E’ stata una débâcle, e la colpa è tutta degli altri (ovviamente)
La prima volta l’ho acceso a malincuore perchè un’amica mi ha chiesto di usare il telefono perchè aveva dimenticato il suo. Pazienza. Poi ad un certo punto è arrivato il fine settimana e per motivi organizzativi ho dovuto accendere il telefono: eravamo in campagna, i nostri amici dovevano venirci a trovare ma non sarebbero mai arrivati se non gli avessi permesso di telefonarmi per chiedermi istruzioni su come arrivare….
Insomma, ho capito che del cellulare non possiamo fare a meno, che le nostre vite si sono ridotte ad un ammasso di piccole comunicazioni estemporanee e finalizzate allo scambio di informazioni (allora dove devo venire? quando torni? compra il latte), che senza questo aggeggino antipatico la nostra socialità si riduce drasticamente e …. soprattutto che spegnere il cellulare è cosi figo che fa tremendamende snob (perchè hai spento il cellulare? ti senti mica cosi figo da poterne fare a meno, vero?).
Già, spegnere il cellulare e’ un VERO LUSSO, una dichiarazione di libertà, un atto politico.
Ecco perchè nessuno ne sente la necessità (ti manca la barca se non ne hai mai avuto una?) Non puo’ mancarti la tua libertà se non l’ hai mai sperimentata. Non puoi aver voglia di spegnere il cellulare se non hai mai provato a stare senza per una settimana. (l’idea era solo di provarci, non di riuscirci a tutti i costi, è finito il tempo delle cose a tutti i costi)
Un po’ come la tele. Non puoi sapere come si sta senza se non provi.
La mia riflessione finale è (e poi smetto, riaccendo il telefono e parlo d altro) un vero paradosso: per stare (bene) senza cellulare occorre essere uomini nuovi.
Uomini di nuova generazione, intendo. E non parlo di quelli devastati dai device tecnologici, dotati di braccia bioniche o di automobili con le ali… parlo degli uomini che hanno fatto un salto d’evoluzione (i primi cominciano a vedersi chiaramente in giro per la strada se hai orecchie per sentire…), di quelli che non hanno bisogno di riconoscimenti sociali per sapere che esistono, di quelli che non hanno sempre bisogno di stare in compagnia altrimenti si sentono soli, di quelli che tornano a prendersi cura della terra perchè sanno che quella è la nostra fonte di sostentamento… quelli che vivono di veri lussi (la luce del sole, l’acqua di un ruscello, il vento in cima ad una montagna) e le cui vite sono cosi importanti e cariche di quotidianità preziose che non hanno proprio tempo da perdere in telefonate…
Sono fortunata perchè ne conosco un paio… spero di arrivarci presto anch’io. (tra parentesi: i veri uomini nuovi, quelli che hanno ritrovato la generosità del dare perchè non definiscono il loro io in base a ciò che hanno ma a ciò che sono, beh, quelli il telefono ce l’hanno, e lo usano con il buon senso che in teoria avremmo tutti, ma che ben pochi di noi si sforzano di tenere allenato).