Recentemente leggevo questo articolo e ho pensato che dovevo assolutamente parlarne qui.
Un signore (Pico Yver l'autore dell'articolo sul New York Times, un inglese cresciuto in California conosciuto come uno dei più celebri scrittori di viaggi in America) si trovava ad una conferenza nella quale si stava discutendo di "strategie di marketing rivolte ai bambini del futuro".
Tutti sembravano molto concentrati su come abbattere il muro che i giovani e gli adulti del futuro metteranno tra loro e le tecnologie. Si si avete capito bene.
La cosa incredibile è che ora non ce ne rendiamo conto perchè noi non siamo nativi digitali e quindi per noi internet rimarrà una novità per sempre… ma i bambini di oggi, quelli che internet lo usano da sempre e per qualsiasi cosa, ben presto cominceranno a stufarsi di questa incessante e martellante sovraesposizione all'informazione, alla pubblicità a tutto in tempo reale e cominceranno a cercare altro. Qualcosa di più difficile da ottenere, qualcosa che su internet non c'è.
Allora occorrerà trovare nuove strategie per "beccarli", convincerli, persuaderli.
In futuro il vero lusso sarà essere sconnessi. Alcuni alberghi tra i più cari del mondo (come questo per esempio) garantiscono che nella stanza non sia possibile connettersi a internet per nessuna ragione.
L'urgenza di rallentare si farà sempre più forte, il bisogno di sottrarsi dalla full time 24h 7/7 connection sarà sempre più evidente. E visto che, come ogni economista affermerebbe, il lusso è tale quando scarseggia, allora i bambini di domani cercheranno come maggior acquisizione di status e benessere, di scollegarsi, di trovare luoghi di silenzio e solitudine dove rendersi irreperibili. Quello sarà il top!
Probabilmente noi saremo i vecchietti con l'iphone sempre in mano e i nostri nipotini ci compiangeranno per il nostro stupido bisogno di mandare i messaggini per rimanere continuamente in contatto e dire agli altri cosa ci piace e cosa stiamo facendo.
Forse (e speriamo) siamo la prima e anche l'ultima generazione di fissati.
Pico Yver, che già è una celebrità per le sue ultime dichiarazioni afferma: "Non c'è niente che mi fa sentire meglio che essere in un posto, assorbito da un libro o impegnato in una conversazione o immerso in un brano musicale. Provo una gioia speciale, quel tipo di felicità che non dipende da quello che capita fuori di me in quel momento"
grazie per questo post! è un argomento che mi tocca da vicino…. e su cui devo riflettere….. però in america sono sempre avanti … Uffa.
E' vero, fa molto riflettere. Uno spunto interessante assai.
Caspita non ci avevo mai pensato. Ne son felice però, questa ricerca da segnali positivi per il futuro dei nostri figli, almeno in questo.
Girando in rete in questi giorni di "fermo obbligatorio" per influenza e per neve mi rendo conto che le tue considerazioni (e di Pico Yver) si collocano perfettamente in un quadro che ci vede alla ricerca del "togliere" e del "sottrarre" (e secondo me non solo in ambito tecnologico). Se già noi cominciamo a riflettere su questi temi (e ci siamo dentro fino al collo!), le future generazioni non potranno non affrontarlo con maggiore consapevolezza di noi, "ispirati-obbligati" dalla nostra esperienza.
Quant'è vero…io che non ho a casa una connessione stabile (ma una labile chiavetta) ogni tanto mi sento fuori dal mondo…ma tante volte è la cosa migliore perchè almeno a casa "stacco" emi dedico ad altro…