Ricordate che vi ho parlato di strategie di comunicazione per genitori? Stavo tentando di creare un kit di sopravvivenza per genitori alle prime armi e per famiglie che hanno bisogno di qualche strumento pedagogico in più.
Ecco. Andiamo al sodo.
L’unico motivo per il quale vorrei darvi delle dritte sulla relazione con i figli è perchè mi sto impegnando davvero molto per cercare di far funzionare qualcuna delle tattiche di sopravvivenza proprio con i miei. Per questo credo di poter condividere con voi almeno la parte migliore dei miei sforzi, quelli che hanno qualche positivo e riscontrabile risultato.
Vivere di strategie può essere sfiancante ma credo che non averne affatto sia ancora peggio. I bambini sono manipolatori, spregiudicati per eccellenza a qualsiasi età, conoscono metodi di abbattimento di un qualsiasi esercito, figurarsi un solo paio di genitori! E non lo dico con cinismo, ma nella consapevolezza e nel rispetto dei bambini e dei loro processi mentali, dei loro istinti e delle loro intuizioni spesso molto più acute delle nostre.
Per esempio: voglio il gelato. Qual’è il modo più facile per ottenerlo? Mamma impazzisce quando piango. Allora piangerò, e subito. Semplice no?
Quindi ho pensato, prima di tutto capiamo i primari bisogni di un genitore:
>>>che i figli siano collaborativi per quanto possibile. Se sono stanchi accettiamo pure che siano scorbutici ma non tolleriamo che si mettano di traverso per delle sciocchezze. Come fare? Non ditemi la tv, per cortesia.
>>>che smettano una buona volta di litigare tra di loro. Non è possibile litigare per tutto, almeno scegliamo insieme le cose per cui vale la pena arrabbiarsi e lasciamo stare tutto il resto, per dio!
Ecco una strategia: la exit strategy
La exit strategy è da usare in caso di emergenza, quando avete finito pazienza, energia e tutto il resto. E’ da usare il meno possibile (più la usate e meno potere avrà) ma sappiate che dovete poter avere l’autorità di concludere la diatriba, il capriccio, il litigio, la disputa in modo dignitoso senza spargimenti di urla e sberle, che sono la sconfitta di ogni strategia genitoriale. A volte ci vuole!
A proposito: se siete di quei genitori che dopo aver urlato o fatto una scenata riuscite ancora a dire Ti sta bene cosi impari, allora questo articolo non fa per voi, forse neanche questo sito. Mio marito ed io abbiamo imparato che quando siamo noi i primi ad urlare significa che abbiamo perso, perchè chi urla o alza le mani è quello che ha torto. A prescindere da chi ce l’abbia davvero.
La mia exit strategy è abbassare gli obiettivi, smettere di parlare, mettermi uno sguardo serio in faccia, tirar corta la cena e metterli tutti a letto un po’ più presto del solito… senza se e senza ma. Mandarli a lavarsi i denti, pigiama e tutti in branda. Anche se hanno età diverse e dormono tutti nella stessa stanza come i miei tre. Si perchè quando scatta questa azione-non-negoziabile è di solito quasi buio e i bambini sanno che c’è poco da ridere.
Certo non è una strategia che si improvvisa li per li quando il figlio più grande ha quasi 12 anni. Se non l’avete almeno imbastita 6 o 7 anni fa siete fregati secondo me. O comunque dovete cercare un’altra strada.
Se avete i figli piccoli potete tutto. Basta decidere il come, il cosa e il quando. Ecco perchè la pianificazione delle criticità è fondamentale.
Per farli smettere di litigare? Beh, di quello parliamo domani.