Cosa significa la malattia nella nostra società?
Spesso la malattia è vissuta come una vera e propria tegola in testa, piomba nella nostra vita come un elemento di disturbo, qualcosa da sconfiggere nel minor tempo possibile.
Il metodo proposto dal libro Malattia e destino apre ad una interpretazione della malattia non come sinonimo di male, non quindi in opposizione al bene ma come polarità del bene ovvero come altra faccia della stessa medaglia.
La malattia fa parte della salute come la morte della vita, ci costringe a dirigere il nostro sguardo verso la nostra ombra.
La malattia ci mette davanti a noi stessi in modo cosi leale e spregiudicato che ci risulta difficile amarla. Un po’ come fanno i nostri nemici: le loro critiche sono spesso indigeste e sono quasi sempre veritiere.
Di solito ciò che crea malessere tocca una corda che risuona in noi, qualcosa di vero e profondo.
Perchè la guarigione possa accadere l’uomo deve imparare cosa hanno da dirci questi presunti nemici.
La causa-effetto non basta
Normalmente si tende a considerare la malattia come il risultato di un comportamento alimentare errato, una cattiva abitudine acquisita che ha prodotto i suoi effetti, si tende cioè a stabilire un rapporto di causa-effetto tra la nostra malattia e un fattore esterno.
Ma il rapporto causa-effetto non può bastare per spiegare l’insorgere della malattia per una lunga serie di motivi.
Ecco il più eclatante per me (cito dal libro): Crediamo che il tempo corra dal passato verso il futuro e non consideriamo che nel punto che noi chiamiamo presente si incontrato sia il passato che il futuro. Questo rapporto difficilmente immaginabile può essere reso evidente dalla seguente analogia. Immaginiamo il corso del tempo come una linea diritta, un capo della quale corre in direzione passato, mentre l’altra estremità si chiama futuro.
Ora noi sappiamo però dalla geometria che in realtà non esistono linee parallele, perchè la curvatura sferica dello spazio fa si che ogni linea diritta, se noi la prolunghiamo all’infinito si chiude in un cerchio (teoria di Riemann). Quindi in realtà ogni linea diritta è la sezione di un cerchio… questo vuol dire che noi viviamo sempre in funzione del passato, o il nostro passato è stato determinato dal nostro futuro… la causalità si muove in entrambe le direzione verso ogni punto, proprio come fa il tempo.
Il convincimento che esistano rapporti causali è sbagliato perchè si basa sul presupposto della linearità del tempo. La ricerca delle cause delle malattia è un gran vicolo cieco per la medicina e la psicologia.
La presunte cause delle malattie sono tante quante si vuole, e tutte ugualmente importanti e ugualmente insignificanti. Il metodo proposto da questo libro rinuncia al modello causale perchè sostiene che la ricerca delle cause nel passato distolga dall’informazione vera e propria. L’individuo rinuncia alla responsabilità personale nei confronti della sua malattia attraverso la proiezione della colpa sulla causa.
Interpretazione dei sintomi
Occorre prendere in considerazione che un sintomo esiste e come esiste, non perchè esiste, osservare il momento in cui il sintomo si è manifestato (che può coincidere con una particolare situazione della vita o altro) e i piccoli segnali di allarme quotidiani che lo hanno preceduto.
Perchè sono proprio i fatti ritenuti privi di importanza e poco significativi che risultano importanti. E’ importante anche sviluppare un rapporto intimo con il linguaggio e imparare ad ascoltare consapevolmente quello che si dice.
La lingua è psicosomatica, possiede una sua intima sapienza che però si rivela soltanto a chi impara a stare veramente in ascolto.
La nostra epoca tende ad un rapporto sciatto ed arbitrario con la lingua e ha quindi perduto l’accesso al vero significato dei concetti. (ad esempio lo sapete che la parola psyche deriva dal greco: anima, spirito? è sconvolgente l’uso errato o approssimativo che si fa oggi di concetti anche importanti).
Occorre inoltre osservare il meglio possibile i nostri sintomi per individuare le intenzioni. La malattia attraverso quei sintomi ci sta dando precisi segni e indicazioni, ci sta portando verso nuove rive e solo quando noi seguiremo consapevolmente e liberamente quseto richiamo riusciremo a dare un senso alla comparsa di quella malattia.
Corpo e fisicità
I sintomi guariscono l’uomo realizzando nel corpo fisico ciò che manca alla coscienza. Prima che un problema si manifesti nel corpo come sintomo si presenta nella psiche come tema, idea, desiderio o fantasia.
Più aperta e disponibile una persona è nei confronti degli impulsi che le vengono dall’inconscio, più pronta è a dare spazio ai propri impulsi, tanto più vivace (e poco ortodossa) sarà la sua vita.
Al contrario più la persona chiuderà dentro di se la fonte dalla quale scaturiscono gli impulsi tanto più, nel tentativo di rendersi insensibile, a livello fisico si manifesterà un sintomo – piccolo innocuo, ma fedele.
Tutti i contenuti della coscienza hanno la loro corrispondenza nel corpo e viceversa. I sintomi sono componenti d’ombra della coscienza precipitate nella materia ed esplicitati nel corpo.
Se un impulso riesce a penetrare le difese della coscienza e a rendere quindi l’uomo consapevole di un conflitto, il processo di elaborazione del conflitto avviene soltanto nella psiche della persona e di regola non si arriva a nessuna infezione (infezione=conflitto).
Se invece l’uomo non si apre al conflitto in quanto rifiuta ed evita tutto ciò che potrebbe mettere in discussione il mondo artificiale che si è creato, allora il conflitto si manifesta nella materia e deve essere vissuto a livello somatico come infiammazione…. la lotta contro le infezioni è la lotta contro i conflitti trasferita sul piano materiale. onesti qui sono i nomi delle armi che usiamo: antibiotici dal greco anti=conto e bios=vita.
L’uomo viene al mondo con un corpo nuovo ma con una coscienza antica. Il livello di coscienza che porta con se è espressione di quanto appreso fino a quel momento.
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