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Meno è meglio: come fare niente senza perdere tempo

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Meno è meglio: come fare niente senza perdere tempo


Scritto il 05 luglio 2013

Se togli qualcosa non rimane il vuoto, si crea uno spazio inedito da riempire con altro. Ho imparato a togliere aspettative e a vedere quello che c’è, nella giornata, nei figli, in me stessa. E mi stupisco di come ho fatto a non pensarci prima.

Sottrarre cose e aggiungere tempo, spazio, idee: ecco l’obiettivo di questo mese.
Non abbiamo bisogno di inutili dispensatrici di consigli per gli acquisti perchè siamo impegnati a liberarci di tutto ciò che abbiamo comprato in questi anni, usato una volta e messo via. La regola è semplice:

Non lo uso da almeno sei mesi: lo metto sul soppalco
Non lo uso da tanto, tantissimo tempo: lo regalo, lo butto, lo uso oggi (ultima chance)

I bambini hanno capito che siamo spietati verso gli oggetti che ci ingombrano la vita e si sono messi vicino al portone di casa a riparare i loro skateboard. Perchè se sono rotti vanno nella spazzatura.

A proposito, vi siete chiesti perchè gli skatepark pubblici li costruiscono solo nelle zone periferiche e disagiate delle città e non anche in zone meno a rischio? Perchè i bambini che abitano nei quartieri medio-ricchi non hanno bisogno di stare insieme?

Ah, si… la risposta è che i bambini ricchi non hanno bisogno dello skatepark perchè hanno internet e possono starsene tutto il giorno su Itube a rincoglionirsi.

skateboard in riparazione

Una mia amica mi ha chiesto: ma cosa fai tutto il giorno con i bambini? (in questo periodo non c’è neanche più la scusa di uscire per andare al lavoro, finito anche quello). NIENTE.

Ecco ci vuole coraggio a dire niente, stiamo a casa a non fare niente. Insieme. NIENTE è una parola per niente di moda.

stare a casa e non fare niente. insieme.

I bambini hanno smontato il divano e hanno creato una chaise longue che sembrava molto comoda. Poi si sono messi a gonfiare palloncini.

Se non mi credete leggete i post di Simplicity Parenting, loro sono certo molto più autorevoli della mamma sabrina e sapranno convincervi (se di questo avete bisogno) che fare meno (con i figli) è senz’altro meglio, per una serie infinita di ragioni.

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Occuparsi e preoccuparsi

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Occuparsi e preoccuparsi


Scritto il 15 maggio 2013

tranquille dentro Nell’attesa di terminare la traduzione di “Com’è fatto il cervello di un bambino, ho scovato un libro che mi è piaciuto moltissimo e ve ne voglio parlare. Un libro che aiuta a strutturare i pensieri, a smettere di preoccuparsi,  a ragionare sul nostro modo di ragionare e sulla possibilità di cambiarlo, quando questo non ci fa stare bene. Si intitola “tranquille dentro”, piccolo talismano della mamma, ed. Ponte delle Grazie.

Intanto partiamo da un presupposto: quando veniamo al mondo ci troviamo nella situazione di poter accettare il pacchetto vita oppure ribellarci, preoccuparsi e combatterlo.Come lo chiama simpaticamente l’autrice, il pacchetto vita è chiavi in mano, all inclusive. Se accettiamo in modo aperto e sereno quel che arriva in dotazione con il pacchetto ce la godiamo e apprezziamo ogni cosa, anche i cambiamenti e gli imprevisti, altrimenti, alla ricerca di quello che crediamo il meglio per noi spendiamo gran parte della nostra vita a fare in modo che le cose vadano in quel modo e combattiamo e ci affanniamo sprecando gran parte della dotazione del “pacchetto vita” senza sapere neanche quello che comprendeva.

C’è da mettere in chiaro una cosa: siamo esseri mortali e mettiamo al mondo esseri mortali (tra l’altro forse il pacchetto vita che regaliamo ai nostri figli contiene anche la data di scadenza obbligatoria, ma essendo un acquisto alla cieca per fortuna non sappiamo quando avverà). La morte è una parte della vita dalla quale non possiamo svincolarci. Inutile pensare di poter evitare tutti i problemi compreso quello.

Nel nostro ruolo di madri poi, l’autrice distingue una tipologia molto divertente (o agghiacciante, dipende se vi ritrovate nella descrizione, io si, ahime) che è la mamma-elicottero.
La mamme elicottero sorveglia dall’alto la vita dei propri figli, interviene chirugicamente e tempestivamente ogni volta che le cose sembrano andare in modo diverso da quanto lei aveva previsto per il figlio, scagionando ogni possibile errore, contrattempo, incidente. Insomma, una mamma necessaria, senza la quale i figli non sarebbero in grado di crescere, il palazzo crollerebbe, il mondo intero si fermerebbe.

devo stare tranquilla

Invece l’obiettivo principale di una madre dovrebbe essere proprio il rendersi superflua il prima possibile: quando i figli saranno in grado di vivere bene senza il nostro aiuto allora potremo dire di aver concluso il nostro ottimo lavoro di madri.

Invece spesso è piu facile preoccuparsi: pensiamo che i nostri figli non se la sappiano cavare da soli e che il nostro aiuto gli sarebbe prezioso e cosi ci prestiamo, ci facciamo in quattro, in mille, pur di poter essere utili. E cosi, guidati dalle nostre convinzioni agiamo nel mondo con dei comportamenti che tendono a confermare loro di non essere abbastanza capaci di fare da soli, realizzando le  profezie che si autoavverano. Una teoria che l’autrice afferma essere un classico della sociologia (Merton, 1971).

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La felicità è una scienza

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La felicità è una scienza


Scritto il 17 gennaio 2013

Perchè mai il Festival delle Scienze 2013 di Roma quest'anno ha come tema la felicità? Semplice, perchè la felicità è un complesso sistema di fattori che influiscono sulle emozioni individuali ma anche sul sistema di gestione del mondo. Il feel, l'indice che in modo simile al Pil individua la Felicità Interna Lorda di un paese ha quarant'anni di vita e anche in Italia se ne parla, con le 12 dimensioni del Benessere, stilate dall'Istat non solo in Buthan dove è stato inventato (Cross National Happiness).

Insomma La Felicità al centro del Festival delle Scienze di Roma che si tiene dal 17 al 20 gennaio all'Auditorium è una buona idea. Una serie di conferenze, incontri, dibattiti sul tema. Lectio Magistralis con un biglietto d'ingresso di 2 euro. Chapeau!

Anche il fondatore dell'inglese Action for Happiness lo dice: la prima cosa da fare per essere più felici è occuparsi di rendere felice qualcuno. I meccanismi che incoraggiano e motivano le emozioni positive, alla base della felicità sono strettamente connessi al nostro modo di relazionarci con gli altri, con le scelte, con le difficoltà. La felicità è una decisione, è lo slogan di questo movimento.

C'è un dato che mi sembra essenziale: semplificarsi la vita, avere più tempo per se stessi, evitare di lamentarsi continuamente e cercare di guardarsi meglio addosso e capire le emozioni che ci procurano gli eventi puo' essere una direzione da intraprendere per migliore il proprio livello di happiness. E questo non ha nulla a che fare con la ricchezza, le possibilità economiche e le posizioni di carriera professionale in cui ci troviamo.

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Come riuscire a realizzare i buoni propositi per l’anno nuovo?

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Come riuscire a realizzare i buoni propositi per l’anno nuovo?


Scritto il 29 dicembre 2012

mantere i buoni propositi

Molti di noi fanno lo stesso giochetto tutti gli anni: da soli o in compagnia pensano ai buoni propositi per l’anno nuovo e si ripromettono di metterli in atto dal giorno 1 per tutto l’anno. Poi prontamente disattendono la loro promessa e vivono il senso di frustrazione che si ripete anno dopo anno, come un triste annuncio di fallimento proprio all’alba del nuovo anno.

Perchè è cosi difficile mantenerli?

Perchè è cosi difficile mantenere i buoni propositi che ci diamo, visto che di solito si tratta di cose che riguardano il nostro benessere o quello delle persone che amiamo? Perchè le abitudini ci condizionano a tal punto che punto che non riusciamo a smuovere di un millimetro le nostre routine quotidiane neanche per ritagliare quell’ora al giorno che ci serve per fare un sport, per giocare con i nostri figli o per occuparci di una cosa alla quale teniamo?

Disattendere alle promesse che facciamo prima di tutto a noi stessi è una potentissima fonte di discredito verso noi stessi. Io mi sono chiesta perchè e quest’anno metterò in opera alcune varianti al mio desiderare che credo sortiranno dei buoni effetti.

Intanto occorre pensare non solo dei buoni propositi, ma soprattutto i giusti propositi per noi, ovvero quelli che ci rendono felici.

Come partire con il piede giusto?

Intanto sarebbe bene prendersi un po’ di tempo per decidere quali saranno i buoni propositi per l’anno nuovo, non è una cosa che si puo’ fare all’ultimo momento, cosi tanto per fare. Le cose che ci importano davvero spesso non sappiamo di desiderarle veramente finchè non ci capita di trovarci in situazioni particolari ma questo è un altro discorso.

Cosa ci rende liberi?

Quando l’uomo si libera dai pensieri riflessi (quelli pensati per abitudine o pensati da altri per nostro conto o per fretta o per prigrizia) e vive nel pensiero intuitivo allora è veramente libero. Quando l’uomo si libera dai condizionamenti imposti sulla propria volontà, motivi e moventi che giustificano ogni nostra azione, allora è veramente libero. Vi faccio un esempio:

  1. Non posso uscire anche se vorrei perchè devo finire di fare questa determinata cosa.
  2. Non posso fare i miei venti minuti di meditazione oggi perchè non tempo.
  3. Non posso telefonare a una persona che amo e a cui ho pensato perchè poi devo invitarla a cena, glielo avevo promesso.

Ecco perchè i buoni propositi per l’anno nuovo potrebbero anche solo consistere nell’eliminare i meccanismi, gli automatismi e alcune abitudini che si sono insinuate nella nostra quotidianità rubandocela.  L’uomo libero fa ciò che vuole, non ciò che è costretto a fare per cause esterne. E la motivazione all’azione coincide perfettamente con il motivo per cui agisce. Pensateci, quante volte questo vi succede? Quante volte al giorno fate una cosa che realmente desiderate di fare?

I bambini hanno quello che serve per essere liberi

E’ il pensiero intuitivo che ci rende liberi, quello che i bambini hanno innato e che noi invece dobbiamo riconquistare. Ecco perchè loro sono i nostri maestri e non il contrario. Per questo dico grazie a Marcus Fingerle, per essere casualmente capitata ad una sua conferenza nella quale spiegava un ostico pilastro dell’opera di Rudolf Steiner dal titolo Filosofia della libertà.

Marcus Fingerle è un consulente pedagogico, specializzato in pedagogia curativa a Nürtingen (Stoccarda)

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Interrompere il quotidiano

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Interrompere il quotidiano


Scritto il 28 dicembre 2012

Andrea mi bussa alla spalla e mi dice: ti fermi un attimo di lavorare? No, gli rispondo non ho tempo. Lui si siede sul divano e riprende a pagina 312 del libro che sta leggendo 

Io mi giro di colpo verso di lui perchè mi sono accorta di aver detto la cosa sbagliata. Poi mi siedo vicino a lui e di colpo mi viene un sonno maledetto. Sono le tre del pomeriggio non posso avere sonno.

Me lo aveva detta la mia maestra di yoga: se appena ti fermi ti addormenti c'è qualcosa che non va, hai le batterie a zero. Il medico mi ha anche detto che sono disidratata perchè non bevo mai. Non ho tempo di bere, gli ho detto.

Cosa, Sabrina, anche tu non hai tempo? Proprio tu che solo qualche mese fa andavi in giro predicando IO HO TEMPO, proprio tu? Ammetto. 

Ma è proprio per questo che sto per interrompere questo vortice in cui sono finita. Perchè tutto ciò non fa per me. Voglio smettere di correre e godermi un po' il processo, stare nel mentre, godermi il vuoto che c'è tra un fare e l'altro

In questo periodo avrei bisogno di capire che cosa provo e perchè ho un ronzio in testa che mi impedisce di sentirmi. Allora sono andata a ristudiarmi la classificazione delle emozioni secondo il genio di Robert Plutchik, (approfondisci qui)  uno psicologo che ha intrapreso gli studi preliminari che hanno dato vita alla classificazione della comunicazione non verbale, della fisiognomica e di tutta quella sfera legata alla comunicazione delle proprie emozioni attraverso l'universale linguaggio della gestualità e delle espressioni.

La mappa non mente, io so perfettamente dove mi trovo: le mie aspettative mi mangiano l'attimo, ho paura di sbagliare, provo la delusione di chi è vittima dell'ansia da performance e sa perfettamente che non esiste vittoria, non eiste neanche la performance.

Tra l'altro se osservate bene la mappa capite anche perchè il mondo va un po' a rotoli: su 8 tipologie di emozioni  6 sono negative (quelli blu) e solo 2 positive.

  1. Aggressività
  2. Disprezzo
  3. Rimorso
  4. Delusione
  5. Spavento
  6. Sottomissione

vs

  1. Amore
  2. Ottimismo

Io dico grazie perchè questo spazio mi permette di pensare ad alta voce,  di rimettere a posto i pensieri nei cassetti, di lavorare su me stessa, di vedere nero su bianco i paradossi che vivo, le continue incongruenze che sperimento, il bisogno senza fondo di capire. A volte vado a rileggere indietro e scopro che più o meno sto allo stesso punto di 8 anni fa. Ma l'importante è provarci.

Una frase che oggi mi da forza e nella quale credo e mi impegno è: agisci come se ogni giorno fosse l'ultimo e progetta come se avessi difronte l'eternità. (Marco Aurelio)

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24 novembre: giornata del non acquisto

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24 novembre: giornata del non acquisto


Scritto il 23 novembre 2012

non comprare

Adbusters.org, è un collettivo americano di attivisti nel mondo dell’ambientalismo e della cittadinanza attiva. Gli stessi che organizzano il turn off tv weekend ovvero il fine settimana dedicato a sensibilizzare le persone a spegnere la tv e spendere meglio il loro tempo.

Ogni anno organizzano il  Buy nothing day (seguito dal Buy Nothing Christmas) una giornata di astensione dal consumo. L’evento ha assunto ormai dimensioni gigantesche: vi partecipano 65 paesi nel mondo, che hanno capito il senso profondo di questa iniziativa: ispirare i cittadini ad una vita più semplice, meno schiava dell’acquisto e del consumo.

Anche perchè non abbiamo più scelta: o rinunciamo a comprare o rinunciamo al nostro pianeta!!

Non a caso il giorno-del-non-acquisto si svolge proprio il primo sabato di grandi acquisti natalizi ovvero il 24 novembre 2012 ed ottiene in tutto il mondo (tranne forse che in Italia e in Burkina Faso) una copertura mediatica eccezionale anche in vista di una possibile sensibilizzazione del pubblico sulle possibilità di acquisti di prodotti verdi, autoprodotti e in generale alternativi al consumo di massa.

Insomma, non comprate, ma se proprio dovete comprate bene (verde, bio, sostenibile, fair trade, ecc).

A proposito per chi non lo conosce guardatevi Etsy, una specie di ebay dove tutti i venditori sono privati cittadini, artigiani, fanatici del fatto-in-casa, che mettono in vendita le loro produzioni artigianali.

Per approfondire su vivere semplice:

Resistete (agli acquisti compulsivi di Natale)

Io non compro

Disintossicati dalla tv

Per approfondire sul bnd:

Adbuster Hai dei dubbi? Guarda questo video.

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Tu non sei il tuo cervello, tu non sei il tuo corpo

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Tu non sei il tuo cervello, tu non sei il tuo corpo


Scritto il 21 novembre 2012

parti del cervello

Con quale parte del cervello gridiamo a nostri figli? Con quale cantiamo una canzone o chiediamo scusa o cambiamo discorso?
Perchè c’è chi riesce a darsi a mantenere la calma e chi sbraita dalla mattina alla sera?

Le nostre reazioni non  dipendono dal mondo esterno, dalle situazioni, tutto dipende esclusivamente da noi e in particolare dalle parti del cervello preposte a queste attività.

Il nostro cervello non è un organo interno come un altro. Se lo si osserva con sguardo clinico si scopre che alcune parti di esso sono molto antiche ed altre sono relativamente giovani. Il cervello è come il suolo, in cui ogni strato corrisponde ad un’era geologica diversa. E in quanto tale rappresenta perfettamente la nostra evoluzione come esseri umani.

Le varie parti del cervello

Il cervello reptiliano si trova nel mesencefalo e che risale a circa 300 milioni di anni fa.
Esso sovrintende alle nostre reazioni in caso di pericolo producendo adrenalina, cortisolo e molte altre sostanze tossiche che ci servono per reagire velocemente rispondendo con reazioni tipo la lotta o la fuga. Quando ci sentiamo in trappola (fisicamente o emotivamente) si attiva questa parte del nostro cervello che ci fa agire spesso in modo istintivo ma crea squilibri nel corpo che possono portare a fenomeni di stress o a malattie.

Il cervello limbico ha circa 100 milioni di anni e controlla le emozioni producendo molecole chiamate immunomodulatorie ovvero capaci di guarirci e di farci sentire protetti e al sicuro. Questa parte del cervello si è sviluppata in origine nei mammiferi, prima specie animale che ha imparato a vivere in gruppo proteggendo e prendendosi cura dei cuccioli, allattandoli,  nutrendoli e coccolandoli.

4 milioni di anni fa è comparsi il cervello corticale, che nonostante sia uno dei più giovani è anche il più sviluppato nel cervello umano: esso è crescito rapidamento con l’uso del linguaggio orale. Il cervello corticale viene attivato quando siamo entusiasti, ispirati, quando siamo coinvolti in attività artistiche o creative.

Se pensiamo che 6mila anni fa è intervenuta nella nostra evoluzione la lingua scritta, e poi la stampa 500 anni fa e ancora internet circa 20 anni fa possiamo immaginare come il nostro cervello si sia ulteriormente evoluto e come sia probabilmente sottoposto anche oggi ad una certa mutazione.

Il nostro cervello, sede dei nostri pensieri, non è una struttura ma è un’attività in continuo movimento.

In pratica ciò che noi tendiamo comunemente a considerare l’essenza del nostro essere ovvero l’unione di pensieri, ricordi, desideri residenti soprattutto all’interno del nostro cervello è in realtà una complessa struttura non fisica, non materiale che Deepak Chopra identifica con l’anima. Deepak Chopra è un medico indiano diventato famoso per aver promosso la meditazione in tutto il mondo identifica con l’anima.

Tu non sei il tuo cervello, tu non sei il tuo corpo.

La mente è un processo relazionale che regola il flusso di informazioni ed energia ma la soluzione dei nostri problemi non si trova allo stesso livello della nostra, non è ragionando che possiamo trovare delle soluzioni. Il livello dell’anima è più profondo e sconosciuto

L’anima ha un potenziale infinito, e’ un campo di correlazioni sincronico quindi non lineare nè consequenziale, e’ la fonte della nostra creatività. è un ambiente intenzionale ma non controllabile. Un po’ come il respiro, che non possiamo governare più di qualche istante, anche l’anima ha una sua fuzionalità indipendente dalla nostra volontà.

Nell’anima risiede la nostra consapevolezza, ovvero l’unico vero strumento a nostra disposizione per governare le nostre emozioni e trovare uno stato di benessere che ci permette di vivere in armonia.

Ma questa e’ un’altra puntata….

Grazie a My Life, ente organizzatore del convegno di Deepak Chopra, per avermi invitata alla giornata di presentazione del suo ultimo libro “Spiritual solutions”. Approfondisci qui

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Organizzare una spedizione senza muoversi dalla città

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Organizzare una spedizione senza muoversi dalla città


Scritto il 31 ottobre 2012

I lettori di vivere semplice scalpitano, vogliono consigli pratici su come semplificare la vita dei loro figli (senza pensare che avrebbero bisogno di consigli su come semplificare la loro, prima di tutto).

Il momento della giornata che proviamo a semplificare è il pomeriggio. Quando i bambini escono da scuola scatta una certa concitazione perchè bisogna assolutamente fare qualcosa. Far niente non è contemplato. Intanto organizzatevi: mettete in macchina stivaletti, un maglione e per i bambini anche un paio di pantaloni impermeabili per i bambini e seguimi.

I bambini faranno un sacco di domande: lasciali parlare, sorridi e di si, ci pensiamo dopo. Ora partiamo per una missione. Cercate il più grande parco cittadino vicino a casa vostra, più grande è meglio è ma non puo' essere troppo lontano da casa, i bambini non vogliono stare in macchina appena usciti da scuola.

Copritevi, lasciate zaini, borse e ogni ingombro e cominciate la vostra lunga passeggiata nel bosco (diventerà presto il vostro rito pomeridiano ma per adesso non pensateci). Lasciate il sentiero appena potete e addentratevi la dove di solito vanno solo i padroni di cani di grossa taglia.

spedizione con i bambini

 

Silenzio, si cammina

Intanto silenzio, camminate e respirate, cercate di spegnere il cervello e accendere i sensi. I bambini continueranno a fare domande, se hanno meno di 6/7 anni dite loro che state andando a trovare qualcuno, se siamo più grandi dite semplicemente: sto facendo un'esperimento ma non posso dirti nulla.

A seconda dell'età dei vostri figli saprete regolarvi come meglio intuite. Dopo un bel po' che camminate a passo veloce, intendo almeno 20 minuti, quando le bocche si sono tappate e i fiati hanno cominciato a farsi corti potete iniziare a raccontare.

Se i bambini non ce la fanno abbiate fiducia, il motivo è solo che non sono abituati. Portate una tavoletta di cioccolata, spezzatene un quadratino e metteteglielo in mano, dicendo solo una parola sottovoce nell'orecchio: tieni, questo ti darà la forza. Il clima che si crea deve essere da vera spedizione sull'Everest. Guardatevi intorno, è quasi inverno ed è quasi buoi e siete gli unici al parco, in un pomeriggio infrasettimanale, altro che Halloween, c'è da star seri…

passeggiata autunnale con i bambini

 

Immersione in natura

Cominciate con qualcosa del tipo: dobbiamo far piano perchè tutti gli animali stanno preparando le loro tane per andare in letargo, e anche gli gnomi del bosco cercano una sistemazione per l'inverno. Alcuni di loro non hanno riscaldamento nelle loro tane e preferiscono andare ad abitare in città a casa di qualche bambino che ha una bella cameretta calda per ospitarli. Altri invece vivono qui e certamente non vogliono farsi vedere dai bambini perchè hanno paura di essere calpestati o imprigionati. Non date spiegazioni razionali, portateli piano piano nel mondo dell'immaginazione dove il bosco è popolato da tanti esseri buoni, viventi, innoqui che possono tenerci compagnia in uno spazio di quiete interiore ed esterno. Respirate a pieni polmoni, fermatevi ad ascoltare i rumori, prendete in mano la terra, annusatene l'odore, muovete i sensi, lasciateli liberi.

Se sarete fortunati gia il primo giorno vedrete comparire la meraviglia sulla faccia dei vostri bambini. Altrimenti sentirete frasi come Io non sento niente, non vedo niente

Io non vedo niente

Non scoraggiatevi continuate cosi: Gli gnomi sanno cosa fanno i bambini spesso agli animaletti che trovano e non vogliono certo fare la stessa fine. Ecco perchè si nascondono. Ma con gli occhi del cuore, con l'udito fine, il calore della pazineza, con la coda dell'occhio a volte si intravvedono passare molto velocemente, gli gnomi.

Magari ci vorranno giorni e giorni, ma se avrete la costanza di continuare per un po' succederà una magia ma non voglio dir nulla adesso, provateci e capirete. 

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Un padre demodè

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Un padre demodè


Scritto il 09 ottobre 2012

Essere dei buoni genitori è fatica. Occuparsi del compito educativo è ancor più demodè di questi tempi,  sembra quasi che porsi delle domande su come crescere i propri figli o su come essere un buon insegnante sia qualcosa di ormai relegato a moralisti e bacchettoni.

 

Nell'epoca della libertà totale, dell'edonismo e della faciloneria ci si è ridotti a far quel che si vuole senza vincoli nè debiti e quindi a lasciar fare i propri figli, o alunni, nell'apparente pieno rispetto delle libertà individuali.

Risultato? Ci troviamo con ragazzini troppo giovani per fare gli adolescenti e adulti troppo vecchi per fare i ragazzotti, incapaci di dare una direzione alla loro vita ed essere modelli degni di imitazione da parte dei loro figli.

L'assenza di cura che genitori e spesso insegnanti manifestano verso le nuove generazioni non è dolo è incapacità: non serve affannarsi per il futuro dei figli; occorrerebbe meglio occuparsi del loro presente senza che questo fosse scambiato come repressivo nei confronti della loro libertà.

Non serve preoccuparsi di garantire loro maggiori stimoli possibili; servirebbe anzi sostenere la loro formazione prendendosi cura in prima persona, assumendosi la responsabilità dei faticosi no, facendo anche coraggiosamente da filtro se necessario nei confronti di un mondo che offrendo tutto rischia di non offrire nulla,  mostrando come si risolvono i problemi e non come si soccombe ad essi.

Mi consolano le parole di Massimo Recalcati, neuropsichiatra infantile, lacaniano oltre che docente di filosofia morale che presenta il suo ultimo libro Cosa resta del padre per Cortina Editore. Non vedo l'ora di leggerlo.

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Nel gioco c’è il rispetto per la vita

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Nel gioco c’è il rispetto per la vita


Scritto il 02 ottobre 2012

Ho scoperto un libro bellissimo Earthways, simple environmental activities for young children edito da Gryphon House, inesistente in Italia:  90 giochi e attività semplici attività stagionali e legate alla natura da proporre ai bambini piccoli. Un piccolo tesoro.

earthways, simple environmental activities for young children - attività per bambini legate alla natura e al rispetto per la terra

L’obiettivo principale è incoraggiare i bambini a relazionarsi congli elementi costitutivi della vita: terra, fuoco, aria e acqua per sviluppare il rispetto della natura e delle creature viventi. Un rispetto per niente scontato, anche tra le famiglie attente e consapevoli.

L’uomo può scegliere se prendersi cura della terra permettendo che dia i suoi frutti oppure avere un atteggiamento di dominio e di superiorità che lo pone in grande pericolo. Perchè senza terra l’uomo non ha un posto dove vivere. Le attività che lo connettono con questa consapevolezza non sono altro che i prototipi di quello che da grande diventerà un sentimento di ecologia e rispetto per la vita che lo renderà un essere umano migliore.

lorenzo pedro gioca con i sassi

Quasi tutti i bambini hanno molta immaginazione

Spesso i bambini piccoli (fino a 6-7 anni) sono dotati di fervida immaginazione. Per loro giocare è un vero e proprio lavoro e attraverso il gioco imparano molto del mondo e di come relazionarsi con esso.  Noi adulti possiamo certo incoraggiare questa attitudine all’esplorazione mettendo a disposizione dei bambini giochi e materiali che possono evolversi insieme a loro.

Perchè proprio il sasso, la pigna,  la conchiglia…

Un cesto di pietre può essere usato per costruire un muro o una strada, le pietre possono essere mescolate in una zuppa nel gioco della cucina, possono essere usate come monete di scambio nel gioco del negozio, possono essere portate in giro su un autobus immaginario come fossero passeggeri, possono essere usate per qualsiasi necessità le circostanze del gioco richiedano. Il valore aggiunto è che si tratta di oggetti veri, pensati dalla terra per l’uomo.

fare un vulcano vero sulla sabbia? si puo’.

Oggetti difficili da rompere, unici, ognuno con il suo colore e forma, oggetti piacevoli da tenere in mano e da guardare. Queste sensazioni legate al vero sono chiare se si pensa al contrario ad oggetti progettati a tavolino, passati dall’approvazione del marketing vede in essi solo oggetti di lucro, usciti da una fabbrica chissà dove nel mondo, alcuni di questi anche imbevuti di coloranti magari tossici proibiti dalle leggi del primo mondo insomma.. non per essere esagerati però questa è la verità: cosa c’è di più green/local/politically correct/ di un sasso, una pigna, una conchiglia?

Il senso della verità

Alcuni di voi penseranno: figurati cosa gliene frega ad un bambino di questi concetti… certo che no. Ma questo è il nostro modo per instillare un senso di verità e apprezzamento per il bello e il buono, che da grande si trasformerà in gratitudine per la terra che alla lunga darà vita ad un essere umano che rispetta gli altri, la natura e se stesso. Non è un dettaglio. E’ un tassello del mosaico educativo nel quale ci riconosciamo.

zeno e la barca di legno e stoffa

Alcuni bambini no…..

Il problema è che non tutti i bambini hanno una fervida immaginazione. Se non sono stati abituati  a giocare con materiali  semplici la loro immaginazione creativa non è stata stimolata, nutrita e questi bambini hanno difficoltà ad aprirsi al gioco libero.

Quando un bambino ha passato tutti i suoi pomeriggi davanti alla tele e tutte le sue mattina all’asilo a riempire forme prestampate senza fare delle vere esperienza del colore la passività si insinua come deterrente inimmaginabile e lascia una traccia indelebile.

Spesso si sente dire dai genitori: Beh, cosa cambia, il legno è solo più bello esteticamente, e fa più piacere per i genitori circondarsi di cose carine… ma i bambini preferiscono la plastica…

In realtà i bambini che hanno poca fantasia a volte sono attratti da altre cose, come il movimento (arrampicarsi sugli alberi o saltare sul letto) oppure giocare con le cose vive (e questo ha risposto a molti dei miei interrogativi) come  l’acqua e il fuoco.

Leggi anche

A proposito di cose vive leggi: accendere il fuoco con i bambini e Bambini con le mani in pasta la recensione di un prezioso libro degli anni 70 sull’uso dei materiali naturali (legno, creta e colori) nella scuola dell’Infanzia Preparazione del Natale e più in generale le attività stagionali e i giochi legati al ciclo dell’anno come Giochi d’autunno e Riti d’inverno.

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Il multitasking fa male!

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Il multitasking fa male!


Scritto il 10 agosto 2012

au4b

Il multitasking fa male, non ci appartiene, non è una cosa umana. Il multitasking in realtà non esiste.

Gli esseri umani non possono fare (bene) più di una cosa alla volta. Lavorare o vivere in multitasking è solo un’illusione. In realtà quello che stiamo facendo è passare ipervelocemente da una cosa all’altra pensando di risparmiare tempo, fulminando quella lampadina che è il nostro cervello.

La mia maestra di yoga dice che siamo come uno scaldabagno: accendere e spegnere il cervello continuamente non fa altro che stancarci mortalmente, consumare un sacco di batterie, salvo poi fulminarci pietosamente come una lampadina, o come uno scaldabagno.

Ma oggi lo conferma anche Matt Richtel, Tecnology Report del New York Times, che afferma: fare più cose nello stesso tempo non si puo’.

Si puo’ passare di palo in frasca continuamente con il risultato che il livello di stress aumenta sensibilmente e si rischia di andare in stato di overload. Ascolta l’intevista (in inglese, 13 minuti ben spesi). Se vuoi approfondire leggi e ascolta il suo intervento su “The price of putting your brain on computers
sullo stesso argomento approfondisci sul canale tecnologia del NYT

Perchè lo facciamo quindi?

Tendiamo a fare più cose contemporaneamente perchè siamo sotto l’effetto del dopamine score una risposta neurochimica del nostro cervello alle molteplici stimolazioni che fronteggiamo durante la nostra vita diurna.

In pratica ci cerchiamo sempre ulteriori stimoli perchè ne abbiamo bisogno, perchè gli stimoli creano dipendenza celebrale. Interessante no? Ora tocca capire come si sviluppa il cervello dei nativi digitali, a questo proposito Richtel sta facendo interessanti scoperte di cui vi parlerò.

E io che pensavo che fossero i nuovi stimoli a venire a cercarmi. Forse invece di dirci bombardati dagli stimoli dovremmo cominciare e riflettere sul perchè non ci proteggiamo.
Ci piace forse cosi? Anche al tossicomane piace cosi, a parte gli effetti collaterali…

Possibili soluzioni?

Fai l’uncinetto, rallenta, digital-disintossicati. Buona lettura (in multitasking)

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La nostra personale quaresima


Scritto il 22 febbraio 2012

Lasciatemi dire la mia, andare in chiesa mi costa fatica: un signore vestito da prete mi dice che devo lasciare tutte le mie certezze e seguire Dio.

Io Dio lo vedo e lo sento forte e chiaro, e lui mi dice di tenermi salda alle mie certezze, di credere in me e avere fiducia negli altri, di vivere con consapevolezza e di partecipare alla creazione di un mondo più vero, più buono e più bello, per noi e per i nostri figli.

E quella voce interiore che ora chiamo Dio mi dice anche che dopo tutto il gran mangiare di frappe sento il bisogno di un tempo di purificazione, una quaresima diciamo (sarà un caso?)

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Sane contraddizioni

Mia madre mi chiede come faccio a tenere la Madonna Sistina in camera dei bambini e il Ganesh in cucina. E’ cosi che siamo noi. E non ci tacciate d’incoerenza, abbiamo i nostri motivi.

Come è gia successo per la candelora si sa che la tradizione  cristiana ha attinto da sapienze antiche per compilare il suo calendario di festività sul quale ha preteso di mettere il copyright.

Prendere contatto con noi stessi

E allora volevo dirvelo, se sentite la necessità di un po’ di pausa dai bagordi culinari del carnevale, se prendete l’occasione per soffermarvi a respirare dieci minuti al giorno, a centrarvi su voi stessi,  a limitare il caffè non perchè ve l’ha detto il medico ma perchè sentite che state meglio… beh, non abbiate paura di esservi trasformati in pii religiosi. State solo prendendo contatto con la parte più intima di voi stessi (religiosa per natura) e questo non puo’ che farvi bene.

Scusate la predica.

Io per i prossimi 40 giorni (mi son detta per giocare, ma cercherò di rispettare) riduco caffè, cioccolata e gelati, intensifico la mia pratica yoga, le passeggiate e comincio a quantificare meglio le ore del giorno che passo davanti al computer: non più di due.
Perchè un po’ d’astinenza non può che disintossicarmi e far spazio agli altri mille progetti in cantiere. D’altronde ogni anno in questo periodo mi vengo i pruriti di disintossicazione. Vi ricordate il detox week? Lo faro’ anche quest’anno

questo post è stato scritto negli anni passati ma rileggendolo ho pensato che valeva tutto, intero e senza correzioni, anche quest’anno. ho voluto anche mantenere i commenti che erano stati fatti e se qualcuno vuole aggiungerne altri è il benvenuto.

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Ulysses

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La sindrome dell’eroe omerico


Scritto il 20 maggio 2011

Ci sono persone che hanno qualcosa nel loro modo di fare che non piace alle persone che gli stanno intorno. Persone che finiscono per essere spesso vittime  di un equivoco, qualcosa che ha urtato la suscettibilità altrui. Persone che sentono di aver detto la cosa sbagliata al momento sbagliato..

Ho coniato un nuovo termine per questa sensazione di malessere: è la sindrome dell’eroe omerico.
Sfortunatamente non ho studiato il latino e il greco ma un’amica colta mi ha parlato della Hýbris (dal greco antico ὕβρις) che è il termine tecnico della tragedia e della letteratura greca, che compare nella Poetica di Aristotele e significa letteralmente tracotanza, eccesso, superbia, orgoglio o prevaricazione.

Nella trama della tragedia, la hýbris è un evento accaduto nel passato che influenza in modo negativo gli eventi del presente. È una “colpa” dovuta a un’azione che vìola leggi divine immutabili, ed è la causa per cui, anche a distanza di molti anni, i personaggi o la loro discendenza sono portati a commettere crimini o subire azioni malvagie.
Ecco i sintomi della patologia:

1. Queste persone a volte offendono gli altri, ma non con lo scopo di umiliare: sono solo maldestri
2. Per orgoglio si crogiolano nel  vittimismo, affibiando agli altri tutte loro colpe
3. Drammatizzano, vedono ovunque  segnali di una cospirazione collettiva
4. Sfidano gli dei, si pongo al loro livello, non lasciano mai che sia, vogliono controllare tutto il controllabile
5. Pensano troppo e sanno troppo poco, questo non si sposa bene
6. Sono insolenti, impertinenti anche facendo di tutto per non esserlo
7. Hanno una forma acuta e incontrollabile di arroganza

E la cura? Ce ne sono tante forse, o forse è incurabile. Ancora non so. >>

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Bimbi e tv


Scritto il 09 ottobre 2007

La curiosità sul rapporto bambini e tv  è iniziato leggendo su un quotidiano scozzese (scotsman.com) i risultati di una ricerca svolta dal dottor Sigman sullo stretto collegamento tra ore di tv somministrata ai bambini e malattie come il cancro, l’autismo e il morbo di Alzheimer, senza contare altre malattie per le quali la connessione anche indiretta rispetto all’abuso del mezzo televisivo è ormai assodato come obesità, sindrome da deficit dell’attenzione e danni alla vista. Leggi l’articolo in italiano.
Dal sito punto-informativo.it arriva un’altra conferma:”La tv? Fa male ai giovani“.

TURN OFF WEEK (TUTTO L’ANNO)

Poi mi ero accorta di non essere l’unica a pensarla cosi: la settimana di astensione di protesta dalla televisione, proposta ormai da molti anni da adbusters.org un sito di attivismo controculturale, che tra le altre cose organizza anche il BUY NOTHING DAY e molte azioni a livello internazionale di sensibilizzazione sull’effetto che i media e la pubblicità riflettono da anni in america su quanto i media hanno degli effetti importanti sulla nostra vita ed in particolare sui bambini piccoli.

BAMBINI E TV, COSTI E BENEFICI

media

_Prima di tutto via la tv, almeno per un po’.

per creare un ambiente sano e armonioso intorno alla nostra famiglia abbiamo ritenuto importante eliminare la tv. Stiamo parlando di una famiglia dove ci sono bambini al di sotto dei tre anni, ancora incapaci di discernere tra cio’ che è racconto, pubblicità, intrattenimento e evangelizzazione (e perchè mai dovrebbero esserne gia capaci? insegnar loro cosi precocemente a sviluppare queste capacità sarebbe come insegnare ad un neonato a mangiare la pasta al sugo /magari triturata/. tanto prima o poi si deve abituare). Con lo stesso intento con cui scegliamo con cura una dieta per i nostri figli che preveda l’inserimento graduale dei cibi, cosi la tv sarà qualcosa che i bambini impareranno a digerire quando avranno sviluppato le capacità critiche per farlo. turnoff
A questo proposito leggi l’articolo sull’impatto della televisione sui bambini e sul media education (l’American Academy of Pediatrics da addirittura dei consigli su come introdurre la tv in casa con degli step di avanzamento che permettono ai ragazzi di capire l’influenza che la tv ha su di loro, vabbè loro sono americani!!)
Una tv accesa è una porta aperta sui programmi che banalizzano e sviliscono il senso della vita e che umiliano la qualità del tempo oltre che sulle pessime notizie dei tg. Tenersi in casa quell’oggetto brutto e invadente equivale a farsi del male da soli. E’ un ricettacolo di pubblicità, un incubatore artificiale di desideri, un passatempo-perditempo per chi non ha neanche vagamente intravisto la bellezza della vita. Non si tratta di snobismo è solo la nostra via. Una scelta arrivata in modo istintivo, senza neanche starci a pensare. Era qualcosa di cui avevamo bisogno.

IL POTERE DEI MESSAGGI TELEVISIVI

Alcune volte è possibile vedere l’impatto deiturnoff2 media sui nostri figli immediatamente altre volte l’influenza che i media hanno sui nostri piccoli è meno ovvio. Avete per esempio fatto caso al fatto che in tv la violenza e l’aggressività fisica, morale e verbale viene usata come normale strumento per la gestione dei conflitti? Ma non è affatto detto che questi siano gli unici mezzi a disposizione di una persona o di un bambino che deve affrontare le piccole dispute quotidiane!! Inoltre sigarette e superalcolici appaiono spesso in film visti anche dai ragazzi, come strumenti per essere più attraenti e cool e molto raramente si parla in tv di quanto le abitudini a fumare e bere siano molto pericolose per la salute. E poi ci rammarichiamo se la maggior parte degli adolescenti fumano e bevono. E qui vogliamo essere blandi, perchè a dirla tutta potremmo anche parlare di tutto il sesso, le perversioni, l’istigazione al vojerismo che ogni giorno si palesa in televisione e nelle pubblicità. Poi ci stupiamo che gli adolescenti fanno sesso in classe, oppure girano video porno con i telefonini e se li scambiano.. Forse semplicemente non hanno la misura della gravità di ciò che stanno facendo .

INFORMATI E SCEGLI

E ti vuoi informare su quali sono i danni che arreca la televispegni la tvsione ai bambini nei primi anni di vita allora c’e’ solo da divertirsi. Come d’incanto abbiamo scoperto che la nostra scelta istintiva di gettare la tele fuori dalla finestra proveniva da un luogo molto profondo del nostro cuore. Che neanche sapevamo di possedere.
A chi dice “stupidaggini, la tv è solo intrattenimento” proponiamo di leggere questo e altri articoli alla voce Media come “stimolazione precoce della memoria nel bambino piccolo“. Non stiamo parlando di impedire ai nostri figli di guardare la tv. Si tratta solo di temporeggiare un po’.
E vale la stessa cosa per il cinema, i cartoni animati da quattordicenne dati in pasto ad un bimbo di 4 ecc… ecc…

Leggi anche “adbusters: socio-semiotica del subvertising” un saggio sulla pubblicità pubblicato da Ocula, l’osservatorio sui media e sulla società della comunicazione

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