Mi è capitato per caso tra le mani “Magellano“, riduzione per ragazzi del romanzo di Stefan Zweig. Mentre lo leggevo ho provato immensa gratitudine per la maestra che ha dato questo libro da leggere a mio figlio.
Mi sembrava che fosse proprio il modo giusto di raccontare una storia: mettere in evidenza più che le date di un’impresa storica lo sforzo, la motivazione, i patimenti di uomini che hanno lottato per i loro ideali.
Da sempre le storie sono servite per aiutare gli uomini a comprendere la vita e addestrarsi per affontarla, preparandosi al dolore, alla fatica e alla morte e intuendo che di fronte alle grandi prove non sarebbero rimasti inermi ma avrebbero trovato un punto da cui poter ripartire.
L’autore di questo libro è infatti un insegnante, una persona che ha capito davvero a cosa serve raccontare le storie ai bambini e ha dedicato un libro a questo argomento: “Il libro fondativo per incontrare l’umano, esperienze di letture ad alta voce in classe”. La teoria espressa in questo libro è ben riassunta in una lezione di Paolo Molinari, l’autore.
Storie necessarie
L’idea è che esistano delle storie fondamentali che il bambino deve conoscere, perchè lo aiutano a costruire la sua umanità, scoprire che anche gli altri hanno bisogno di amare e di essere amati proprio come noi stessi, desiderano l’infinito e hanno paura di non raggiungerlo mai proprio come noi.
Parliamo di titoli come: I fratelli cuordileone, Emil, Pinocchio, e di tanti altri che poi ho scoperto che se ne parla a lungo anche in un evento che si chiama Libroaperto organizzato da DIEFFE didattica e innovazione scolastica, centro di formazione e aggiornamento.
Questo sito contiene tante perle, come La fiaba introduce alla vita e indica la strada della felicità di Annalena Valenti l’autrice del bel blog mammaoca e lo stesso testo di Molinari a cui facevo riferimento prima. Un cerchio che si chiude.
Ritrovare la nostra umanità
Nella vita di tutti i giorni non abbiamo modo di sperimentare questa grandezza anzi spesso le possibilità incredibili che abbiamo a disposizione ci fanno soffocare nella lamentela e nella noia. In realtà abbiamo bisogno di nutrirci di qualcosa che ci aiuta ad affrontare la ricerca d’identità, che ci aiuta a raccontarci, a dirci.
Un aspetto che è andato perso nella nostra epoca e che quindi è fondamentale da recuperare attraverso il racconto è che siamo fatti di anima e corpo, dove con anima non si intende l’aspetto religioso ma la percezione che l’uomo ha sempre avuto che non siamo riducibili solo alla dimensione corporea: in noi c’e’ una natura che e’ esigenza di giustizia, di bellezza, di verità e di amore.
La dimensione eterna della vita
La vita senza la prospettiva dell’eternità è incompresibile. E questa dimensione diventa fede solo se vuole essere una risposta alle nostre domande. Ma non è obbligatorio che sia cosi, il solo porsi la domanda e lasciare aperta la risposta da un respiro diverso alla vita, la carica di mistero, di valore, di potenziale ricerca e scoperta dell’inconoscibile.
Raccontare le storie ai bambini significa dargli la possibilità di costruirsi una propria umanità, sperimentando per interposta persona (attraverso Polifemo, Gilgamesh, Omero) tutte le avventure dell’anima: la paura, la vergogna, la collera.
Sentire che nei grandi protagonisti delle storie risuonano le stesse emozioni che si trovano infondo all’animo di tutti è fondativo, aiuta l’anima ad allenarsi invece che atrofizzarsi per mancanza di esperienza e comprensione.
Nei protagonisti delle storie c’è lo stesso desiderio di giustizia e di bellezza che ha il bambino che ascolta. Per questo le storie sono molto più potenti di ogni spiegazione razionale.
Siamo creature prima essere creatori
Se al bambino, in una dimensione laica e razionale del sapere, non viene mai offerto il concetto che siamo creature, non siamo padroni, sviluppa un’arroganza in cui lui è la misura di tutto e diventa cosi egoista da non vedere più l’altro, quell’arroganza che i greci chiamavano hybris ovvero l’uomo onnipotente, senza limiti.