Non amo i romanzi, non li leggo di solito, mi sembra di perdere tempo. Preferisco decisamente la saggistica o magari le biografie un po’ romanzate dove gli elementi devono pero’ essere rigorosamente veri. Amo il vero, è fuori discussione che mi possa appassionare ad una storia falsa, a meno che non rintracci almeno qualche aggancio che mi riporta ad un “possibilmente vero” o “potenzialmente vero”.
L’unico “falso” che mi affascina è il mondo delle fiabe, perchè ho scoperto che le trame, gli intrecci e i personaggi delle fiabe sono quanto di più vero possa esistere, sono simboli, alterego, paradigmi di verità e di realtà, romanzati appunto, ad uso dei bambini. Perchè anche loro possano cogliere a livello inconscio quello che c’e’ di vero e di falso, di buono e di cattivo dentro e fuori di loro, attraverso sottilissimi paragoni, facendo rispecchiamenti anche arditi tra quello che vivono nella realtà e quello che possono vivere nell’immaginarsi le vicissitudini dei personaggi di cui sentono raccontare….
Ma questa volta ci sono ricascata. Dopo il mitico “uccelli da gabbia e da voliera”, “tecniche di seduzione” e dopo il fantastico “due di due” sono ripiombata nella lettura appassionata di un romanzo, o romanzetto se vogliamo, proprio per colpa del caro vecchio Andrea De Carlo. Parlo di vecchio perchè è passata una vita dalla prima volta che lessi un suo libro. Erano forse quasi 20 anni fa.
Durante è un uomo che conosco già. Sono fortunatissima, perchè nel libro c’e’ la storia di quest’uomo stranamente attraente ma anche fastidioso, sicuramente un pezzo da 90, un uomo che non passa inosservato… ed io per tutto il libro ho pensato: toh, ma io lo conosco. In versione certamente romanzata ma è lui si è lui….
Allora volevo dirvi: leggetelo, farà benissimo a tutte voi. E se non conoscete un uomo (o una donna) fatto cosi…. beh, sappiate che quando ne incontrerete uno all’inizio avrete moti di rabbia e farete tentativi di fuga, e sentirete una strana irritazione/attrazione, come un’invidia cosi ben mascherata da sembrare forzata compassione…
Ora ho capito (dopo essermi arrovellata per anni) perchè la persona che conosco suscita antipatia e ispira alla competizione e crea scompiglio intorno a sè anche senza fare nulla, solo per il fatto di esserci.
Mi sono sempre chiesta: perchè non lo apprezzato anzi lo ostacolano? E perchè lo emarginano anzi fanno finta che non esista? Cosa ha fatto o detto per essere cosi osteggiato? Sembra la personificazione della pace, della concordia, della gioia? Cosa c’e’ in lui di cosi speciale? Dev’essere qualcosa di grosso, in ogni caso.
Ricordo che una delle prime volte che lo incontrai lo presentai alle mie amiche come “il marziano“. Ero stata molto lungimirante. Mi guardò con aria sorpresa, per nulla divertita, come un extraterrestre beccato in flagrante… stava pensando: “come ha fatto ad accorgersene, le mie sembianze sono umane”… lui ancora non sapeva che tra extraterrestri ci si riconosce sempre. Non che possa aspirare di essere del suo pianeta, non ancora, ma certo sicuramente della sua galassia.
Che dichiarazione d’amore !! e che piacere sarà per questa persona leggere questo articolo, soprattutto le ultime righe !! Parlando di biografie, una bellissima che non so sia stata già tradotta in italiano, è “Malinche” di Laura Esquivel, una delle mie scrittrici latine preferite; il libro narra la storia di Malinche, la donna, non ricordo di che popolazione, che divenne l’anello di contatto fra Hernan Cortes e le popolazioni che abitavano le zone invase dagli spagnoli, e mi ha colpito perché in ogni pagina lei parla con un profondo senso di spiritualità e di rispetto per il mondo visibile e invisibile, e proprio di questo ho bisogno di riappropriarmi per infonderlo in Alejandro, perché credo che chi è dotato di questo profondo stupore per il meraviglioso che c’è nella natura e nell’uomo, di questo rispetto per la vita e il Sole che la alimenta, sia un uomo che potrà vivere in pace con se stesso e con gli altri e forse riuscirà a far qualcosa per ricordare a tanti che l’hanno dimenticato o forse mai pensato, che siamo noi a dipendere dalla Terra e non viceversa.