La scuola non può essere elitaria

Quando misi piede per la prima volta nel giardino di una scuola steineriana la prima cosa che udii fu un ragazzino che litigava con un altro usando espressioni affatto volgari, niente di sporco e ingiurioso. Pensai: cavolo, anche per dirsene quattro hanno imparato ad usare un modo elegante!

Mantenere le promesse

Negli anni ho coltivato il pensiero che la scuola steineriana fosse un’opportunità d’oro e che  fosse un ambiente democratico e accessibile a tutti (c’erano sconti sulle rette per chi ne faceva richiesta) dove veniva usato un metodo non convenzionale. Oggi invece penso che alcune delle promesse fatte non sia state mantenute, in primis tra tutte l’accessibilità.

Sono passati molti anni, la passione per la pedagogia non è scemata e osservando il mondo dal lato della scuola pubblica che frequentano ormai tutti i miei figli,  il mio punto di vista è cambiato e si è forse estremizzato leggendo Lettera a una professoressa, sull’esperienza della scuola di Barbiana.

scuola di barbiana- don milani

La scuola non può essere elitaria

Chi manda i figli alla scuola steineriana deve poterselo davvero permetterselo. Ci hanno detto che i bambini si stancavano e che bisognava portarli a casa alle 14.30 e possibilmente farli stare a casa o in natura. Niente sport e niente tv fino alle medie.
Mi riferisco ovviamente alla mia esperienza personale di genitore e non posso generalizzare.

E’ chiaro che siamo ad un punto estremo di distrazione in cui i bambini già dalla materna fanno 100 sport e nel resto del tempo stanno incollati agli schermi. Ma ora mi è ancora più chiaro che il sano equilibrio tra il fare (dare stimoli) e il lasciarli fare (togliere stimoli) è ancora più sano e sensato di un regime nel quale gli insegnanti vogliono governare tutto il ritmo della famiglia, spingendosi a dare consigli precisi su ciò che i bambini dovrebbero e non devono fare.

La scuola deve essere a tempo pieno

A chi giova la scuola a tempo ridotto? Ai ricchi e a chi ha stimoli culturali e opportunità. Per gli altri il tempo libero sono troppe ore di solitudine e silenzio che rendono i ragazzi sempre più timidi e preda dei persuasori occulti (pubblicità, social, spazzatura mediatica).

La scuola bisogna parlare

Sapersi esprimere ad alta voce, capire cosa dice l’altro, non importano le sue idee basta che sappia parlare. Questa è uguaglianza. Che ricco e povero possano avere la stessa capacità di articolare il linguaggio, ognuno poi parlerà di quel che sa e più gli argomenti saranno diversi e meglio sarà. Le materie sono solo un’occasione di confronto.

Dove si lascia che questo avvenga? Nella scuola pubblica il tempo è poco quindi bisogna spiegare, inoltre è richiesto loro di parlare solo durante le interrogazioni (quindi sotto giudizio).
Nella scuola steineriana chi impara a parlare lo fa per talento naturale non certo per esercizio visto che si sta in silenzio la maggior parte del tempo.

Per imparare ad ascoltare gli altri bisogna avere il proprio turno di parola, senza secondi fini (la valutazione).

La scuola non deve sorvegliare

I ragazzi non sono ladri, non hanno bisogno di essere controllati. Gli insegnanti devono aiutare non assicurarsi che non copino. Si parla tanto di responsabilizzare e poi si fa la commedia, li si tratta come cretini e svogliati. Lasciamoli fare e spiegare perchè fanno in quel modo e non in un altro. Cambieranno razza da soli con il tempo e se non lo faranno siamo certi il nostro controllo sarebbe stato comunque inutile. A scuola serve fiducia, i ragazzi devono sentire che ci fidiamo di loro per questo dobbiamo organizzarci affinchè attorno a loro questo clima si respiri e non sia solo detto con le parole.

L’autonomia che si respira nella scuola pubblica a volta ha il sapore del disinteresse. Al contratto nella scuola steineriana non esiste autonomia, i bambini non sono neanche liberi di organizzare i giochi da fare nell’intervallo perchè la maestra sceglie un gioco e lo fa con loro. E non si gioca a calcio! Il perchè non è mai stato detto (forse perchè troppo popolare?).

Ora, dov’è il confine tra il disinteresse e il supercontrollo? Quel limite è esattamente la via di mezzo più precaria del mondo. E’ un confine che cambia ogni giorno, da ridefinire con la contrattazione e con l’ingegno a seconda dell’aria che tira.

Ecco perchè non esiste un metodo che funzioni, una scuola che funzioni, un insegnante che funzioni sempre. Esistono le esperienze di ognuno di noi. E i luoghi per condividere nell’ottica di arricchire le proprie capacità di scelta.

 Gli insegnanti che funzionano

Gli insegnanti amati dai ragazzi sono mediatori dell’apprendimento, facilitatori e gli organizzatori dei saperi, non sono quelli che si mettono in cattedra a spiegare. Sono i ragazzi che hanno bisogno di fare non gli adulti. Gli adulti devono mettersi al servizio di una didattica inclusiva che necessariamente esclude un po’ il loro protagonismo. E’ osceno da dire, ma molti insegnanti si sentono depositari del sapere e hanno bisogno di sentirsi al centro della scena e questo li rende inascoltabili anche se sono preparatissimi e coltissimi.

Approfondisci

Che siate o meno convinti che la scuola steineriana sia la soluzione migliore per i vostri figli vi auguro di potervi aprire al dialogo.

Leggi su Internazionale l’articolo dell’insegnante Franco Lorenzoni 5 ragioni per tornare a don Milani

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Originariamente scritto il 10 settembre 2020

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