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Meno è meglio: come fare niente senza perdere tempo

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Meno è meglio: come fare niente senza perdere tempo


Scritto il 05 luglio 2013

Se togli qualcosa non rimane il vuoto, si crea uno spazio inedito da riempire con altro. Ho imparato a togliere aspettative e a vedere quello che c’è, nella giornata, nei figli, in me stessa. E mi stupisco di come ho fatto a non pensarci prima.

Sottrarre cose e aggiungere tempo, spazio, idee: ecco l’obiettivo di questo mese.
Non abbiamo bisogno di inutili dispensatrici di consigli per gli acquisti perchè siamo impegnati a liberarci di tutto ciò che abbiamo comprato in questi anni, usato una volta e messo via. La regola è semplice:

Non lo uso da almeno sei mesi: lo metto sul soppalco
Non lo uso da tanto, tantissimo tempo: lo regalo, lo butto, lo uso oggi (ultima chance)

I bambini hanno capito che siamo spietati verso gli oggetti che ci ingombrano la vita e si sono messi vicino al portone di casa a riparare i loro skateboard. Perchè se sono rotti vanno nella spazzatura.

A proposito, vi siete chiesti perchè gli skatepark pubblici li costruiscono solo nelle zone periferiche e disagiate delle città e non anche in zone meno a rischio? Perchè i bambini che abitano nei quartieri medio-ricchi non hanno bisogno di stare insieme?

Ah, si… la risposta è che i bambini ricchi non hanno bisogno dello skatepark perchè hanno internet e possono starsene tutto il giorno su Itube a rincoglionirsi.

skateboard in riparazione

Una mia amica mi ha chiesto: ma cosa fai tutto il giorno con i bambini? (in questo periodo non c’è neanche più la scusa di uscire per andare al lavoro, finito anche quello). NIENTE.

Ecco ci vuole coraggio a dire niente, stiamo a casa a non fare niente. Insieme. NIENTE è una parola per niente di moda.

stare a casa e non fare niente. insieme.

I bambini hanno smontato il divano e hanno creato una chaise longue che sembrava molto comoda. Poi si sono messi a gonfiare palloncini.

Se non mi credete leggete i post di Simplicity Parenting, loro sono certo molto più autorevoli della mamma sabrina e sapranno convincervi (se di questo avete bisogno) che fare meno (con i figli) è senz’altro meglio, per una serie infinita di ragioni.

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Occuparsi e preoccuparsi

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Occuparsi e preoccuparsi


Scritto il 15 maggio 2013

tranquille dentro Nell’attesa di terminare la traduzione di “Com’è fatto il cervello di un bambino, ho scovato un libro che mi è piaciuto moltissimo e ve ne voglio parlare. Un libro che aiuta a strutturare i pensieri, a smettere di preoccuparsi,  a ragionare sul nostro modo di ragionare e sulla possibilità di cambiarlo, quando questo non ci fa stare bene. Si intitola “tranquille dentro”, piccolo talismano della mamma, ed. Ponte delle Grazie.

Intanto partiamo da un presupposto: quando veniamo al mondo ci troviamo nella situazione di poter accettare il pacchetto vita oppure ribellarci, preoccuparsi e combatterlo.Come lo chiama simpaticamente l’autrice, il pacchetto vita è chiavi in mano, all inclusive. Se accettiamo in modo aperto e sereno quel che arriva in dotazione con il pacchetto ce la godiamo e apprezziamo ogni cosa, anche i cambiamenti e gli imprevisti, altrimenti, alla ricerca di quello che crediamo il meglio per noi spendiamo gran parte della nostra vita a fare in modo che le cose vadano in quel modo e combattiamo e ci affanniamo sprecando gran parte della dotazione del “pacchetto vita” senza sapere neanche quello che comprendeva.

C’è da mettere in chiaro una cosa: siamo esseri mortali e mettiamo al mondo esseri mortali (tra l’altro forse il pacchetto vita che regaliamo ai nostri figli contiene anche la data di scadenza obbligatoria, ma essendo un acquisto alla cieca per fortuna non sappiamo quando avverà). La morte è una parte della vita dalla quale non possiamo svincolarci. Inutile pensare di poter evitare tutti i problemi compreso quello.

Nel nostro ruolo di madri poi, l’autrice distingue una tipologia molto divertente (o agghiacciante, dipende se vi ritrovate nella descrizione, io si, ahime) che è la mamma-elicottero.
La mamme elicottero sorveglia dall’alto la vita dei propri figli, interviene chirugicamente e tempestivamente ogni volta che le cose sembrano andare in modo diverso da quanto lei aveva previsto per il figlio, scagionando ogni possibile errore, contrattempo, incidente. Insomma, una mamma necessaria, senza la quale i figli non sarebbero in grado di crescere, il palazzo crollerebbe, il mondo intero si fermerebbe.

devo stare tranquilla

Invece l’obiettivo principale di una madre dovrebbe essere proprio il rendersi superflua il prima possibile: quando i figli saranno in grado di vivere bene senza il nostro aiuto allora potremo dire di aver concluso il nostro ottimo lavoro di madri.

Invece spesso è piu facile preoccuparsi: pensiamo che i nostri figli non se la sappiano cavare da soli e che il nostro aiuto gli sarebbe prezioso e cosi ci prestiamo, ci facciamo in quattro, in mille, pur di poter essere utili. E cosi, guidati dalle nostre convinzioni agiamo nel mondo con dei comportamenti che tendono a confermare loro di non essere abbastanza capaci di fare da soli, realizzando le  profezie che si autoavverano. Una teoria che l’autrice afferma essere un classico della sociologia (Merton, 1971).

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Il tempo di fare la maestra

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Il tempo di fare la maestra


Scritto il 21 febbraio 2013

Dopo varie strade percorse nella vita mi trovo finalmente dove devo stare: in un asilo con bambini dagli zero ai tre anni e due maestre in un bellissimo spazio nel quartiere che mi ha accolto al mio arrivo a Roma, San Lorenzo.

L'età dei bambini la dice lunga: come ben sapete è nei primi tre anni che si fanno i giochi o i danni peggiori, a seconda di come la vedete. E' un'età in cui i bambini sono aperti al mondo e plasmabili al massimo da ciò che trovano intorno a loro. Potremmo far di loro ciò che vogliamo, potremmo insegnargli a leggere e lo farebbero, potremmo raccontargli la storia del mondo dalla creazione ai giorni nostri e ascolterebbero interessati, potremmo anche dargli premi e punizioni e loro si adeguerebbero. Potremmo insomma premerli fino a farli diventare tutti dei piccoli geni, ma qui si fa ben altro.

courtesy of tarastots.com

Qui non si spreme nulla anzi si salvaguarda il più possibile. Si lascia il tempo per fare. I bambini cosi piccoli sono di una chiarezza che ti lascia inerme. Loro sanno benissimo ciò di cui hanno bisogno e se li lasci in pace mettono in atto tutta la loro volontà per andare incontro a chi sono veramente. Hanno un sacco di cose di dirci (senza parole) e bisogna vedere se noi le sappiamo ascoltare. Ci parlano diritto al cuore, i loro sguardi e i loro atteggiamenti ci dicono esattamente se quello che stiamo facendo è bene per loro oppure se è frutto del nostro ego, rumore di fondo per loro.

Non so per quanto tempo durerà questa meravigliosa esperienza, in ogni caso il dono più grande che sto ricevendo è proprio questo: poter stare accanto a bambini con i quali non sono cosi emotivamente coinvolta come con i miei figli,  per capire a fondo il linguaggio dei bambini piccoli, cosa che con i tuoi figli non riesci davvero a fare fino in fondo, coinvolta e obnubilata da aspettative, paure e sovrastrutture.

courtesy of pinterest

Occorre farsi trasparenti, saper intervenire il minimo indispensabile per mettere o togliere quello che serve a facilitare il loro gioco e sottrarre giudizio, aspettative, ambizione. Scaldare dove c'è uno spavento preso o una frustrazione, consolare dove un bimbo ha ricevuto uno sgarbo da un altro, stare accanto al bimbo che piange perchè vuole la mamma senza distrarlo da quello che lui in quel momento deve e vuole provare, la mancanza lecita, necessaria.

courtesy of pinterest

Siamo qui per aiutare i bambini a provare i sentimenti che devo provare per diventare Esseri Umani dotati di compassione e capaci di amare. Se siamo disarmate e fiduciose allora avviene una magia, un'alchimia che si rinnova ogni giorno e che nutre la mia anima come non mi succedeva in ambito lavorativo da più di mille anni.

E' un privilegio poter passare del tempo con esseri umani che non subiscono ancora  il predominio della ragione e che possono per questo attingere ad altre e più potenti forze dell'essere. E' una fortuna aver avuto il coraggio di fare questo passo avanti e di accogliere la sfida di una cara carissima amica e  vivere questa esperienza di maestra. Dico maestra e non educatrice e non operatrice dopo averci ben pensato.

courtesy of pinterest

fonte immagini: PInterest

Essere qui con questi bambini non è solo un fatto di accudimento ma è proprio un prendersi cura della propria anima attraverso l'incontro cosi diretto con esseri umani cosi freschi di arrivo sulla Terra. Se lo sai cogliere si vede benissimo che hanno ancora molto di divino e pochissimo di terreno, lo si nota perchè sorridono di fronte alle nostre piccolezze e si dispiacciono dei nostri affanni, probabilmente a volte ci considerano dei marziani, impegnati come siamo nelle inezie.

Mi sento una maestra perchè lo voglio celebrare questo incontro, ai più alti livelli, dovrei dirmi cultrice della materia, ancor meglio. E perchè voglio, prometto e spero di essere semplicemente un essere umano degno di essere imitato, che sa farsi strumento, mettere da parte le sue idee preconcette e mettersi in gioco, muoversi come una piuma ed essere angelo custode, sapersi commuovere, sbagliare e meravigliare, saper tenere in alta considerazione la dignità del bambino piccolo.

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Perchè il ritmo della vita è importante

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Perchè il ritmo della vita è importante


Scritto il 14 febbraio 2013

Che noia queste giornate sempre uguali!!

I bambini hanno bisogno di regolarità, di routine, di un ritmo da cui traggono sicurezza e lo spunto per prendere buone abitudini. Lo abbiamo imparato a forza di chiederci perchè i bambini facevano i capricci ed affinando un po’ l’osservazione sulle nostre giornate.

Spesso i bambini piccoli piangono solo perchè sono stanchi e hanno bisogno di sottrarsi dalla giornata anche se sono le sei e mezza di sera. Ma i genitori vorrebbero ancora uscire,  leggergli un libro, averli intorno calmi e tranquilli mentre si prepara la cena. E’ li che scoppiano i capricci perchè il bambino va fuori di se, non si ritrova più.

Cosa mi ha insegnato l’esperienza

Ho capito che dovevo fermarmi un attimo accanto a lui, riportarlo in uno stato di quiete e assecondare il suo bisogno. Che non significa dargliela vinta ma capire che le sue esigenze sono diverse dalle mie.

La cosa paradossale è che gli adulti spesso non capiscono il linguaggio dei bambini e associano la regolarità alla routine (vuoi far cena alle sei e mezza? siamo mica in ospedale!!)  a qualcosa di noioso e ripetitivo. Il motivo è che abbiamo perso il senso e il significato che il ritmo ha per i bambini.

ritmo

Ma che cos’è il ritmo della vita?

La più importante funzione vitale del nostro corpo è il respiro. Un infinito alternarsi di inspirazioni e espirazioni che svuotano e riempiono il nostro corpo di aria. Non potremmo rinunciare a questo ritmo neanche per pochi minuti, in tutta la vita.
Il respiro è anche l’unico strumento che abbiamo a disposizione per controllare la nostra mente. Attraverso il controllo del respiro e la conduzione di esso verso un ritmo ben preciso scelto da noi, possiamo ottenere enormi risultati sulle nostre emozioni e il nostro benessere. questa è una delle cose più importanti che ho imparato facendo yoga. E funziona!!!

Il flusso della circolazione sanguigna è un costituisce un altro ritmo fondamentale e infinito del nostro corpocircolazione sanguigna. Si serve del cuore che, ad un ritmo abbastanza stabile (4 pulsazioni per ogni respiro quando raggiungiamo l’età adulta) mantiene il sangue in circolazione costante.

Infine il ritmo che alterna il sonno e la veglia è una costante della nostra vita alla quale non possiamo rinunciare. Una delle più crudeli torture impartite in passato era proprio la deprivazione del sonno.

Perchè il ritmo è tanto importante?

Cosa distingue un sano e consapevole ritmo condotto in modo armonioso da una noiosa e banale ripetitività della ruotine quotidiana? L’attitudine, l’intenzione e la coscienza con cui facciamo nostro qualcosa che naturalmente ci appartiene già. Essere sicuri di noi, sentirci all’altezza di ciò che siamo, avere piena padronanza delle nostre emozioni.

Il problema è che occorre agire accanto al bambino nel rispetto del suo proprio ritmo e questo non e’ mai facile, visto che sempre più i ritmi degli esseri umani sono diversi gli uni dagli altri a causa della progressiva individualizzazione.

Ecco perchè è molto difficile trovare il passo giusto. Ecco perchè non si usa più farlo! Ma gli strumenti per esercitarsi sono sempre gli stessi: osservazione e pazienza.

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La felicità è una scienza

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La felicità è una scienza


Scritto il 17 gennaio 2013

Perchè mai il Festival delle Scienze 2013 di Roma quest'anno ha come tema la felicità? Semplice, perchè la felicità è un complesso sistema di fattori che influiscono sulle emozioni individuali ma anche sul sistema di gestione del mondo. Il feel, l'indice che in modo simile al Pil individua la Felicità Interna Lorda di un paese ha quarant'anni di vita e anche in Italia se ne parla, con le 12 dimensioni del Benessere, stilate dall'Istat non solo in Buthan dove è stato inventato (Cross National Happiness).

Insomma La Felicità al centro del Festival delle Scienze di Roma che si tiene dal 17 al 20 gennaio all'Auditorium è una buona idea. Una serie di conferenze, incontri, dibattiti sul tema. Lectio Magistralis con un biglietto d'ingresso di 2 euro. Chapeau!

Anche il fondatore dell'inglese Action for Happiness lo dice: la prima cosa da fare per essere più felici è occuparsi di rendere felice qualcuno. I meccanismi che incoraggiano e motivano le emozioni positive, alla base della felicità sono strettamente connessi al nostro modo di relazionarci con gli altri, con le scelte, con le difficoltà. La felicità è una decisione, è lo slogan di questo movimento.

C'è un dato che mi sembra essenziale: semplificarsi la vita, avere più tempo per se stessi, evitare di lamentarsi continuamente e cercare di guardarsi meglio addosso e capire le emozioni che ci procurano gli eventi puo' essere una direzione da intraprendere per migliore il proprio livello di happiness. E questo non ha nulla a che fare con la ricchezza, le possibilità economiche e le posizioni di carriera professionale in cui ci troviamo.

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Meno severi con se stessi

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Meno severi con se stessi


Scritto il 10 gennaio 2013

Durante queste vacanze ho fatto un po' di digiuno tecnologico ne avevo bisogno. Come tutti i rimedi vecchi come il mondo vi assicuro che funziona. Purifica, resetta, rinfresca e rigenera. L'avevo gia fatto la scorsa primavera, e credo sia sensato farlo almeno due volte l'anno.

figli che si riposano

Ho anche pensato molto ai buoni propositi per l'anno nuovo e quest'anno le cose sono un po' cambiate. Ho scoperto che i buoni propositi sono diventati talmente quotidiani e sempre più privi di giudizio (spregiudicati siiiiiii) che non serve più fare quelli di fine anno. L'unica cosa che ho seriamente intenzione di fare è osservare i miei goffi tentativi per:

  1. Valorizzare ogni singolo centimetro della mia enorme fortuna

  2. Montare un faro che illumina i miei pregi e metter via da parte per un po' la mia valigia piena di difetti. ne ho fatto ampio sfoggio in questi anni

  3. Godermi ciò che di bene e di male mi arriva in seguito ai miei precedenti desideri espressi (compreso il mio famoso cavallo di battaglia di gioventu: preferisco avere rimorsi piuttosto che rimpianti)

Non mi stancherò mai di dirvi ATTENTI A CIO' CHE DESIDERATE PERCHE' POI SI AVVERA E SONO CAZ..

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Come riuscire a realizzare i buoni propositi per l’anno nuovo?

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Come riuscire a realizzare i buoni propositi per l’anno nuovo?


Scritto il 29 dicembre 2012

mantere i buoni propositi

Molti di noi fanno lo stesso giochetto tutti gli anni: da soli o in compagnia pensano ai buoni propositi per l’anno nuovo e si ripromettono di metterli in atto dal giorno 1 per tutto l’anno. Poi prontamente disattendono la loro promessa e vivono il senso di frustrazione che si ripete anno dopo anno, come un triste annuncio di fallimento proprio all’alba del nuovo anno.

Perchè è cosi difficile mantenerli?

Perchè è cosi difficile mantenere i buoni propositi che ci diamo, visto che di solito si tratta di cose che riguardano il nostro benessere o quello delle persone che amiamo? Perchè le abitudini ci condizionano a tal punto che punto che non riusciamo a smuovere di un millimetro le nostre routine quotidiane neanche per ritagliare quell’ora al giorno che ci serve per fare un sport, per giocare con i nostri figli o per occuparci di una cosa alla quale teniamo?

Disattendere alle promesse che facciamo prima di tutto a noi stessi è una potentissima fonte di discredito verso noi stessi. Io mi sono chiesta perchè e quest’anno metterò in opera alcune varianti al mio desiderare che credo sortiranno dei buoni effetti.

Intanto occorre pensare non solo dei buoni propositi, ma soprattutto i giusti propositi per noi, ovvero quelli che ci rendono felici.

Come partire con il piede giusto?

Intanto sarebbe bene prendersi un po’ di tempo per decidere quali saranno i buoni propositi per l’anno nuovo, non è una cosa che si puo’ fare all’ultimo momento, cosi tanto per fare. Le cose che ci importano davvero spesso non sappiamo di desiderarle veramente finchè non ci capita di trovarci in situazioni particolari ma questo è un altro discorso.

Cosa ci rende liberi?

Quando l’uomo si libera dai pensieri riflessi (quelli pensati per abitudine o pensati da altri per nostro conto o per fretta o per prigrizia) e vive nel pensiero intuitivo allora è veramente libero. Quando l’uomo si libera dai condizionamenti imposti sulla propria volontà, motivi e moventi che giustificano ogni nostra azione, allora è veramente libero. Vi faccio un esempio:

  1. Non posso uscire anche se vorrei perchè devo finire di fare questa determinata cosa.
  2. Non posso fare i miei venti minuti di meditazione oggi perchè non tempo.
  3. Non posso telefonare a una persona che amo e a cui ho pensato perchè poi devo invitarla a cena, glielo avevo promesso.

Ecco perchè i buoni propositi per l’anno nuovo potrebbero anche solo consistere nell’eliminare i meccanismi, gli automatismi e alcune abitudini che si sono insinuate nella nostra quotidianità rubandocela.  L’uomo libero fa ciò che vuole, non ciò che è costretto a fare per cause esterne. E la motivazione all’azione coincide perfettamente con il motivo per cui agisce. Pensateci, quante volte questo vi succede? Quante volte al giorno fate una cosa che realmente desiderate di fare?

I bambini hanno quello che serve per essere liberi

E’ il pensiero intuitivo che ci rende liberi, quello che i bambini hanno innato e che noi invece dobbiamo riconquistare. Ecco perchè loro sono i nostri maestri e non il contrario. Per questo dico grazie a Marcus Fingerle, per essere casualmente capitata ad una sua conferenza nella quale spiegava un ostico pilastro dell’opera di Rudolf Steiner dal titolo Filosofia della libertà.

Marcus Fingerle è un consulente pedagogico, specializzato in pedagogia curativa a Nürtingen (Stoccarda)

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Interrompere il quotidiano

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Interrompere il quotidiano


Scritto il 28 dicembre 2012

Andrea mi bussa alla spalla e mi dice: ti fermi un attimo di lavorare? No, gli rispondo non ho tempo. Lui si siede sul divano e riprende a pagina 312 del libro che sta leggendo 

Io mi giro di colpo verso di lui perchè mi sono accorta di aver detto la cosa sbagliata. Poi mi siedo vicino a lui e di colpo mi viene un sonno maledetto. Sono le tre del pomeriggio non posso avere sonno.

Me lo aveva detta la mia maestra di yoga: se appena ti fermi ti addormenti c'è qualcosa che non va, hai le batterie a zero. Il medico mi ha anche detto che sono disidratata perchè non bevo mai. Non ho tempo di bere, gli ho detto.

Cosa, Sabrina, anche tu non hai tempo? Proprio tu che solo qualche mese fa andavi in giro predicando IO HO TEMPO, proprio tu? Ammetto. 

Ma è proprio per questo che sto per interrompere questo vortice in cui sono finita. Perchè tutto ciò non fa per me. Voglio smettere di correre e godermi un po' il processo, stare nel mentre, godermi il vuoto che c'è tra un fare e l'altro

In questo periodo avrei bisogno di capire che cosa provo e perchè ho un ronzio in testa che mi impedisce di sentirmi. Allora sono andata a ristudiarmi la classificazione delle emozioni secondo il genio di Robert Plutchik, (approfondisci qui)  uno psicologo che ha intrapreso gli studi preliminari che hanno dato vita alla classificazione della comunicazione non verbale, della fisiognomica e di tutta quella sfera legata alla comunicazione delle proprie emozioni attraverso l'universale linguaggio della gestualità e delle espressioni.

La mappa non mente, io so perfettamente dove mi trovo: le mie aspettative mi mangiano l'attimo, ho paura di sbagliare, provo la delusione di chi è vittima dell'ansia da performance e sa perfettamente che non esiste vittoria, non eiste neanche la performance.

Tra l'altro se osservate bene la mappa capite anche perchè il mondo va un po' a rotoli: su 8 tipologie di emozioni  6 sono negative (quelli blu) e solo 2 positive.

  1. Aggressività
  2. Disprezzo
  3. Rimorso
  4. Delusione
  5. Spavento
  6. Sottomissione

vs

  1. Amore
  2. Ottimismo

Io dico grazie perchè questo spazio mi permette di pensare ad alta voce,  di rimettere a posto i pensieri nei cassetti, di lavorare su me stessa, di vedere nero su bianco i paradossi che vivo, le continue incongruenze che sperimento, il bisogno senza fondo di capire. A volte vado a rileggere indietro e scopro che più o meno sto allo stesso punto di 8 anni fa. Ma l'importante è provarci.

Una frase che oggi mi da forza e nella quale credo e mi impegno è: agisci come se ogni giorno fosse l'ultimo e progetta come se avessi difronte l'eternità. (Marco Aurelio)

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Tutto è calmo, tutto è illuminato

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Tutto è calmo, tutto è illuminato


Scritto il 20 dicembre 2012

vivere semplice

Forse questa è davvero la volta buona amici: comincio a credere di aver capito un pochino come si fa ad essere felici. Non mi perdo più nei dettagli, mi godo la scena e non mi sto a formalizzare. La scena è la vita e i dettagli sono le piccole difficoltà che ogni giorno si incontrano sul tragitto.
Sottovaluto i particolari che tenderebbero a rovinare la festa e riesco a vedere il bicchiere mezzo pieno. Quel che vedo mi riempie di gioia!

I bambini sono sbocciati come fiorellini, gli amici sono preziosi, mi ritrovo ad amare più del solito e a scoraggiare i tristi e chi si lamenta, semplicemente a sorridergli e ad ascoltarli. I dettagli fanno davvero la differenza, se li si sa guardare con giusti occhi. Le persone sono tutte incredibilmente meravigliose, soprattutto quelle che arrancano, quelle che ci provano, quelle che si guardano dal di fuori.

Forse è il caso che festeggiamo, noi ed io, che da tempo camminiamo sulla stessa strada.

Buon Natale a tutti, e poi vi dirò perchè i buoni propositi del prossimo anno, questo capodanno saranno diversi.

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Lavorare a maglia insegna a pensare

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Lavorare a maglia insegna a pensare


Scritto il 03 dicembre 2012

Lavorare a maglia e in generale tutti i lavori manuali sviluppano del bambino competenze delle quali si è persa davvero memoria. Non si tratta di un semplice passatempo per bambine, ma di qualcosa di molto più sensato e importante.

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Sappiamo che l’intelletto non viene formato affrontando direttamente la sua formazione. Se qualcuno usa in modo maldestro le dita ha anche idee e pensiero poco malleabile; al contrario colui che muove in modo preciso le sue dita, sa penetrare l’essenza delle cose, questa frase è di Rudolf Steiner.

Vi immaginate quanto può essere utile per un bambino come Lorenzo Pedro imparare a farsi una sciarpa intera, tutta da solo (all’epoca di questa foto aveva 8 anni)? Un bambino ancora tutto nel movimento, che a 10 anni per Natale a chiesto lo skateboard e un elicottero telecomandato, un bambino che dir che non sta mai fermo è dir poco.

Beh, a scuola gia un paio di anni fa si è costruito i ferri, li ha affilati, scartavetrati, incerati. Poi ha cominciato, trama e ordito, un ferro avanti, 10 errori, due ferri indietro, monta, rismonta.

Un vero esercizio di pazienza per un bambino abituato a correre sempre, fare tutto infretta nella gioia del fare più che nell’interesse a vedere un risultato finito. E’ stato un vero esercizio anche per la mamma che lo ha incoraggiato, aiutato e a volte anche sgridato perchè le mani sui ferri erano sempre troppo approssimative.. E quest’anno in quinta classe si ricama!!

Piano piano lui ha cominciato a seguire il filo del lavoro, il filo del discorso, il filo del pensiero. Fare a maglia significa percepire il tempo che scorre appeso a un filo. E oggi quando si mette a fare il lavoro manuale si siede composto, respira, lavora. E il fratello con lui.

La sciarpa è finita. Cosa c’e’ da fare ora?

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Il calendario d’avvento: una sfida dell’attesa

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Il calendario d’avvento: una sfida dell’attesa


Scritto il 29 novembre 2012

Ormai i calendari dell’avvento sono diventati di moda, ce ne sono anche in edicola da pochi euro per un acquisto last minute. Ma per me l’Avvento è una cosa seria, perchè ha a che fare con il tempo che decido di dedicare ai miei figli, sperando di passargli un buon esempio, o una buona pratica se volete: dedicare tempo alle cose che amiamo fare e alle persone a cui teniamo. Ecco perchè mi sono imbarcata in questa avventura: 24 piccoli doni autoprodotti per allietare che verranno aperti uno per uno nelle prossime 24 sere in attesa dell’arrivo del Natale.

Il tema dell’autoeducazione mi è particolarmente caro e colgo l’occasione del calendario d’avvento per parlarne ancora. Rifletto sul tema dell’attesa e mi sento tanto laica quanto religiosa. L’attesa del Natale è universale e muove sentimenti di pazienza, attesa , cura, sentimenti di coraggio che sono invisibili ai più. Non perchè non possano capire o vedere, forse perchè come tutte le silenti attività passa inosservata anche quando è degna di nota.

Un po’ come il lavoro che fa il fegato, che filtra e metabolizza tutto quello che ingeriamo, che silenziosamente svolge una mansione degna di cuore e cervello senza che nessuno gliene riconosca il merito. Che addirittura non si fa sentire anche quando si affatica e si ammala. Il fegato, anticamente associato al coraggio è un organo umile, silente, attento ai dettagli e troppo spesso trascurato.

calendario d'avvento

Mi sono messa all’opera nella costruzione di un calendario speciale con le parole di San Michele, sfidando la corsa al tempo e imponendomi la forza della dedizione. Rimedio omeopatico: uso la forza per trovare la forza. Non è battaglia è sfida, non è competizione è contemplazione.

Perchè ho scelto di fare questo calendario d’avvento

Ho dorato 24 più 24 più 24 mezzi gusci di noce (tutto si fa per tre in questa casa visti i tre fratelli), ho comprato tanta fettuccia colorata alta 4 cm di raso, preziosa e con i caldi colori del Natale e ho incollato con la colla a caldo i gusci sulla fettuccia con dentro  un piccolo pensiero in ognuno. Andrà appeso in verticale, il calendario, e ogni giorno si scoprirà un piccolo tesoro.  Ho trovato lo spazio per questo dono ai miei figli, nonostante i preparativi per il Bazar di Natale della scuola steineriana e nonostante la mia silente, paziente e fiduciosa ricerca di un nuovo lavoro.

Non ho rete di salvataggio, sappiatelo, sono disoccupata come molte di voi e se mi vedete molto attiva sulla rete è perchè collaboro gratuitamente con i siti che reputo degni come Decrescita felice o Bambino naturale o su Le funky mamas e non ne faccio mistero. Non ho paura dell’austerità forzata anzi a dir la verità la cercavo da un po’ e credo che non possa che farmi bene.

Per quanto riguarda i banner che avete visto spuntare su Vivere semplice sappiate che si tratta di food per view e toys per view, ovvero scambi, baratti e visibilità reciproca, non soldi, non pubblicità occulta.

calendario d'avvento

Ma torniamo al nostro calendario d’avvento

La difficoltà di questo modello è che i gusci di noce sono cosi piccoli che è quasi impossibile trovare qualcosa da metterci dentro. Io ho messo bigliettini di gioia, caramelline, piccoli oggetti di lana infeltrita fatti con le mie mani, come coccinelle e coniglietti, mini-cioccolatini e ancora bigliettini. Ho anche trovato in rete dei bellissimi mini-mandala fatti a mano dedicati alle notti sante e li ho stampati e inseriti. Infine ho confezionato con la macchina da cucire dei mini-libricini fatti da me grandi come un’unghia e dentro ci ho messo dei messaggini d’amore.

calendario d'avvento

Approfondisci su vivere semplice:

L’avvento non è solo calendario

Avvento collaborativo 

In attesa del Natale

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24 novembre: giornata del non acquisto

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24 novembre: giornata del non acquisto


Scritto il 23 novembre 2012

non comprare

Adbusters.org, è un collettivo americano di attivisti nel mondo dell’ambientalismo e della cittadinanza attiva. Gli stessi che organizzano il turn off tv weekend ovvero il fine settimana dedicato a sensibilizzare le persone a spegnere la tv e spendere meglio il loro tempo.

Ogni anno organizzano il  Buy nothing day (seguito dal Buy Nothing Christmas) una giornata di astensione dal consumo. L’evento ha assunto ormai dimensioni gigantesche: vi partecipano 65 paesi nel mondo, che hanno capito il senso profondo di questa iniziativa: ispirare i cittadini ad una vita più semplice, meno schiava dell’acquisto e del consumo.

Anche perchè non abbiamo più scelta: o rinunciamo a comprare o rinunciamo al nostro pianeta!!

Non a caso il giorno-del-non-acquisto si svolge proprio il primo sabato di grandi acquisti natalizi ovvero il 24 novembre 2012 ed ottiene in tutto il mondo (tranne forse che in Italia e in Burkina Faso) una copertura mediatica eccezionale anche in vista di una possibile sensibilizzazione del pubblico sulle possibilità di acquisti di prodotti verdi, autoprodotti e in generale alternativi al consumo di massa.

Insomma, non comprate, ma se proprio dovete comprate bene (verde, bio, sostenibile, fair trade, ecc).

A proposito per chi non lo conosce guardatevi Etsy, una specie di ebay dove tutti i venditori sono privati cittadini, artigiani, fanatici del fatto-in-casa, che mettono in vendita le loro produzioni artigianali.

Per approfondire su vivere semplice:

Resistete (agli acquisti compulsivi di Natale)

Io non compro

Disintossicati dalla tv

Per approfondire sul bnd:

Adbuster Hai dei dubbi? Guarda questo video.

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Tu non sei il tuo cervello, tu non sei il tuo corpo

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Tu non sei il tuo cervello, tu non sei il tuo corpo


Scritto il 21 novembre 2012

parti del cervello

Con quale parte del cervello gridiamo a nostri figli? Con quale cantiamo una canzone o chiediamo scusa o cambiamo discorso?
Perchè c’è chi riesce a darsi a mantenere la calma e chi sbraita dalla mattina alla sera?

Le nostre reazioni non  dipendono dal mondo esterno, dalle situazioni, tutto dipende esclusivamente da noi e in particolare dalle parti del cervello preposte a queste attività.

Il nostro cervello non è un organo interno come un altro. Se lo si osserva con sguardo clinico si scopre che alcune parti di esso sono molto antiche ed altre sono relativamente giovani. Il cervello è come il suolo, in cui ogni strato corrisponde ad un’era geologica diversa. E in quanto tale rappresenta perfettamente la nostra evoluzione come esseri umani.

Le varie parti del cervello

Il cervello reptiliano si trova nel mesencefalo e che risale a circa 300 milioni di anni fa.
Esso sovrintende alle nostre reazioni in caso di pericolo producendo adrenalina, cortisolo e molte altre sostanze tossiche che ci servono per reagire velocemente rispondendo con reazioni tipo la lotta o la fuga. Quando ci sentiamo in trappola (fisicamente o emotivamente) si attiva questa parte del nostro cervello che ci fa agire spesso in modo istintivo ma crea squilibri nel corpo che possono portare a fenomeni di stress o a malattie.

Il cervello limbico ha circa 100 milioni di anni e controlla le emozioni producendo molecole chiamate immunomodulatorie ovvero capaci di guarirci e di farci sentire protetti e al sicuro. Questa parte del cervello si è sviluppata in origine nei mammiferi, prima specie animale che ha imparato a vivere in gruppo proteggendo e prendendosi cura dei cuccioli, allattandoli,  nutrendoli e coccolandoli.

4 milioni di anni fa è comparsi il cervello corticale, che nonostante sia uno dei più giovani è anche il più sviluppato nel cervello umano: esso è crescito rapidamento con l’uso del linguaggio orale. Il cervello corticale viene attivato quando siamo entusiasti, ispirati, quando siamo coinvolti in attività artistiche o creative.

Se pensiamo che 6mila anni fa è intervenuta nella nostra evoluzione la lingua scritta, e poi la stampa 500 anni fa e ancora internet circa 20 anni fa possiamo immaginare come il nostro cervello si sia ulteriormente evoluto e come sia probabilmente sottoposto anche oggi ad una certa mutazione.

Il nostro cervello, sede dei nostri pensieri, non è una struttura ma è un’attività in continuo movimento.

In pratica ciò che noi tendiamo comunemente a considerare l’essenza del nostro essere ovvero l’unione di pensieri, ricordi, desideri residenti soprattutto all’interno del nostro cervello è in realtà una complessa struttura non fisica, non materiale che Deepak Chopra identifica con l’anima. Deepak Chopra è un medico indiano diventato famoso per aver promosso la meditazione in tutto il mondo identifica con l’anima.

Tu non sei il tuo cervello, tu non sei il tuo corpo.

La mente è un processo relazionale che regola il flusso di informazioni ed energia ma la soluzione dei nostri problemi non si trova allo stesso livello della nostra, non è ragionando che possiamo trovare delle soluzioni. Il livello dell’anima è più profondo e sconosciuto

L’anima ha un potenziale infinito, e’ un campo di correlazioni sincronico quindi non lineare nè consequenziale, e’ la fonte della nostra creatività. è un ambiente intenzionale ma non controllabile. Un po’ come il respiro, che non possiamo governare più di qualche istante, anche l’anima ha una sua fuzionalità indipendente dalla nostra volontà.

Nell’anima risiede la nostra consapevolezza, ovvero l’unico vero strumento a nostra disposizione per governare le nostre emozioni e trovare uno stato di benessere che ci permette di vivere in armonia.

Ma questa e’ un’altra puntata….

Grazie a My Life, ente organizzatore del convegno di Deepak Chopra, per avermi invitata alla giornata di presentazione del suo ultimo libro “Spiritual solutions”. Approfondisci qui

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Da dove viene la capacità di commuoverci

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Da dove viene la capacità di commuoverci


Scritto il 12 novembre 2012

Violenta scossa al cervello e ai visceri, stato dell'animo perturbato: ecco quello che trovi se cerchi la parola commozione sul vocabolario etimologico. Chissà perchè si usa la stessa espressione per indicare una lacrimuccia che sgorga dagli occhi quando vediamo un film melenso e lo stato in cui il nostro cervello cade quando prende una bella botta. Ci sarà un motivo – mi sono detta.

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Sicuramente l'espressione commuoverci ci evoca un senso di muoverci con qualcosa  e in effetti l'etimologia ci parla di uno stato di cambiamento dovuto al turbamento, alla sopraffazione che ci procura una passione o uno stato d'animo. Diciamo allora che si manifesta un evento emotivo che per qualche ragione ci smuove. Siamo nel movimento dell'anima.

L'anima è movimento allo stato puro in effetti (dal greco anemos=vento). Essa si muove nel tempo (indietro con i ricordi, avanti con i progetti per il futuro) e nello spazio (l'anima corre sul filo delle nostre quotidiane email e percorre chilometri e chilometri mettendo in connessione persone anche lontanissime).

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Il movimento è una qualità tipicamente umana. Dai primi giorni di vita fino all'età adulta l'organizzazione motoria dell'essere umano si specializza e si raffina sempre di più.  Fate caso ad un bellissimo particolare: nel primo anno di vita il movimento volontario si sviluppa partendo dal capo fino a piedi. Il bambino acquisisce padronanza dei movimenti del proprio corpo nel seguente ordine:

  1. Prima gira gli occhi,
  2. poi muove il capo,
  3. poi comincia a lanciare in aria le sue braccine e a scoprire le mani,
  4. poi esercitando i muscoli della schiena scopre il modo per girarsi e solo alla fine del primo anno di vita sa ergersi in piedi e arriva a prendere il controllo delle membra inferiori.

Da quel traguardo in poi il controllo motorio sarà più fine e interno: imparando a gestire gli organi collocati nel torace (laringe, faringe) comincerà a parlare e con la possibilità di esercitare gli organi collocati nella testa acquisirà gli strumenti del pensiero.

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Ma cos'è davvero il movimento e quando si puo' parlare di movimento: devono esserci due poli (una partenza e un arrivo) e deve esserci un centro, che oscilla tra i due poli. Il sistema muscolare è il centro del nostro movimento, ci muoviamo perchè i nostri muscoli oscillano per polarità tra contrazione e rilassamento.
Si potrebbe dire che i due poli opposti entro cui si muove il muscolo sono l'ipercinesi del sangue, campione di dinamismo, e il sistema osseo, esperto in fissità, quiete e durezza. Ma se ci limitiamo a parlare di muscoli e ossa siamo nel movimento tout court, per aggiungere intenzionalità al nostro movimento occorre chiamare in causa il sistema nervoso, che intesse ogni millimetro del sistema muscolare.
Ma non volevo dilungarmi in questo. 

Volevo parlare del fatto che con il senso del movimento l'uomo sperimenta nella sua corporeità una specie di eco astrale, vive in se il movimento dei pianeti, l'armonia delle sfere, le relazioni tra i corpi celesti. Le relazioni tra le note musicali per esempio sono state scoperte da Pitagora perchè egli ha preso i rapporti tra gli astri e li ha rappresentati su uno strumento chiamato monocorde, ovvero una corda tirata su una struttura in legno.

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Se proviamo a guardare l'uomo da un punto di vista meno terreno e più celeste e osserviamo le qualità cosmiche del movimento e non prettamente quelle meccaniche scopriamo che ci sono parecchie relazioni tra il movimento e la commozione e che il movimento educato correttamente nei primi anni di vita diventa nell'adulto la capacità di orientarsi nella vita. Che cosa sono la flessibilità, la capacità di adattamento e la tanto di moda modernità liquida, se non un corretto relazionarsi con il movimento che è intorno a noi?

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Esiste un rapporto preciso tra il sano sviluppo dell'organismo motorio e la capacità di ascolto, di riflessione, la pazienza…. forse non siamo abituati a considerarlo, ma sarebbe bene che cominciassimo a farlo perchè questo ci aiuterebbe a capire molte cose sui di noi, sui nostri figli e in generale sulle relazioni tra il movimento e il benessere delle persone.
Un senso del movimento ben sviluppato (e avremo modo di approfondire questo tema parlando in pratica di cosa e come fare per prestare attenzione a questo che senso, ma per ora leggi dell'educazione sensoriale su vivere semplice) porta a sperimentare la commozione, l'empatia, nel senso che rende la nostra coscienza plastica.  Questa attitudine si muove in direzione esattamente contraria al bullismo, al cinismo e alla passività, ecco perchè la consideriamo un valore.

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Non vogliamo coltivare il buonismo o la fede incondizionata, vogliamo saper esaltare le caratteristiche che ci rendono più umani,  morali, civili. Qualità per nulla ovvie, ai nostri tempi.

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