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Detox week: day #4 #5 #6 #7


Scritto il 28 aprile 2008

E’ stata una débâcle, e la colpa è tutta degli altri (ovviamente)

La prima volta l’ho acceso a malincuore perchè un’amica mi ha chiesto di usare il telefono perchè aveva dimenticato il suo. Pazienza. Poi ad un certo punto è arrivato il fine settimana e per motivi organizzativi ho dovuto accendere il telefono: eravamo in campagna, i nostri amici dovevano venirci a trovare ma non sarebbero mai arrivati se non gli avessi permesso di telefonarmi per chiedermi istruzioni su come arrivare….
Insomma, ho capito che del cellulare non possiamo fare a meno, che le nostre vite si sono ridotte ad un ammasso di piccole comunicazioni estemporanee e finalizzate allo scambio di informazioni (allora dove devo venire? quando torni? compra il latte), che senza questo aggeggino antipatico la nostra socialità si riduce drasticamente e …. soprattutto che spegnere il cellulare è cosi figo che fa tremendamende snob (perchè hai spento il cellulare? ti senti mica cosi figo da poterne fare a meno, vero?).

Già, spegnere il cellulare e’ un VERO LUSSO, una dichiarazione di libertà, un atto politico.

Ecco perchè nessuno ne sente la necessità (ti manca la barca se non ne hai mai avuto una?) Non puo’ mancarti la tua libertà se non l’ hai mai sperimentata. Non puoi aver voglia di spegnere il cellulare se non hai mai provato a stare senza per una settimana. (l’idea era solo di provarci, non di riuscirci a tutti i costi, è finito il tempo delle cose a tutti i costi)
Un po’ come la tele. Non puoi sapere come si sta senza se non provi.

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La mia riflessione finale è (e poi smetto, riaccendo il telefono e parlo d altro) un vero paradosso: per stare (bene) senza cellulare occorre essere uomini nuovi.

Uomini di nuova generazione, intendo. E non parlo di quelli devastati dai device tecnologici, dotati di braccia bioniche o di automobili con le ali… parlo degli uomini che hanno fatto un salto d’evoluzione (i primi cominciano a vedersi chiaramente in giro per la strada se hai orecchie per sentire…), di quelli che non hanno bisogno di riconoscimenti sociali per sapere che esistono, di quelli che non hanno sempre bisogno di stare in compagnia altrimenti si sentono soli, di quelli che tornano a prendersi cura della terra perchè sanno che quella è la nostra fonte di sostentamento… quelli che vivono di veri lussi (la luce del sole, l’acqua di un ruscello, il vento in cima ad una montagna) e le cui vite sono cosi importanti e cariche di quotidianità preziose che non hanno proprio tempo da perdere in telefonate…

Sono fortunata perchè ne conosco un paio… spero di arrivarci presto anch’io. (tra parentesi: i veri uomini nuovi, quelli che hanno ritrovato la generosità del dare perchè non definiscono il loro io in base a ciò che hanno ma a ciò che sono, beh, quelli il telefono ce l’hanno, e lo usano con il buon senso che in teoria avremmo tutti, ma che ben pochi di noi si sforzano di tenere allenato).

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Detox week: day #3


Scritto il 23 aprile 2008

I primi segni di disintossicazione li comincio a vedere, non ci penso, non ho bisogno del cellulare infondo…. ce l’ho in borsa spento, ma credo che domani lo lascerò a casa. In caso di emergenza? Beh, usero’ quello di qualcun altro.

Ecco un po’ di foto che ho fatto stamattina hai bambini. Prima o poi dovro’ stamparle e mandarle ai nonni, me lo chiedono da anni…

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E questa l’ha fatta Lorenzo Pedro.

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Detox week: day #2


Scritto il 22 aprile 2008

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Confesso: ieri ci ho pensato molto al cellulare. Insomma, ieri mattina dall’ufficio ho fatto tutte le telefonate che sapevo non avrei potuto fare nel pomeriggio visto che ero in giro senza cellulare. Mi sono sentita in piena crisi d’astinenza… anche quando mi ha telefonato la mia amica Sol per sgridarmi: “come, sei andata al parchetto senza avvisarmi? sarei venuta anche io”. gia, ci ho pensato, ma non avevo il telefono per avvisarla.

Ho pensato: se al parchetto ci andassimo comunque e poi se ci vediamo bene senno’ pazienza, non sarebbe meglio? Inutili divagazioni.

Oggi sto gia molto meglio: ho un appuntamento concordato via email, una suolemama merenda, ci incontriamo con un po’ di altre mamme fan di soulemama e guardiamo le foto del suo blog. si, credo faremo questo.

Intanto, seguendo i consigli di Danny Gregory ho ripreso in mano il mio vecchio journal, una specie di diario di disegni e schizzi, che ho chiuso in un cassetto dai tempi dell’india…. ecco una pagina…

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Detox week: day #1


Scritto il 21 aprile 2008

Un breve aggiornamento sullo stato del mio esperimento: tenere spento il cellulare per una settimana.Da oggi a lunedi prossimo.

Ieri sera ci ho messo circa 20 minuti per cercare di piazzare sul telefono il messaggio di prolungata assenza dove dico: “il mio telefono è spento”. Mi è sembrata una stupidaggine da fare, però ho pensato: “Almeno se mi chiama la mamma, non penserà che sono morta“.

Inoltre volevo anche dirvi che proprio in questi giorni avevo cominciato a percepire uno strano fastidio dietro l’orecchio ogni volta che stavo al telefono più di qualche minuto. Suggestione? Puo’ darsi, credo comunque che sia davvero venuto il momento buono per disintossicarsi.

the creative licenceSto portando avanti alacremente il mio corso di illustrazione (che è poi anche un corso di vita) di DannyGregory, un libro fantastico su come permettere a se stessi di essere creativi (insomma su come smettere di aver paura che i propri disegni siano una schifezza).

Ora che non devo stare al cellulare ha anche molto più senso mettersi a disegnare… (scherzo)
Lui, l’autore, è un simpaticissimo signore di mezza età, americano di origini pakistane, disegnatore di professione che ha riscoperto il piacere di disegnare solo quando ha smesso di farlo per vivere. E ora scrive libri per insegnare agli altri a ritrovare il piacere delle cose della vita, disegnandole.

Tra le varie cose dice una cosa molto in tema con il mio obiettivo della settimana: rallenta. Per poter disegnare le cose hai bisogno di avere il tempo per guardarle. Per osservarle senza avere gia in mente cose come: “oh, certo, questa è una casa, questa è una macchina, questa è la mia mano”, no…. osservarle veramente, come un bambino che vede una cosa per la prima volta e sgrana gli occhi e lascia pendere la mascella, incurante della bava che cade sulla maglietta. Ecco come. Parlerò piu avanti di questo tema e di questo libro bellissimo.

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