Lavoro nel web da più di 20 anni. Ho sempre amato passare varie ore del giorno a navigare seguendo quella meravigliosa associazione di idee che mi portava a scoprire interessi affini. Era un bellissimo passatempo che mi arricchiva professionalmente e culturalmente.
Per anni ho fatto del web il mio laboratorio di creatività, salvando liste e liste di link per non perdere nulla di tutte le scoperte incredibili (questa, questa e questa) che facevo nell’iperuranio, ops voglio dire ipertesto.
Ma da quando c’è Facebook è diverso. Curo e ho curato moltissime pagine facebook di aziende e clienti che hanno interessi anche lontanissimi dai miei. Per questo motivo mi sono trovata con una profilazione riduttiva dei miei interessi.
Facebook io sono sono come tu credi
Sai come funziona Facebook no? Ti propone notizie che crede ti interessino in base ai mi piace che metti. Ma io non dico mai mi piace proprio perchè voglio essere il più possibile trasparente agli occhi di Edgerank, quel maledetto algoritmo che governa il fb, però pare che lui si sia fatto comunque un’idea di chi sono. Sbagliata!
Che in questi giorni Mark Zuckerberg venga a dirmi che Facebook darà sempre più spazio alle persone e meno alle pagine mi fa solo arrabbiare: se voglio degli amici con cui parlare gli telefono, li invito a cena e li guardo in faccia, non ho bisogno di fb per rimanere in contatto con loro e sorbirmi le loro ingenue ostentazioni di interessi.
Di persona tutti avremmo meno bisogno di apparire e saremo obbligati ad essere un po’ di più.
Facebook mi ruba tempo, mi dà un sacco di informazioni che non voglio, mi chiude nello stanzino delle chiacchiere inutili degli amici che hanno un sacco di tempo da perdere, quello dei proclami, degli slogan, delle fake news, delle petizioni, dei concorsi, delle offerte speciali dei tuoi colleghi consulenti eccc.
Io non sono questo, sono molto altro
Ho appena letto un frase nell’ultima newsletter di Ivan Rachieli che condivido moltissimo. Grazie Ivan per aver trovato le parole, da quando ho finito di scrivere il mio libro non riesco più a metter giù un pensiero scritto che sia uno.
Ebbene cosa dice Ivan? Facebook è una manifestazione amplificata e velocizzata delle relazioni sociali che definiscono la nostra vita, una manifestazione che per noi che lavoriamo nel web è diventata sostanzialmente impossibile da controllare, da apprezzare, da assecondare.
Anche io trovo Facebook aggressivo e violento ma anche svilente e patetico in alcuni casi e visto che non amo biasimare gli altri me lo tengo per me, pensando di non essere in diritto di esprimere queste opinioni che forse sono semplici lamentele.
Non mi lamento, ho solo paura
Voglio guardare insieme a voi quello che ci sta succedendo e voglio acuire ancora più lo sguardo per capire cosa sta succedendo ai nostri figli, più o meno adolescenti, che sembrano non vivere più senza selfie, stregati dalla possibilità di aprire un canale youtube e metterci dentro tutte le loro prodezze, di comunicare ad altri tutto quello che fanno.
Cosa vuol dire questo? Che non si fa più nulla per il gusto di farlo ma per dirlo agli altri? E perchè mai gli altri sono tanto importanti? Forse perchè noi non lo siamo abbastanza ai nostri occhi? Forse esagero ma ho bisogno di capire quali sono le leve che ci muovono e come i social influenza la volontà.
Facebook non è per persone talentuose
Se ti capita poi di avere un figlio talentuoso questa cosa ti scoccia ancor di più, credimi. Mi spaventa il fatto che i ragazzi possano mettere il loro talento al servizio di un voyerismo annoiato, che possano svenderlo per un like.
Ed io come posso aiutarlo a capire che non è questo che conta davvero?
Cosa conta davvero?
Se te lo stai chiedendo sei capitato nel blog giusto. Mi spacco la testa su questo argomento da 10 anni. E mi chiedo se forse in questa rete non ci sia cascata anche io. Ne parlo anche nel libro…
In ogni caso almeno i miei primi 20 anni li ho vissuti davvero.
Non è la fatica è lo spreco – dice questa canzone che amo.