Molti di noi cercano invano la felicità per gran parte della vita perchè non la cercano al posto giusto, anzi non sanno che l’unico modo è che sia lei a trovare noi.
Il libro di Pietro Del Soldà, Non solo di cose d’amore, Marsilio editore, ci prende per mano e ci spiega, come fa Socrate con i suoi contemporanei, che spesso ci inganniamo e finiamo per confonderci durante quella caccia al tesoro che è la vita, alla ricerca dei tesori sbagliati.
Smetto quando voglio
Uno degli errori più comuni è pensare “smetto quando voglio” immaginando di poter agire a nostro piacimento anche in modo non responsabile proprio in virtù di una responsabilità di cui saremmo portatori sani e per cosi dire paladini.
In questo modo le nostre azioni ci rappresentano sempre meno, tendiamo a giudicare con due pesi e due misure, condannando gli altri per azioni che compiamo abitualmente anche noi.
Questo contribuisce a creare un muro invisibile tra chi siamo e quello che dicono i nostri comportamenti, che ci separa sempre più dalla nostra interiorità facendoci diventare prima estranei e poi nemici di noi stessi.
Il mio biglietto da visita sono io
Un altro errore è confondere ciò che siamo con quello che facciamo, rischiando di attribuire al mestiere che facciamo un carattere identitario che definisce la nostra esistenza con tutti i nessi e connessi.
Certo abbiamo bisogno di identificarci ma se non lo possiamo fare con le nostre azioni nei confronti degli altri o nel nostro mestiere (quindi nella validità come esseri sociali) da cosa possiamo trarre la nostra felicità?
Dove possiamo trovare la felicità?
Del Soldà spariglia le carte: viviamo nell’impossibilità di disporre della felicità perchè è lei a disporre di noi, la realtà è che tutto quello che facciamo dipende dalla felicità e non il contrario!
Dal canto nostro, in assenza di felicità, ci sentiamo sempre più fragili e attaccati sia sul fronte personale che su quello sociale. L’infelicità che ci tiene separati, creando la solitudine degli individui e il senso di abbandono che provano i membri della società è la stessa, proviene dalla stessa origine.
Secondo Socrate la fonte dell’infelicità delle persone e delle società è da rintracciarsi nell’incapacità di dare armonia alle “voci del coro”, cioè di governare se stessi e la città senza escludere nessuna delle parti che li compongono.
Mettere in armonia tutti i nostri sè
E per fare questo dobbiamo essere il più interi possibile perché più ci separiamo, ovvero entriamo in disaccordo con noi stessi e più non troveremo mai le forze per riconoscere la nostra vera natura che è unica e originale e che ci rende diversi da tutti gli altri. Da qui il valore delle differenze e il valori dell’essere diversi.
Come ve lo dico: leggete Del Soldà che vi dà riferimenti coltissimi, solidissimi e altissimi, oltre che di eccezionale fluidità.
Poi a settembre leggete il mio libro Vivere Semplice, che declina il discorso sul coraggio di essere diversi e sull’essere adulti degni di essere imitati dai bambini che ci stanno accanto. I presupposti sono molto meno colti ma altrettanto concreti e inediti, per far quadrare il cerchio tra le persone che siete e quelle che vorreste essere.