte le età (e anche noi annaspiamo a volte) . Degli adolescenti hanno quasi paura perchè si allarga il gap generazionale, in passato come oggi ed è difficile capirsi.

I bambini diventano grandi e tutte le aspettative riposte in loro sembrano tardare a realizzarsi: è come se non si intravveda neanche la possibilità che possano realizzare le loro potenzialità perchè gli adolescenti sembrano persi anche se iperconnessi, apatici e fragili ma narcisi, impegnati in cose futili, sdraiati, sregolati, annoiati.
I genitori li considerano preda di possibili dipendenze, incapaci di concretizzare e di tenere un minimo di ordine e cura nella loro vita.

Come faranno nostri figlio senza di noi?

Al Festival della Mente ho assistito ad una conferenza dove tre psicoterapeuti dell’adolescenza dell’Istituto Minotauro di Milano, raccontano le loro esperienze con famiglie in difficoltà. Un magnifico lavoro che ora vi racconto. Ma prima permettemi una piccola digressione per capire meglio.

Come è fatta la Famiglia per antonomasia

Fin dalle origini dell’uomo la madre ha avuto bisogno di un compagno per proteggere il suo cucciolo: non riusciva ad andare a cacciare e a occuparsi di lui e ben presto si è resa conto che avrebbe dovuto convincere un maschio a assumere il ruolo di padre stando al suo fianco.

Il maschio non ha mai scelto la paternità. I motivi per cui l’uomo diventa padre sono cambiati nella storia: in passato era per senso del dovere patriarcale, per esigenze di prosecuzione della specie o per motivi sociali, ma oggi per quale motivo?

Per come è strutturata la società oggi, è la donna che decide quando e con chi avere un figlio. E il compagno accetta una proposta non esplicita per motivi di ricompensa narcisistica.

Infondo – dicono Davide Comazzi, Antonio Piotti, Laura Turuani – la donna è sempre stata una madre potenziale, fin dai tempi in cui giocava con le bambole, mentre l’uomo si ritrova a dover acquisire una competenza partendo da zero: con un senso di distanza, limitatezza e frustrazione che caratterizzeranno tutta la sua esperienza di padre dall’inizio e fino ai tempi dell’adolescenza e saranno come vedremo proprio il suo punto di forza (se saprà esserne consapevole).

La madre è chiaramente mamma da dentro: origina il figlio, lo tiene attaccato e vicinissimo a se per farlo sopravvivere: lei anticipa, stimola, contiene, interpreta e ha come obiettivo la cura e la protezione del bambino. Il suo ruolo è quello dall’inizio e lo sarà per sempre: da ciò la difficoltà a separarsi dal figlio quando arriva l’adolescenza.

Il ruolo del padre è tutt’altro e nasce dal fuori: è la distanza, la limitatezza (dell’esperienza che per la madre è viscerale) la mediazione.

quello che i genitori non hanno capito del figlio

Cosa c’è di rassicurante

Il mondo degli adolescenti è complesso ma non infinito: sono le stesse 3 o 4 cause  che creano la maggior parte dei problemi dei ragazzi.

  1. Stenta ad acquisire autonomia e a separarsi dalla madre che attraverso le tecnologie mantiene costantemente un occhio su di lui
  2. stenta a nascere socialmente e a crearsi un suo ruolo definito
  3. E’ fragile, si vergogna necessità di continui rinforzi e incoraggiamenti
  4. Sarà capace di amare gli altri (e diventare un padre) preso com’è dal suo apparire?

Il mondo dei genitori è più prevedibile di quanto sembra: sono quasi sempre le stesse 3 o 4 condizioni di base che creano le difficoltà di comunicazione con i figli.

  1. I ruoli canonici madre e padre non vengono rispettati e si perdono le coordinate
  2. la mamma abituata a proteggere e contenere-controllare stenta a separarsi
  3. il padre perde interesse agli occhi del figlio con cui prima aveva instaurato un rapporto basato sul fare e su interessi comuni
  4. i genitori non hanno una strategia condivisa

Poi ci sono tutte le sfumature dei casi personali che ovviamente sono una per ogni essere umano al mondo, ma questo è un altro paio di maniche. Quello che vogliamo individuare sono i fili di Arianna della comunicazione genitori-figli. E questi sono gli stessi da quando è nata l’umanità.

Cosa possono fare gli adulti

Certo i genitori devono recuperare competenza sulle nuove culture anche per poter capire e aiutare gli adolescenti a gestire la fragilità narcisistica che per esempio l’uso dei social media accentua ancor di più.

Creare dei dispositivi sociali per aiutare la separazione (erasmus, un anno scolastico all’estero, esperienze di volontariato che li portino fuori casa per un breve periodo).

Favorire l’intervento del padre, che in quanto rappresentante originario della distanza, separatezza e frustrazione è più in grado della madre di mitigare la paura del fallimento e della solitudine.

Il padre si rivela una risorsa chiave di estrema importanza: ma non parliamo del padre ideale, quello perfetto e idealizzato. No, qui intendiamo il padre reale, quello che viene accettato per ciò che porta, con i suoi limiti, le sue assenze e le sue mancanze. Il padre che ora accetta la sfida di farsi traghettatore dei figli nel mondo adulto, a modo suo, con le sue competenze che sono sicuramente diverse dalla madre.

Sarà capace la madre di fare un passo indietro per una volta e di lasciar fare il padre a modo suo?

Riuscirà il padre a farsi avanti e a conquistare finalmente uno spazio  e un ruolo di primo piano?

Comments (3)

portare i bambini - vivere semplice

Tags: , , , ,

I benefici del portare i bambini: quando, come, perchè


Scritto il 27 giugno 2014

Portare i bambini -  vivere semplice

Perchè quando nasce un bambino tutti si affrettano a dare consigli, suggerimenti, ricette, soluzioni? Semplice: tutti credono che la mamma sia sprovveduta ed inesperta. Ma siamo sicuri che sia davvero cosi?

I consigli degli altri

Lascialo piangere, prende il vizio, non è fame quella, latte ogni tre ore, fallo dormire in cameretta da solo al buio, non lo cullare, non cantare per lui, se lo prendi ogni volta che frigna non te lo scolli più e bla bla bla. Invece di seguire il suo instinto la mamma stordita e sempre più confusa comincia a sentirsi davvero insicura.

Sta bene solo quando è in braccio: chissà perchè!

Se te ne sei accorta è segno che il fatto semplice e naturale che i bambini stiano bene tra le braccia di mamma e papà non ti lascia indifferente. Certo è fatica! E tu lo coccoli, lo allatti, lo cambi e per te nemmeno un minuto, una doccia, un pasto caldo, una dormita, un caffè con la tua amica che forse già ha dimenticato il tuo numero. Ma sai che non durerà per sempre, lo sai!

Quando finalmente si è addormentato senti un vuoto, come una solitudine, una piccola tristezza che ti avvolge.
Strano, non dovresti sentirti liberata?

portare i bambini - vivere semplice

Seguire il proprio istinto

Alcune di noi non osano  neanche ammetterlo ma si terrebbero il bambino  in braccio sempre… non sono loro quelle strane, perchè si fa da quando esistono le madri… una volta era prassi oggi si chiama “genitorialità ad alto contatto” o babywearing.

Babywearing (portare i bambini) significa letteralmente indossare i bambini, insomma portarli addosso con il sostegno di una fascia o altro supporto porta bebè. Ergonomico veramente sia chiaro, che rispetti cioè la fisiologia del neonato e del bambino più grande e non spezzi per sempre la schiena di chi lo porta.

I bambini portati vedono soddisfatti in un solo gesto tutti i loro bisogni / riflessi primari, quelli che sono necessari alla sopravvivenza stessa (prensione palmare, suzione, calore, protezione).

Il nutrimento, il calore, il contenimento, la presenza “filtro” della mamma, essere con lei sempre e uscire nel mondo gradualmente, senza traumi, dopo aver lasciato che lo sviluppo delle risorse necessarie ad affrontare il mondo sia completato in armonia e serenità.

 

Le madri portatrici non sono schiave, sono regine.
E anche i papà

Portare i bambini -  vivere sempliceLe mamme portatrici imparano ad ascoltare il loro bambino, a interpretarne i segnali e a comunicare con lui in modo profondo, hanno le braccia libere per fare molte cose mentre il bebè se la dorme sulla loro pancia. Riscoprono in una parola la loro competenza che ora può essere ascoltata e seguita perché è la giusta risposta ad ogni domanda… e questo genera un circolo virtuoso in barba a tutti i bla bla bla!

L’antichissima pratica del portare i bambini cresce e si modifica mentre il bambino sviluppa le sue competenze motorie, emotive, relazionali e aumenta in lui la curiosità nei confronti del mondo, accompagnandolo gradualmente verso la sua strada.

Questo non è un post sponsorizzato, non è una pubblicità. Voglio presentarvi la mia cara amica Marika Cazzaniga (la trovi su FB) consulente del portare®  certificata presso la Scuola del portare®. Se cercate una persona a Roma che possa aiutarvi rivolgetevi a lei: 347.9431937 marika.cazzaniga at gmail.com

Per cercare consulenti in giro per l’Italia consultate la scuoladelportare

Portare i bambini -  vivere semplice

Comments (3)

Quello che gli altri si aspettano da una famiglia steineriana

Tags: , ,

Quello che gli altri si aspettano da una famiglia steineriana


Scritto il 05 giugno 2014

parchetto

Quando qualcuno chiede a mio figlio di quasi 12 anni perchè non ha la televisione lui risponde: chiedi a mio padre!
Lui non lo sa il perchè o almeno fa finta di non saperlo.

A cosa serve non avere la tv

Il mondo è pieno di gente che passa la vita davanti alla tv perdendosi un sacco di occasioni fantastiche. Potrai guardare tutti gli schermi che vorrai quando sarai grande, ora fai altro!

Non vogliamo in casa un imbuto che ti infila un sacco di banalità nel cervello. Il cervello di un bambino è un oggettino che va trattato con cura (se ti interessa leggi come è fatto il cervello di un bambino)!

Ad alcuni bambini capitano genitori più rompiXXglioni di altri che ci tengono a queste cose: a volte si tratta di persone che mandano i figli nelle scuole steineriane, ma questo non è affatto detto.

Voglio dirvi una cosa: nella scuola steineriana ci sono bambini che a 10 anni hanno visto più film di me e guardano la tv per ore e ore al giorno da quando avevano zero anni. Vedete?

Crescere i tuoi figli come credi e sentirti etichettato come famiglia steineriana diciamolo, è un po’ una sfiga infondo.  Per i seguenti motivi:

  • perchè berlusconi e gli executive della Silicon Valley hanno scelto una scuola dove tv e tecnologie vengono tenute fuori
  • alcuni credono che hai un sacco di soldi, mentre tu recicli tutto pur di risparmiare
  • alcuni pensano che credi di sapere tutto tu, mentre tu hai un bisogno enorme di confronto, di aiuto, di capire insieme agli altri genitori come cavolo si fa a crescere un paio di figli o tre…

Non ci sentiamo per niente una famiglia steineriana, anzi questa espressione ci fa proprio arrabbiare. Perchè tutto deve essere sempre incasellato?

A cosa serve non essere dei fanatici

Detto questo abbiamo deciso di regalare il telefonino a Lorenzo Pedro per il suo compleanno: non vogliamo che si senta un diverso visto che è rimasto l’ultimo della classe a non averlo. Sarebbe stato bello parlarsi tra genitori e provare a posticipare ancora un po’ il momento in cui i nostri figli passavano le serate su what upp, ma non c’è stato modo. Neanche nella scuola steineriana.
Questo è  il contratto d’uso che gli abbiamo dato insieme al regalo.

Per festeggiare ha voluto fare un pigiama party insieme a due amici, rigorosamente senza fratelli. Prima di andare a letto (tardissimo) l’ho sentito che leggeva in camera sua il contratto insieme ai suoi amici. Erano in silenzio. Lui ad alta voce, loro ascoltavano. No commenti, no risate. L’ho trovato commovente.

Comments (4)

Contratto d’uso per lo smartphone che ti regalo per i tuoi 12 anni

Tags: , , ,

Contratto d’uso per lo smartphone che ti regalo per i tuoi 12 anni


Scritto il 31 maggio 2014

Prendendo l’ispirazione da quella mamma americana che aveva regalato l’i phone a suo figlio 13enne, ho pensato di fare anch’io questa boiata idealista di allegare un contratto d’uso. E voi che ne pensate?

Buon compleanno Lorenzo Pedro! Sei padrone di un cellulare Samsung Galaxy ultimo modello. Complimenti!  Sei un ragazzo di 12 anni bravo e responsabile e ti sei meritato questo regalo.

smartphone-325483_640

CONTRATTO DI USO

Il telefono è di papà e mamma:  te lo stiamo prestando. Se non rispetterai queste regole dovrai restituirlo:

1. Non chiedere quando lo puoi usare: usalo quando sai che è il momento giusto. Tu lo sai! Decidiamo insieme quanto tempo puoi usarlo per giocare e rispetta quella regola. Per adesso è mezz’ora al giorno e mai in presenza di Emilio. Più cresci più aumenterà.

2.    Sapremo sempre quale è la tua password. Non per controllarti, ma per sicurezza e fiducia.

3.    Il telefono non va nelle mani di Zeno. Quando avrà l’età giusta anche lui ne avrà uno. Se ti chiede di usarlo  puoi dirgli sempre di no. E’ un tuo diritto

4.    Il telefono verrà spento la sera alle 9 e riacceso alle 7 del mattino quando vai a scuola. I giorni in cui non si va a scuola il telefono rimane spento fino all’ora di pranzo per darti modo di iniziare la giornata pensando a fare altre cose.  Il telefono viene a scuola con te, ma sta nel cassetto del maestro, questo lo sai.

6.    Se si rompe o svanisce nel nulla devi essere pronto a ricomprarlo. Fai la spesa, fai la babysitter a tuo fratello, metti da parte i soldi che ti regalano al compleanno senza toccare il salvadanaio dei fratelli.

7.    Non usare la tecnologia per prendere in giro o ingannare un altro essere umano. So che non lo farai mai.  Se qualcuno lo farà con te escludilo dai tuoi gruppi, non rispondere mai, ignoralo. Se hai dei dubbi su come comportarti chiedici consiglio. Siamo qui per aiutarti a decidere da solo, non per dirti cosa devi fare.

8.    Non scrivere su un messaggio qualcosa che non potresti dire in presenza dei tuoi genitori, non fare lo sbruffone. Non guardare schifezze, violenze, porno o cose che possono spaventarti.  Sei tu che ci rimetti!

9.    Rendilo silenzioso, mettilo via quando sei in pubblico. Specialmente al ristorante, al cinema e mentre parli con un altro essere umano. Non sei una persona maleducata, non permettere al telefonino di trasformarti.

10.    Non ti fidare degli sconosciuti che conosci su internet,  non dare mai informazioni su di te o sulla tua famiglia a chi non conosci nella vita reale. Non dire la tua password neanche con gli amici.

11.    Ogni tanto scarica giochi, musica nuova o classica o diversa da quella dei tuoi amici. Hai accesso a milioni di cose diverse da vedere, imparare e scoprire in rete:  approfittane! Gioca a qualche gioco di parole o di logica o di inglese che stimoli la tua mente, ogni tanto.

12.    Non pensare sempre al telefono, ai giochi, alla tecnologia: usa la tua immaginazione anche senza Google o You Tube, altrimenti rischi di non riuscire più ad avere buone idee e pensieri tuoi e piano piano diventa una droga che non ti lascia più spazio per stare bene e divertirti.

Ti vogliamo bene. Goditi il tuo favoloso cellulare.

Mamma e papà

Comments (11)

La exit-strategy per genitori

Tags: , ,

Strategie per genitori? Andiamo al sodo: la exit strategy


Scritto il 25 maggio 2014

Ricordate che vi ho parlato di strategie di comunicazione per genitori? Stavo tentando di creare un kit di sopravvivenza per genitori alle prime armi e per famiglie che hanno bisogno di qualche strumento pedagogico in più.
Ecco. Andiamo al sodo.

emergency-exit-98585_640

L’unico motivo per il quale vorrei darvi delle dritte sulla relazione con i figli è perchè mi sto impegnando davvero molto per cercare di far funzionare qualcuna delle tattiche di sopravvivenza proprio con i miei. Per questo credo di poter condividere con voi almeno la parte migliore dei miei sforzi, quelli che hanno qualche positivo e riscontrabile risultato.

Vivere di strategie può essere sfiancante ma credo che non averne affatto sia ancora peggio. I bambini sono manipolatori, spregiudicati per eccellenza a qualsiasi età, conoscono metodi di abbattimento di un qualsiasi esercito, figurarsi un solo paio di genitori! E non lo dico con cinismo, ma nella consapevolezza e nel rispetto dei bambini e dei loro processi mentali, dei loro istinti e delle loro intuizioni spesso molto più acute delle nostre.

Per esempio: voglio il gelato. Qual’è il modo più facile per ottenerlo? Mamma impazzisce quando piango. Allora piangerò, e subito. Semplice no?

Quindi ho pensato, prima di tutto capiamo i primari bisogni di un genitore:

>>>che i figli siano collaborativi per quanto possibile. Se sono stanchi accettiamo pure che siano scorbutici ma non tolleriamo che si mettano di traverso per delle sciocchezze. Come fare? Non ditemi la tv, per cortesia.
>>>che smettano una buona volta di litigare tra di loro. Non è possibile litigare per tutto, almeno scegliamo insieme le cose per cui vale la pena arrabbiarsi e lasciamo stare tutto il resto, per dio!

Ecco una strategia: la exit strategy

La exit strategy è da usare in caso di emergenza, quando avete finito pazienza, energia e tutto il resto. E’ da usare il meno possibile (più la usate e meno potere avrà) ma sappiate che dovete poter avere l’autorità di concludere la diatriba, il capriccio, il litigio, la disputa in modo dignitoso senza spargimenti di urla e sberle, che sono la sconfitta di ogni strategia genitoriale. A volte ci vuole!

A proposito: se siete di quei genitori che dopo aver urlato o fatto una scenata riuscite ancora a dire Ti sta bene cosi impari, allora questo articolo non fa per voi, forse neanche questo sito. Mio marito ed io abbiamo imparato che quando siamo noi i primi ad urlare significa che abbiamo perso, perchè chi urla o alza le mani è quello che ha torto. A prescindere da chi ce l’abbia davvero.

La mia exit strategy è abbassare gli obiettivi, smettere di parlare, mettermi uno sguardo serio in faccia,  tirar corta la cena e metterli tutti a letto un po’ più presto del solito… senza se e senza ma. Mandarli a lavarsi i denti, pigiama e tutti in branda.  Anche se hanno età diverse e dormono tutti nella stessa stanza come i miei tre.  Si perchè quando scatta questa azione-non-negoziabile è di solito quasi buio e i bambini sanno che c’è poco da ridere.

Certo non è una strategia che si improvvisa li per li quando il figlio più grande ha quasi 12 anni. Se non l’avete almeno imbastita 6 o 7 anni fa siete fregati secondo me. O comunque dovete cercare un’altra strada.
Se avete i figli piccoli potete tutto. Basta decidere il come, il cosa e il quando. Ecco perchè la pianificazione delle criticità è fondamentale.

Per farli smettere di litigare? Beh, di quello parliamo domani.

Commenti (0)

Tags: , ,

La crescita interiore del bambino


Scritto il 07 giugno 2007

I bambini hanno bisogno di un lento e graduale svezzamento e di una sana dieta alimentare per sviluppare un sistema digerente forte e sano.

Ma della vita e della crescita dei sentimenti del bambino, della sua emotività, del modo in cui percepisce il bello, il vero e il giusto del mondo nessuno sembra curarsi.

Educazione sentimentale

Come se una corretta educazione dei sentimenti non fosse necessaria e fosse considerata assolutamente un “in più”.

Forse perchè non è chiaro che in questo ambito ricadono questioni importanti come la volontà, la ricerca della verità, l’armonia, la gioia di vivere e il profondo legame che ci lega agli altri esseri (ciò che viene chiamato il simposio umano), la saggezza, il perdono, il riconoscimento dei propri limiti, il coraggio, la fiducia in se stessi e negli altri, ecc…

Questi sono ancora i valori trainanti della società? Alla giustizia si sta progressivamente sostituendo la furbizia mentre i bambini con animo gentile, buone maniere e sincera generosità vengono spesso derisi…

Coltivare la spontaneità
la crescita di un bambino

Il bambino è l’essere spontaneo per eccellenza: la sua scintilla vitale lo porta ad essere sempre qui e ora esattamente per ciò che è . Senza veli, maschere e costruzioni. Questo lo rende un essere eccezionale e raro.

L’impulso alla vita, alla voglia di scoprire il mondo (la sua libertà) non dovrebbero essere mai intralciati e ostacolati dalla paura dei genitori ansiosi e convinti di sapere ciò che e’ bene e male per i propri figli.

La spontanietà è una dote che dimostra come il bambino sa essere accordato con ciò che c’è di vero e di giusto nel mondo.

Cosa sono capaci di fare i bambini

I bambini sono capaci di ridere senza un motivo, senza un obiettivo ma solo perchè sono sintonizzati sulla gioia per la vita in se e per il fatto che loro ne stanno godendo a piene mani. fino a quando gli adulti sono distratti, stornati dalla loro realtà interiore, e presi dalle mille beghe della quotidianità questo senso profondo di gioia di vivere è qualcosa che non possono percepire.

Il senso del divino

Gli adulti credono di sapere più dei loro figli. fanno della loro esperienza una bandiera. ma non ci si può accostare alla profonda realtà della vita con il cervello e il ragionamento umano, occorre avere l’umiltà di far parlare anche il cuore, la coscienza e l’intuito. parti del nostro essere che ci siamo allenati poco ad utilizzare. perchè ce lo hanno impedito omettendo preziose informazioni su chi siamo veramente (cosa che tendiamo a riproporre ai nostri figli)

Chi si accosta ad un bambino nel ruolo di genitore o insegnante dovrebbe secondo noi provare lo stupore silenzioso, il profondo sentore del mistero e della sacralità dell’esistenza. il senso del divino

Allora il lato misterioso della vita ci si manifesterà davanti e sapremo quante cose possiamo imparare dai bambini, perchè loro conservano una purezza e un contatto con il divino che noi abbiamo perso da molto tempo.

Il divino non e’ qualcosa di eterico/eccentrico/evanescente. il divino è la scintilla di vita che ha dato origine a tutto, il divino è ciò che la scienza non sa e non può spiegare perchè non si vede, non è misurabile.
Ma ogni genitore sa di cosa parlo e ogni adulto sa come chiamarlo o ha deciso per convenzione di chiamarlo in un certo modo (dio, divino, aldilà, destino, fatalità, caso, cielo) l’importante è che non facciate finta che non sia niente.

Imparare a sintonizzarsi

La caratteristica essenziale che rende noi adulti cosi diversi dai bambini è il rapporto con il tempo. anche quando non abbiamo i minuti contati e siamo apparentemente tranquilli la nostra vita è temporizzata, scandita a momenti che non posso prolungarsi più di tanto senza un motivo preciso. Per esempio è impensabile impiegare 20 minuti per lavarsi le mani o 10 minuti per mettersi le calze o 15 minuti per sciogliere la trama di una matassa.

I bambini al contrario vivono ogni minuti della loro vita con la stessa qualità e presenza, e danno valore ad ogni istante del loro fare perchè sono nel qui e ora, e non stanno gia pensando ora a quello che faranno tra 2 minuti.

Una volta capito questo si da l’avvio ad una avvincente sfida con se stessi per imparare uno stile di vita che oltre a portarci a capire meglio i nostri figli e a stare meglio con loro ci conduce ineluttabilmente a scoprire le gioie della vita fino ad allora oscurate dalle meschine lotte quotidiane della nostra sopravvivenza spicciola.

Ascolta cosa ci dice il corpo

Crescita interiore vuol dire anche imparare a confrontarsi con le difficoltà, con la malattia e il cosiddetto “caso” con una certa consapevolezza e fermezza d’animo.

Non essere travolti dagli eventi ma sapere ascoltare ciò che gli eventi ci dicono attraverso la reazione del nostro corpo. Quando ci ammaliamo tendiamo a voler risolvere tutto e subito, stroncare il problema, eliminare la malattia nel minor tempo possibile, senza renderci conto che stiamo di nuovo operando in modo ingenuo senza tener conto della complessità che lega gli eventi.

Malattia e destino è un libro che consiglio a tutte le persone che hanno l’ambizione di acquisire maggiore consapevolezza, è un libro che solidi elementi per considerare nuovi punti di vista. leggi qui la mia recensione >>

Comments (2)