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Tornare a scuola in presenza al tempo del Covid: cosa possiamo fare noi adulti


Scritto il 13 gennaio 2021

Sono una mamma di 3 adolescenti e insegnante nella scuola pubblica. Ogni giorno esco di casa per raggiungere i miei ragazzi di prima media in presenza e fare, tra le altre cose, ortografia in giardino mentre vedo i miei figli in pigiama trascinarsi sconsolati verso la loro stanza per una nuova giornata di confinamento davanti agli schermi.

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grazie a MChe Lee per la foto

Sono fortunati certo, hanno un computer e una camera in cui fare didattica a distanza, ma in questi mesi li ho visti spegnersi, dimagrire e perdere ogni sguardo verso il futuro.

Li ho visti anche arrabbiarsi e scioperare insieme ai loro insegnanti, proprio ieri, e i motivi che sono ben espressi in questa lettera indirizzata alla Ministra dell’Istruzione e al governo firmata da molti licei romani.

Questa mattina leggo la lettera che il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, Rocco Pinneri, invia ai genitori dei ragazzi delle scuole superiori dove si dà un segnale concreto delle misure che si stanno adottando per il rientro in sicurezza dei ragazzi.

Prima di tutto dico grazie e poi penso: cosa possiamo fare noi adulti per dare una mano? Smettere di lamentarci è una priorità. Guardiamo a ciò che di concreto si sta facendo e cominciamo, tutti, ad avere un atteggiamento più fiducioso e costruttivo.

La concreta possibilità che hanno gli adulti di essere efficaci è incoraggiare i ragazzi comunicando fiducia nelle istituzioni e nel futuro.

sorrisi dietro alle mascherine. noi adulti e insegnanti incoraggiamo i ragazzi

Spesso sento i ragazzi lamentarsi del fatto che i loro insegnanti hanno paura del Covid.

Noi adulti dobbiamo dimostrare coraggio e non tirarci indietro, ne va della nostra credibilità.

Tornare a scuola in presenza significa riacquistare socialità, recuperare gli studenti in difficoltà, evitare il disastro dell’abbandono scolastico: occorre non avere paura.

Cosa che si sta facendo davvero?

Il direttore Pinneri dà dati concreti e sottolinea un grande lavoro anche grazie ai Prefetti che hanno coordinato i tavoli provinciali, lavorando territorio per territorio. Vediamo (cito testualmente):

I trasporti

  • Cotral ha aggiunto 500 corse al giorno affittando “bus turistici”, e altre ne ha aggiunte incrementando la frequenza dei passaggi dei propri mezzi;
  • ATAC sta offrendo 1.500 corse in più al giorno;
  • Astral, società della Regione Lazio, ha concluso una gara per 1.100 corse giornaliere in più sulle tratte e negli orari che servono agli studenti per rendere i mezzi meno affollati.
  • Per controllare che non si realizzino assembramenti nell’attesa dei mezzil e aziende e volontari della Protezione civile presidieranno le fermate e le stazioni.
  • Il potenziamento del servizio sarà accompagnato anche da scaglionamenti in ingresso a scuola, le scuole potranno scegliere di organizzare la didattica con moduli orari di 50 minuti.
  • I genitori degli studenti con disabilità che si avvalgono dello specifico servizio di trasporto scolastico gestito dal Comune di Roma capitale potranno chiamare il Municipio per concordare nuovi orari coordinati con quelli della scuola.

Gli orari delle altre attività

Per consentire ai genitori che lo vogliano di continuare ad accompagnare i figli a scuola, e per sgravare ulteriormente i trasporti, la Regione posporrà anche gli orari di apertura dei servizi, attività produttive e commerciali.

I tamponi

La Regione Lazio offre da tempo la possibilità di svolgere un tampone rapido, tramite prenotazione al sito https://prenota-drive.regione.lazio.it/. Per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado indicando il proprio codice fiscale e la scuola di iscrizione senza ricetta del medico. Per tutti gli altri serve la ricetta medica che può essere chiesta per e-mail al proprio medico.

Vaccini

Sento alla radio che la Regione Lazio è la prima in Italia per numero di vaccini effettuati e l’Italia è prima in Europa. Spero sia stato detto anche in tv. Forse sarebbe sensato chiedere a tutti i nonni che lo desiderano di devolvere la propria priorità di vaccinazione ai loro nipoti adolescenti, credo che in molti lo farebbero. Si chiama solidarietà inter-genarazionale, e in casi eccezionali può valere anche in senso contrario, dal più vecchio al più giovane. Perchè no?

Coraggio!

13 gennaio 2020

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Bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa

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Bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa


Scritto il 10 maggio 2020

Dopo due mesi di isolamento da pandemia noto che bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa.

Alcuni pensano che si siano adattati meglio del previsto ma ora che la chiusura si sta allentando cominciamo a vederne gli effetti su bambini, adulti e anziani.

covid-19 bambini e ragazzi hanno bisogno di movimento e non vogliono più uscire di casa

Non solo bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa ma avete mai visto adolescenti e bambini che giocano a nascondino insieme? Uno degli strani effetti della pandemia: regole saltate, tutto è possibile. Primi giorni di fase 2 al parco.

Perchè non vogliono uscire di casa

Bambini e ragazzi hanno reagito bene alla chiusura perchè hanno un mondo interiore pieno di vita e sono stati capaci di attingere ad esso attraverso il gioco (per i più piccoli) e le relazioni virtuali (i più grandi) cui peraltro erano gia avvezzi per mantenere un certo livello di benessere.

Ma il fatto che ora facciano fatica ad uscire mette in evidenza:

  • la paura coltivata tra le pieghe delle quotidianità
  • la svogliatezza del fare che si è impossessata di loro poco a poco a causa della perdita dei ritmi di vita
  • l’insolenza appresa dei fratelli più grandi
  • la demotivazione: le lezioni a distanza sono un ambiente freddo, difficile, poco umano.

bambini giocano all'aperto VIVERE SEMPLICE

Lezioni a distanza

La scuola pubblica ha reagito bene mostrando una capacità insperata. Chapeau!
Non è questa la sede di critiche o polemiche.

Sulla scuola steineriana mi piacerebbe avere le vostre testimonianze in merito alle lezioni a distanza: meglio lo schermo che niente?
Sono state trovate soluzioni alternative? Raccontateci.

E’ certo però che non esista un reale incontro con la classe, il tutto si semplifica in un tempo limitato destinato ad ogni bambino che a turno viene chiamato a parlare senza reale relazione tra pari.

Il fatto che non vengano registrate le assenze a queste lezioni e che i voti non valgano ai fini della media scolastica (al liceo) contribuisce a rendere sempre meno gratificante la partecipazione.

La dimostrazione è che ultimamente quasi tutti i ragazzi (e spesso anche gli insegnanti) tengono le webcam spente e anche quel poco di interazione a quattr’occhi va a rotoli, adducendo problematiche tecniche.

Hanno bisogno del mondo reale

I bambini hanno bisogno di ritrovare un ritmo quotidiano sempre uguale (perchè il ritmo è cosi importante?) che possa sostituire la forma classe data dal ritmo scolastico (alcune riflessioni sul gruppo classe come risorsa). Un tempo all’aperto insieme ad altri bambini, dove il gioco libero sia alternato ad attività ludico-educative (gare di indovinelli scientifici, staffette ortografiche, giochi di grammatica in movimento, geografica del corpo) che possano imparare in movimento, sperimentando nuovi modi di fare scuola all’aperto.

i bambini non hanno più voglia di uscire invece hanno bisogno di ritrovare i loro pari e giocare con loro

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imparare in movimento

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Imparare in movimento


Scritto il 03 maggio 2020

imparare in movimento

Il tema dell’imparare in movimento mi ha sempre affascinato. Sia perchè studio da oltre 15 anni le pedagogie attive e non convenzionali che cercano di rendere l’imparare sempre più accattivante e adatto ai nuovi bambini di oggi sia per via della mia recente formazione come tutor specializzato per i disturbi dell’apprendimento dove il movimento è una chiave significativa.

Mi sto formando in ambito extralesson (approccio steineriano ai Bisogni Educativi Speciali) e ho conosciuto chi ha portato in Italia la Scuola in Movimento, un progetto che arriva dalla Svizzera e sta portando anche qui un nuovo modo di fare scuola.

Imparare ovunque il movimento

Un progetto mai come ora attuale, visto che a causa del Coronavirus avremo sempre più la necessità di fare attività anche didattica all’aperto e quindi usare al meglio spazi che fino a ieri erano relegati alle attività ludiche e ricreative.

Ne ho parlato anche nel mio progetto pilota fare scuola che prevede la possibilità di attivare dei piccoli gruppi di bambini dalla scuola dell’infanzia fino al primo anno di secondaria di I grado in natura, nei grandi parchi cittadini e nei cortili delle scuole.

Imparare in movimento

L’attività fisica è uno dei motori dell’apprendimento perché il movimento consente al bambino o al ragazzo di affrontare la materia di studio attraverso l’utilizzo contemporaneo di più canali sensoriali in grado di favorire la memorizzazione e dunque di aiutare la fissazione delle conoscenze.

Imparare diventa più facile se….

I benefici di imparare in movimento vanno ben oltre il semplice incremento dell’irrorazione sanguigna e riguarda come la stimolazione dell’attenzione e della concentrazione e la possibilità di rendere l’apprendimento più piacevole e favorire un clima meno competitivo in classe.

Ad esempio… le competenze linguistiche

Si possono imparare in movimento tutte le materie curricolari, per esempio è possibile sperimentare esercizi per l’acquisizione delle forme grammaticali o delle parti del discorso attraverso esercizi che permettano una prima elementare categorizzazione delle azioni (verbi) differenziandole dagli oggetti (nomi) e le loro qualità (aggettivi qualificativi) e abbinando ciascuna categoria grammaticale a un movimento.

movimento in classe

Entriamo più nel dettaglio: Facendo il gioco a squadre, un membro delle due squadre pesca contemporaneamente un biglietto ciascuno, ne individua la categoria e corre a riporlo nella scatola della categoria corretta, verificando di volta in volta la soluzione.

L’esercizio è risultato motivante sia quando la gara era svolta con che senza assegnazione del punteggio; questo dimostra che il movimento associato al gioco e non necessariamente alla competizione, costituisce uno stimolo efficace per bambini e ragazzi.

Imparare in movimento le abilità di lettura 

L’auto-dettato da passeggio è un esercizio che consiste nel raggiungere, correndo o camminando, il foglio appesa contro la parete, sollevarlo, leggere attentamente la frase riportata sul foglio sottostante, cercare di memorizzarla e tornare al proprio banco per scrivere su un quaderno. Si tratta di memorizzare la frase, scriverla cercando di ricordarsi correttamente l’ortografia e la sequenza delle parole muovendosi continuamente tra i fogli appesi e il proprio banco. L’esercizio termina con il completamento della scrittura del testo sul quaderno. Se è necessario rendere l’esercizio più stimolante, al termine della scrittura dell’intero testo l’insegnante può assegnare un punteggio per la precisione o per la velocità dell’esecuzione.

La lettura come sfida: mantenere l’equilibrio

Un esercizio che stimola la concentrazione necessaria alla lettura e abitua a leggere mantenendola, è quello che unisce la lettura di un testo al mantenimento dell’equilibrio.
Bambini e ragazzi possono cimentarsi in testi brevi o di media lunghezza rimanendo in equilibrio su un piede solo o cambiando il piede d’appoggio in punti stabiliti, oppure hanno eseguito la lettura mantenendo una pallina morbida o un quaderno in equilibrio sulla testa.

Parole sconosciute

Per imparare a scrivere parole difficili o sconosciute, o parole sulle quali vengono reiterati errori di ortografia si può procedere in questo modo. Durante la lettura viene chiesto al bambino di individuare il  vocabolo ignoto, isolandolo dal testo, ma anche di memorizzarne il suono e la forma scritta, per essere poi in grado di trascriverlo alla lavagna. Oltre all’individuazione del vocabolo, dunque, l’esercizio stimola la sua memorizzazione associata al significato, che sarà fornito dall’insegnante.

Favorire la concentrazione: muovere dita e mani 

L’esercizio consiste nell’alzare il pollice destro mentre il sinistro rimane chiuso nel pugno e successivamente chiudere nel pugno il destro mentre il pollice sinistro si alza. Questo come molte altre varianti dell’esercizio aiutano a sviluppare l’abilità di compiere i movimenti alternati sempre più velocemente senza commettere errori. Coordinazione manuale, attenzione, concentrazione sono sono alcune delle competenze che si acquisiscono giocando, anche sul posto, anche solo per pochi minuti.

Stimolare l’attenzione: muovere braccia e gambe 

Afferrare l’orecchio destro con la mano sinistra e il naso con la mano destra, invertire il compito delle mani e proseguire cercando di ripetere l’alternanza dei movimenti con velocità crescente mostrano come l’integrazione di un semplice movimento con un compito completamente tradizionale, come per esempio la scrittura di un vocabolo alla lavagna dopo avere corso per raggiungerla, possa cambiare del tutto la percezione del ragazzo, rendendo desiderabile un’attività verso la quale in precedenza mostrava insofferenza

Queste sono solo alcune delle riflessioni tratte dal testo La tecnica dell’apprendimento in movimento per l’insegnamento dell’italiano L2 a bambini. Uno studio di caso di Debora Bellinzani. Uno studio che nasce dalla sperimentazione della tecnica dell’apprendimento in movimento nel contesto della scuola pubblica di qualsiasi grado da parte della Confederazione Elvetica che, attraverso l’Ufficio Federale dello Sport (UFSPO) sfociato in Italia nel progetto Scuola in Movimento.

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parco giochi alla scuola steineriana di Ginevra, un luogo dove giocare davvero

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Nuovi modi per fare scuola dopo il coronavirus


Scritto il 14 aprile 2020

ripensare la scuola dopo il coronavirus? semplice: all'aperto

Siamo ancora in Fase Uno della pandemia da Coronavirus: solo mezz’ora d’aria con i bambini (leggi il mio appello durante di lockdown), rigorosamente isolati dai coetanei.
E’ giusto, si tratta di forza maggiore.

Quando ricomincerà la scuola?

Fare scuola è una delle priorità più sentita dalle famiglie, senza scuola non si può tornare al lavoro e senza lavoro… beh lo sappiamo.

Ma la scuola sarà proprio una delle ultime cose a ricominciare. E’ necessario mobilitare i nostri pensieri e la nostra creatività, cara Italia, affinchè si possano trovare modi alternativi di fare scuola, di far stare insieme i bambini e di farli imparare. Per crescere serve confronto, incontro, spazio e tempo.

Fare scuola all’aperto?

Come ho raccontato in L’asilo nel bosco (esperienza di osservazione in un asilo in Svizzera), sono quasi 15 anni che coltivo il pensiero di dare vita ad un asilo all’aperto per fare scuola in un parco cittadino. Facendo l’osservatrice presso il Wakita kindergarten di Zurigo e poi l’assistente nel bosco alla Scuola steineriana di Ginevra ho coltivato questo sogno, cosi possibile e concreto in una città dal clima clemente come Roma.

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Una struttura fatta in gomma riciclata su una spiaggia che si affaccia sul lago di Ginevra. Libera e aperta a tutti.

Fare scuola dappertutto

In questi anni ho scoperto che i bambini imparano ovunque, anzi meglio imparano di più se sono posti fuori da contesti ordinari. (Leggi dell’esperienza importata da poco in Italia della Scuola in Movimento)

Ho fatto esperienza di water-cycling con i miei figli a Villa Panphili, ho organizzato spedizioni per piccoli gruppi di bambini in giro per i boschi con qualsiasi clima e soprattutto ho studiato il modello che in nord Europa è considerato il più efficace per crescere bambini forti e sani e ho scoperto che c’è un mare di conoscenza e ci sono modalità già sperimentate solo da applicare anche in Italia. Ho anche pensato ad un centro estivo in natura, da realizzare a Villa Panphili.

Fare scuola dappertutto

Nel frattempo in questi anni anche a in Lazio sono nate realtà per fare scuola all’aperto come l’asilo nel bosco di Ostia Antica, l’asilo al mare nei pressi dell’idroscalo di Ostia o l’asilo Bosco Caffarella di Roma, ideato da Francesca Lepori della Rete di Cooperazione Educativa: sono progetti stupendi pensati da persone piene di entusiasmo e con una visione.  Hanno radici e motivazioni profonde e stanno crescendo ogni anno di più, per fortuna.

Un progetto pilota per fare scuola all’aperto

Nel 2005 ho scritto Foglienuove (scarica il pdf) un progetto che dopo essere rimasto per tanto tempo nel cassetto ho deciso di condividere qui. Un progetto pieno di ingenuità e di idealismo, certo, ma anche concreto e fattibile fin nei dettagli.

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Lo condivido perchè ho la speranza che in questo momento di dibattito sulla scuola e sulle possibili modalità di ripresa gli uffici scolastici delle Scuole Capitoline dell’Infanzia lo prendano in considerazione.

Proprio in occasione della fase 2 si potrebbe adottare come progetto pilota in uno dei grandi parchi cittadini del centro di Roma, andando al di là dei soliti impedimenti burocratici proprio in virtù di una situazione di emergenza come questa. Non ci vuole molto, c’è tutto nel progetto, pensato in origine per la scuola materna ma adattabile da subito anche per la primaria.

Di cosa hanno bisogno i bambini?

I bambini hanno bisogno di poter fare scuola ovunque, stare all’aperto e muoversi liberamente con o senza pandemia, ma se ora diventa una necessità fare scuola a distanza chissà che non sia l’occasione giusta?

Accolgo e sostengo l’invito che arriva da Francesca Lepori nel post Una scuola speciale per tutte/i e chiedo che venga data la possibilità di mettere in atto progetti di didattica outdoor.

parco giochi alla scuola steineriana di Ginevra, un luogo dove giocare davvero

Il parco giochi alla scuola steineriana di Ginevra è un luogo dove giocare davvero ed è aperto sulla strada (una strada secondaria dove il traffico ha il limite dei 30 all’ora). Non ci sono cancelli nè portoni.

Fare scuola significare anche sperimentare

Dobbiamo ripensare l’apprendimento al di fuori delle aule pollaio sfruttando spazi non utilizzati della città e strutture lasciate al degrado, applicare l’educazione diffusa e l’educazione all’aperto anche in Italia.

E dobbiamo farlo anche sfruttando progetti già avviati, non serve inventare la ruota, c’è già tutto.
E’ arrivata l’ora dell’educazione all’aperto. Coraggio!

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coronavirus: date ai bimbi mezz'ora d'aria

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Coronavirus: date ai bambini mezz’ora d’aria!


Scritto il 29 marzo 2020

I bambini hanno bisogno di muoversi!, diceva la maestra. All’uscita da scuola ci incoraggiava sempre portare i bambini a giocare all’aperto per contatto anche minimo con la natura. Non portateli subito a casa, finiranno davanti alla tv.
In pochi capivamo il valore delle sue parole, colte solo da chi aveva fiducia in lei, la maestra all’antica.

Stare bene al tempo del Coronavirus

Che bambini e movimento non fossero una priorità si sapeva già in tempi di pace. Non interessa agli adulti presi delle loro priorità nonostante l’Associazione Pediatri italiani lo gridi a gran voce da tempo. Risultato? Tutti in casa.
Figuriamoci ora, in tempo di Coronavirus.

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Bambini che non vogliono uscire

In questo momento anche solo fare due tiri al pallone in cortile può essere un problema. Ci sono bambini e ragazzi che non vogliono proprio uscire, soffrono d’ansia, sono terrorizzati dal contagio, feriti nell’anima dalle immagini di telegiornali da cui dovrebbero essere protetti. E i genitori neanche se ne accorgono.

L’emergenza è cosi importante che la piramide dell’attività fisica e motoria compare anche nei test Invalsi d’italiano per i bambini di quinta elementare.
Perchè se i genitori non lo sanno, almeno che lo sappiamo i bambini!

Muoversi è necessario per stare bene

Invece l’importante per i genitori è che i figli stiano in casa. E pazienza se quando l’emergenza finirà saranno tutti depressi. Invece anche di questo ci dobbiamo occupare, con le relative cautele, senza dimenticarci che la salute mentale è fondamentale a qualsiasi età e dipende, in parte, anche dalla quantità di movimento quotidiano che facciamo.

I diritti dei bambini

Quando esco vedo solo anziani, proprio loro che dovrebbero stare a casa, mentre dei bambini neanche l’ombra. È lo specchio di un paese vecchio, malato e che non ha nessuna attenzione ai giovani.

Nei decreti di pensa ai runner, ai padroni di cani e nessuno dice una parola sulla necessità di far muovere e respirare i bambini.

Parchi giochi contingentati

Perché non lasciare i parchi giochi aperti con l’ingresso contingentato? Meglio 5 minuti in altalena per uno che niente! Tutti i bambini dovrebbero aver il diritto, con tutte le precauzioni del caso, di prendere mezz’ora d’aria al giorno per mantenere la loro integrità fisica e mentale e anche i loro genitori per rimanere persone calme, pazienti ed equilibrate.

Invece si preferisce tenere a casa i bambini per settimane, attaccati per ore ai computer. L’unica salvezza è l’intrattenimento digitale.
Se il nostro lockdown è diventato un modello per gli altri paesi rimaniamo gli unici al mondo a proibire ai genitori di uscire con i loro bambini piccoli (non considerando questa una necessità) seppur mantenendo le dovute cautele.

coronavirus: date ai bimbi mezz'ora d'aria

L’aria è importante come il cibo

Penso che la pagheremo cara comunque, se non ci inventiamo alla svelta qualcosa di più di una chat o di una diretta facebook  per far stare bene i nostri piccoli. Come possono mantenere dei sani ritmi sonno-veglia se non sono esposti alla luce del sole e all’aria fresca per settimane?

Qualche consiglio per uscire senza uscire

  1. Chi ha un balcone lo lasci usare ai figli come credono, senza dare regole o mettere limiti. Voi non lo so sapete di cosa sono capaci
  2. Chi ha un balcone lo usi anche quando piove
  3. Chi ha un cortile condominiale lo condivida con i vicini
  4. Chi ha un terrazzo condominiale lo metta a disposizione delle famiglie con bambini
  5. Chi non ha nulla di tutto ciò può scegliere di uscire con i piccoli la mattina presto quando c’è meno gente in giro con la scusa di comprare un topolino all’edicola oppure di andare a salutare un albero che ha appena messo i boccioli. Per osservare la natura che cambia e la primavera che esplode non serve un bosco intero, basta volerlo.
Grazie a Sara che mi ha fatto tornare la voglia di scrivere.

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